La Sezione diocesana di Catanzaro-Squillace del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) ha indirizzato una lettera aperta ai candidati alle prossime elezioni del Presidente e del Consiglio regionale della Calabria.
COS’È IL MEIC
Il MEIC è una associazione di cristiani laici, impegnati nel mondo della cultura, delle professioni, che si propongono di contribuire, in modo proprio, in Italia e nella peculiarità delle Chiese locali, per cooperare nello spirito evangelico alla maturazione della coscienza civile, realizzando un’esperienza ecclesiale orientata, tra l’altro, all’impegno culturale di ricerca e di discernimento critico, nonché di attenzione alle istanze socialmente più rilevanti, per collaborare a una mediazione coerente tra fede e storia, ad operare in solidarietà e corresponsabilità con tutta la comunità per la realizzazione di una pastorale attenta ai segni dei tempi e animata da spirito ecumenico.
Egregi candidati e candidate,
siamo ormai in prossimità dello svolgimento delle elezioni regionali, che vedono Voi tutti, in accesa competizione. In questo momento desideriamo farVi pervenire un appello che possa ricordarVi i bisogni della gente che ritenete di poter rappresentare, in caso di vittoria nella competizione elettorale.
Vogliamo ricordare, innanzitutto, che la politica, nel senso più autentico del termine, è servizio alla collettività. Come sappiamo, il termine politica deriva dalla parola greca pòlis, che significa città organicamente costituita e non somma di interessi particolari. La pòlis è il luogo idoneo alla dimensione compiuta dell’esistenza. I greci vedevano nel vivere “politico” l’essenza della vita. La politica, dunque, nasce dall’uomo e si rivolge all’uomo per realizzare il bene comune, la qualità della vita di ogni essere umano, un bene che, essendo comune, non è di alcuni, ma universale.
“Il bene comune – ha affermato Giovanni Paolo II – per essere veramente comune, deve essere in rapporto diretto con l’intera società” Il bene di tutti e quello di ciascuno si determinano l’un l’altro senza assorbirsi.
Condividiamo in pieno e apprezziamo l’invito che S.E.Mons. Claudio Maniago, nostro Arcivescovo eVicepresidente della CEC, ha rivolto a Voi candidati, cioè “di produrre programmi che siano attenti, non a interessi particolari, ma all'unico grande interesse che è il bene comune di questa regione, il bene di tutti, in particolare di quelle fasce che faticano di più a vivere, a vivere la propria vita con dignità e a viverla qui su questo territorio».
Per realizzare il suo fine, la politica si serve del potere politico, ma il potere deve essere solo un mezzo per il raggiungimento del bene comune e di ciò in cui il bene consiste: l’ordine, la giustizia, l’affermazione ed il godimento dei diritti, il mantenimento della pace, della concordia sociale.
Se si stravolge il rapporto persona-società, il concetto di bene comune perde la sua valenza e la politica si riduce a ricerca e conservazione del potere. In tal modo, agire
politicamente significa solo aspirare al potere, lottare per il potere, vivere per conquistare il potere, snaturando, come oggi spesso accade il vero senso della politica. Il potere politico non può essere a beneficio delle persone
che lo esercitano, ma a beneficio della comunità e di tutti i membri che la compongono. La vera politica è, infatti, chiamata per sua natura a creare una società giusta, ad eliminare le condizioni che creano condizioni di disuguaglianze ed ingiustizie.
Certamente la politica come esercizio del potere è soggetta alla tentazione ed al rischio dell’abuso, della corruzione e del tornaconto. Ma la tentazione ed il rischio non tolgono dignità e valore, tanto meno consentono disimpegni e fughe.
La politica deve tornare ad essere servizio per la collettività, questo vale a livello nazionale, ma deve valere ancora di più per il nostro Sud se vogliamo uscire fuori dall’isolamento e dell’emarginazione sociale ed economico.
Noi, cittadini calabresi tutti, vogliamo realizzare la speranza di avere un governo regionale seriamente innamorato del vero bene comune, in grado di prendersi cura responsabilmente ed efficacemente della Calabria.
Abbiamo bisogno di sentire quali sono i Vostri programmi, i Vostri progetti, per lo sviluppo della nostra Calabria e soddisfarne i tanti bisogni; ma vogliamo programmi e progetti concreti e realizzabili, non libri dei sogni; non vogliamo sentire slogan, messaggi ad effetti, critiche e maldicenze contro gli avversari, ma idee nuove, idee traducibili in azioni, in opere e fatti concreti.
Si chiede, dunque, che il nuovo Governo instauri in primis un clima di rispetto delle norme dando per primo, nello svolgimento della sua funzione esecutiva, l’esempio di adesione a quanto esse stabiliscono.
Solo se tale adesione sarà visibile nelle istituzioni che maggiormente sono rappresentative della Regione, si potranno porre le condizioni perché i calabresi e la Calabria abbiano la speranza di un futuro fatto di lavoro onesto, retribuito in modo regolare, in grado di poter sfruttare le risorse di cui la regione è stata dotata naturalmente, proprio quelle delle quali scrive il nostro Leonida Repaci, senza che esse rischino di venire deturpate nella gestione poco trasparente di alcune filiere lavorative.
Solo se tale adesione sarà visibile i calabresi potranno sperare di restare in Calabria e di non dover emigrare per sopravvivere. Lo smantellamento di certe altre filiere lavorative, smontate nella nostra terra per essere rimontate altrove, quasi sempre al Nord, ci condanna già a dover seguire il lavoro, lasciando qui solo i ricordi e gli anziani.
Solo se tale adesione si farà visibile si potrà avere la ragionevole certezza di costruire nuove strade, rinnovare la rete ferroviaria attuale con l’alta velocità e portare fuori dall’isolamento la Calabria, specialmente nel litorale jonico che versa in condizioni di abbandono e di esclusione dalla vita nazionale. E ci si è chiesto più volte se tale isolamento è stato il risultato involontario di più concause, anche non predeterminate, o il frutto perverso di un piano architettato a tavolino.
Solo se tale adesione sarà visibile si potrà rendere la Calabria davvero allettante perché imprenditori provenienti da altri luoghi d’Italia o del mondo decidano, sicuri di non essere stritolati dal pizzo e dal malaffare, di venire ad investire nella nostra regione.
Vi si chiede di ricordare, in caso di affermazione nella prossima competizione elettorale, specialmente i bisogni di salute di noi cittadini calabresi, mortificati nella possibilità di aver garantito il diritto ad essere curati nella nostra stessa terra e senza la necessità di affrontare i cosiddetti “viaggi della speranza” (nel caso in cui ci sia ancora il tempo per farli …).
Non mancano da noi le intelligenze necessarie ad assicurare l’effettività di tale diritto. È noto a tutti che in moltissimi ospedali italiani primeggiano medici calabresi, i quali non riescono ad emergere a sufficienza in Calabria per difficoltà organizzative e per effetto di un vecchio e nuovo clientelismo che hanno determinato la sistemazione nei posti pubblici del settore sanitario di personale mediocre, dal quale chi ne ha garantito l’assunzione non si farebbe mai curare sapendo di poter contare su disponibilità economiche idonee a garantirgli un’assistenza medica in luoghi dove abita il merito e non il clientelismo.
Ciò Vi viene richiesto anche se il risultato elettorale Vi vedesse non vincitori ma in minoranza e all’opposizione. Vi chiediamo di superare “la logica della rissa” che anima molte amministrazioni locali, regionali (e tanto altro), nelle quali succede che, invece che esser orientati al perseguimento del bene comune, si continui in un clima di perenne aria di campagna elettorale l’esercizio della guerra a discapito della soluzione dei problemi che continuano a restare insoluti e ad infiacchire territori già poveri.
Vi viene ancora richiesto che nell’esercizio delle Vostre funzioni legislative ed esecutive non ci facciate desiderare ulteriori interventi della magistratura (che dimostrerebbero l’incapacità dei calabresi di autogovernarsi) ma che riusciate a fare sentire la voce di chi rappresentate presso le istituzioni statali sovraordinate alla Regione e deputate al risolvimento anche dei problemi calabresi.
L’efficacia della rappresentatività che pensate di poter esercitare (e che Vi ha determinato nella decisione di candidarvi) non dovrà confermarsi un mero fantasma che ha agitato i soli tempi della campagna elettorale.
Essa dipende, come già detto, dalla capacità di restare aderenti alle regole ma, al contempo, di essere in grado di vedere prima degli elettori e degli altri competitori la soluzione ai problemi della comunità calabrese in termini di efficacia, giustizia e bellezza. Bellezza non tanto estetica, quanto frutto di un equilibrio sempre vitale ed effetto di una promessa di vitalità ed energia. Vorremmo, infatti, che questa nostra terra, già naturalmente bellissima, potesse incominciasse a vivere nella normalità che il ciclo vitale fisiologico prevede e che non si trasformasse in un ospizio.
Questo è l’auspicio di alcuni, ma noi vorremmo molto di più.
Vorremmo che la Calabria potesse restare viva con tutte le fasce di età che l’esistenza offre di vivere. A tutti, principalmente ai più giovani, dovrebbero essere garantiti crescita, sviluppo, libertà nella scelta di restare o di andare via. Perché di scelta si dovrà trattare e non di un obbligo. Solo uno sguardo lungimirante e non piegato sui propri interessi, solo un’intelligenza acuta e in grado di stringere relazioni sapienti e produttive di bene con forze buone, solo una capacità di reinventarsi l’uso delle risorse che già abbiamo, solo questo potrà darci il meglio che vorremmo.
E solo se Voi saprete darci prova di essere attrezzati per fare tutto questo e non di svolgere un ruolo esecutorio di cose decise da altri per gli interessi di lobbies palesi o oscure (o, addirittura, in clandestinità e nell’illegalità), noi potremo accordarVi la nostra fiducia, con un voto che esprima la nostra scelta in piena libertà e responsabilità.
Il presidente Luigi Bulotta
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