Bruno Gemelli ricorda il triestino Piero Pasinati

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  21 ottobre 2024 09:42

di BRUNO GEMELLI

 Il 26 ottobre 1954, a seguito all’accordo (chiamato “Memorandum d’intesa di Londra”), sottoscritto il 5 dello stesso anno fra i governi d’Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti d’America e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia e concernente lo status del Territorio Libero di Trieste, la città alabardata tornò a essere pienamente italiana. Oggi si festeggia il 60° anniversario dell’evento.

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Trieste ha avuto un particolare legame con la città di Catanzaro. E per varie ragioni, soprattutto sportive. Dal punto di vista storico ricordiamo che la strada davanti al vecchio stadio comunale, già militare, è intitolata a Francesco Paglia, un giovane universitario caduto per Trieste il 16 novembre dello stesso anno in uno scontro con la polizia. E ancora: la villa comunale di Catanzaro, sino a qualche anno fa, si chiamava “Villa Trieste”, poi commutata nel vecchio nome di “Villa Margherita”.

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Dicevamo prima che il legame più forte è quello sportivo giacché l’allenatore dei giallorossi catanzaresi che portò la squadra in serie B nel campionato 1958-1959, fu un triestino doc, Piero Pasinati. Che, prima, era stato un attaccante della nazionale che vinse i mondiali di calcio a Parigi nel 1958. Pasinati allenò anche il Crotone nella stagione 61/62.

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Una chicca storiografica ci ricorda che la società sportiva Catanzarese – così veniva chiamata dai tifosi e dai cittadini – nel 1929 cambiò denominazione in “Unione Sportiva Fascista Catanzarese”. Ma tra il 1939 e il 1945 i campionati vennero sospesi per cause belliche. Sempre nel 1945 la società rinacque con la denominazione “Unione Sportiva Catanzaro” e venne ammessa in Serie C “per risarcimento antifascista” (sic!). Era il tempo nel quale Palmiro Togliatti, ministro Guardasigilli, applicò la cosiddetta “amnistia Togliatti”; ovvero un provvedimento di estinzione delle pene (decreto presidenziale 22 giugno 1946, n. 4) proposto alla fine della Seconda guerra mondiale nella neonata Repubblica Italiana dal primo governo De Gasperi.

Un altro triestino di successo fu il paròn Nereo Rocco che inventò il catenaccio col mitico Padova: Pin, Blason, Scagnellato, Pison, Azzini, Rosa, Mari, Moro, Boscolo, Hamrin, Brighenti. Ai suoi colleghi che gli dicevano «vinca il migliore», Rocco rispondeva: «speriamo di no». Mitico.

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