Bruno Gemelli, "Dove volano le aquile": Ustica e la storia di Itavia

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  29 giugno 2024 10:05

di BRUNO GEMELLI 

L’areo Itavia (un DC-9), caduto nel mare di Ustica la notte del 27 giugno 1980 sulla rotta Bologna-Palermo (immatricolato I-TIGI, operante il volo IH 870), causò la morte di 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio.

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La sede legale dell’Itavia era a Catanzaro in via Settembrini 8. Fu spostata nel 1972 da Roma nel capoluogo calabrese per poter usufruire degli sgravi fiscali e delle agevolazioni previsti dalla Cassa per il Mezzogiorno a favore delle aziende operanti nel Meridione. La sede amministrativa e la direzione generale rimasero a Roma in via Sicilia.

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Dopo l’abbattimento dell’aereo la sede legale di Itavia fu trasferita a Bologna in Piazza Minghetti 4/D perché, nel frattempo, erano finite le agevolazioni fiscali.

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«La compagnia fu fondata - fonte web - il 13 ottobre 1958 con il nome di Società di Navigazione Aerea Itavia, con base operativa presso l’aeroporto di Roma-Urbe, con azionisti Luigi Petrignani, Maria Donati e Carlo Mancini. L’attività regolare iniziò nel 1959 con un aereo de Havilland DH.104 Dove che fu sostituito da sei de Havilland DH.114 Heron nel corso dell’anno successivo.

L’anno successivo il 14 ottobre 1960, un Heron del volo Itavia Roma - Genova si schiantò sull’isola d’Elba. Questo episodio provocò l’interruzione dei collegamenti che ripresero solamente nel 1962, con il nuovo nome di Aerolinee Itavia e una piccola flotta di Douglas DC-3. Inoltre, la base operativa della compagnia fu trasferita presso l’aeroporto di Roma-Ciampino.

Nel frattempo, nel 1961, era entrato nella compagine azionaria anche Giovanni Battista Caracciolo. Verso la fine del 1965 entrarono la famiglia Tudini e poi Aldo Davanzali [morto a Loreto all’età di 82 anni], il quale riuscì progressivamente a prendere il controllo dell’azienda.

I DC-3 furono rapidamente sostituiti dai più moderni turboelica inglesi Handley Page Dart Herald. Il passaggio ai jet avvenne nell’estate del 1969, quando l'Itavia ricevette in consegna alcuni Fokker F28 nuovi che vennero inseriti sulle rotte per Bologna, Torino e Ginevra.

Nonostante la scomoda posizione di concorrente interno della compagnia di bandiera Alitalia, Itavia ottenne una buona quota del mercato nelle rotte aeree nazionali. Questa attività era incrementata durante l’alta stagione da alcune rotte europee e da una consistente attività di voli a noleggio. In quegli i dipendenti a libro paga dell’azienda crebbero fino al migliaio di unità.

Dopo la sciagura di Ustica la compagnia venne travolta dallo scandalo e accusata di scarsa manutenzione e di mancato rispetto delle regole di sicurezza a causa dell’ipotesi assurda di cedimento strutturale dell’aeromobile come motivazione della strage, poi esclusa dalle successive indagini e sentenze.

I voli di linea regolari vennero sospesi il 10 dicembre 1980 e un mese dopo, nel gennaio 1981, il Ministro dei trasporti Rino Formica revocò la licenza di volo alla compagnia. Il disastro accelerò la fine delle attività.

Il 14 aprile 1981 l’azienda venne dichiarata insolvente e il successivo 31 luglio il Ministero dell’industria, di concerto con il Ministero del tesoro, pose la società in amministrazione straordinaria: flotta e personale di volo vennero assorbiti da Aermediterranea (società partecipata al 55% da Alitalia e al 45% da ATI)».

Infatti, ci furono e ci sono ancora tante controversie legali. Tra cui quella che la società Itavia citò, per comportamento omissivo, il Ministero della difesa, il Ministero dei trasporti e il Ministero dell’interno il 31 marzo 1981, asserendo che la caduta dell'aereo fosse stata la causa scatenante della crisi economica e finanziaria che portò al suo fallimento.

Nel gennaio 2013 la Cassazione in sede civile nella prima sentenza definitiva di condanna al risarcimento confermò che la strage di Ustica avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna al DC9 Itavia, e quindi condannò lo Stato Italiano a risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli.

Fu, è, la prima verità processuale dopo il nulla di fatto dei procedimenti penali.

Oltre all’Itavia, Catanzaro ospitò la sede legale di un’altra compagnia aerea, la Minerva Airlines con sede in via degli Svevi, 8. Essa  era una compagnia aerea italiana fondata nel 1996 appunto a Catanzaro e avente base operativa presso l’aeroporto di Padova fino al 1997 e dal 1998 presso l’aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari. Svolgeva il servizio di Charter e di trasporto passeggeri per Alitalia utilizzando Dornier 328-110.

«Nei primi anni di attività - fonte web - la Compagnia conobbe una fase di sviluppo grazie ad una gestione aziendale ridotta ma efficace, in seguito, a partire dal 1998 diventò partner di Alitalia per molte rotte nazionali (14 linee e 400 voli settimanali) ed europee. In seguito alla crisi che nel 2002 colpì il vettore di bandiera, per cui Minerva operava in toto, unita a difficoltà di gestione amministrativa, il 25 ottobre 2003 Minerva Airlines venne dichiarata fallita dal tribunale di Catanzaro. Nel 2004 Alitalia dichiarò che Minerva Airlines avrebbe potuto riprendere il servizio per conto di Alitalia Express utilizzando degli ATR 42-300, ma il progetto non venne mai portato a termine.

Il 16 aprile 2012 il Tribunale di Catanzaro dichiarò il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dei quattro componenti [tutti locali] del consiglio d’amministrazione della compagnia che erano stati chiamati a rispondere dell’imputazione di bancarotta preferenziale».

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