E' "Il principino", un jolly capace di rapportarsi con i vertici di ogni gruppo mafioso. In altre parole, Antonio Gallo (oggi in carcere) sarebbe l'imprenditore in grado di interloquire, anche direttamente, con i boss delle cosche. Ed è lui il vero motore di ricerca dell'indagine "Basso profilo", che ha portato alla notifica di 50 misure cautelari. Gallo è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Tra gli arrestati, diversi colletti bianchi di Catanzaro e provincia e imprenditori di spessore, ritenuti collusi con i maggiori esponenti delle 'ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come 'Bonaventura' 'Aracri', 'Arena' e 'Grande Aracri'.
"Basso profilo": l'europarlamentare Cesa e il "connubio diabolico" tra politici e imprenditori. La reazione: "Mi dimetto"
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"Basso profilo". 'Ndrangheta e colletti bianchi nella rete della Dda: 50 arresti. Gli indagati sono 82 (I NOMI)
La Procura traccia un identikit di Gallo partendo dai numerosi reati satellite commessi, la vicenda dell’appoggio politico mafioso a Francesco Talarico, la creazione e la messa a punto di una organizzazione per le cosche (Trapasso, Bagnato, Ferrazzo) finalizzata a commettere reati tributari sono dati inferenziali della sua piena, totale e incondizionata partecipazione al sodalizio. Gallo avrebbe appoggiato la candidatura al Parlamento a Reggio Calabria di Talarico (oggi ai domiciliari) e per farlo avrebbe stretto l'occhiolino alle cosche del Reggino. Secondo i pm della Dda catanzarese, "offriva il suo appoggio, in cambio di un consistente pacchetto di voti, per introdurre" due co-indagati, Gallo e Pirrello, "in ambienti politico istituzionali nazionali, in particolare presentando i due e i Brutto a Lorenzo Cesa, il quale avrebbe appoggiato loro per ottenere appalti presso enti pubblici e società in house nei settori di rispettiva competenza (fornitura di presidi antinfortunistici e servizio di pulizie) e manifestando un incondizionato e duraturo appoggio nella prospettiva di nuove consultazioni elettorali".
Per il procuratore Nicola Gratteri, Gallo è "un uomo eclettico e spregiudicato, capace di avere stretti contatti con forze dell'ordine, politica e 'ndrangheta, ha allargato in modo smisurato la sua attività imprenditoriale. Durante la perquisizione a casa sua hanno trovato milioni in contanti che ancora non hanno finito di contare, decine di rolex e macchine di lusso".
E infatti la Procura lo descrive come un soggetto le cui contiguità con la ‘ndrangheta erano notorie, essendo emersi sin dal 2016 elementi a suo carico all’indomani della esecuzione della operazione Borderland e dove in Appello è stato condannato a 1 anno e 4 mesi. .
Gallo, con l’ausilio di soggetti politici locali e dipendenti, avrebbe realizzato una serie di reati contro la pubblica amministrazione con condotte “a monte” delle gare di appalto. Fondamentale, in tale contesto, è risultata l’acclarata complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali - direttori, responsabili e funzionari dell’ufficio appalti e contratti, R.U.P. e un membro di commissione dei procedimenti relativi agli appalti - che sarebbero stati incaricati dalle relative stazioni appaltanti - che nei giorni della preparazione del bando e durante la sua istruttoria si sono seduti a tavola con quello che doveva essere, sin dal principio, il vincitore financo recandosi a cena con soggetti pregiudicati appartenenti alla “locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca (KR).
Il RUP e i componenti della commissione avrebbero dovuto con la loro condotta favorire l’aggiudicazione dell’appalto attraverso la predisposizione dei bandi di gara inserendo elementi selettivi stringenti o di difficile dotazione per altri partecipanti ma, data l’impossibilità per il Gallo di piazzarsi primo in graduatoria, avrebbero artatamente predisposto ogni mezzo per annullare la gara accogliendo l’istanza di Gallo, anche questa concordata con i responsabili del procedimento, al fine di riservare per gli anni successivi la possibilità di far partecipare Gallo ad altre gare e porre le premesse per commissionare forniture attraverso affidamenti diretti.
Le indagini hanno altresì fatto emergere un complesso ed articolato sistema di interazioni tra imprenditori e consulenti fiscali della zona. Nell’indagine figurano infatti due commercialisti, entrambi originari di Roccabernarda (KR), con studio fiscale a Catanzaro lido dedicato ai bisogni dell’organizzazione. Gli imprenditori Antonio Gallo e Andrea Leone, oggi arrestati, gestivano direttamente o per interposta persona, una serie di società cartiere, la cui illegale vita fiscale e ogni altro atto di gestione (trasferimento di sedi, fittizia intestazione a terzi, persino cittadini stranieri non in grado di parlare e comprendere la lingua italiana) avveniva sempre con la consulenza e l’indirizzo deciso dai due commercialisti nella consapevolezza di esercitare la professione favorendo le organizzazioni criminali.
APPALTI- Emerge la presunta capacità di penetrazione di Gallo nel settore degli appalti pubblici. Gallo avrebbe mostrato grande dimestichezza nel raggiungere enti statali, consorzi e cooperative, anche su scala nazionale, facendo leva (per come lo stesso riferisce di sé in una conversazione ambientale) soprattutto sulla conoscenza, amicizia e “comparaggio" con un senatore: :"Io avevo il tesserino del Senato". Così si leggono tra le carte gli affidamenti diretti dei Consorzi di bonifica ionio-crotonese e ionio catanzarese, l'appalto per le pulizie straordinarie dell’aeroporto di Crotone . In sostanza: emerge la enorme capacità penetrativa del Gallo e (anche di Pirrello) nel settore degli appalti con ogni strumento.
RAPPORTO CON TALARICO- Secondo quanto si legge dall'accusa, Talarico avrebbe promosso un incontro, tenutosi in Roma il 07 luglio 2017, con l'imprenditore Gallo, Lorenzo Cesa, Tommaso Brutto, Saverio Brutto e lo stesso Talarico.
Un pranzo per suggellare il patto. A volerlo l'imprenditore Antonio Gallo, attorno a cui ruota l'inchiesta della Dda di Catanzaro "Basso profilo", grazie al contributo di Franco Talarico, all'epoca segretario regionale dell'Udc calabrese. Gallo, secondo l'accusa, si rivolge a Cesa per ottenere, con modalità illecite, appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house.
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