Caccuri, accoglie cani abbandonati in una struttura ma per l'Asp sono troppi: finiranno in canile?

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images Caccuri, accoglie cani abbandonati in una struttura ma per l'Asp sono troppi: finiranno in canile?

  28 agosto 2024 15:57

di MARCO VALLONE

Il fine nobile di salvare, curare ed accogliere i cani abbandonati anima Giandomenico Oliverio, che a Caccuri prova a fare il possibile per riuscire nel proprio intento. Tuttavia il giovane sarebbe stato destinatario di un'ordinanza dell'Asp di Crotone che gli avrebbe imposto a stretto giro, entro il prossimo 7 settembre, di liberare il proprio terreno da 37 cani, fino ad ora presi in cura dallo stesso a sue spese. Ma come può realizzarsi un fine nobile tenendo in considerazione anche gli altri interessi della collettività? Qual è il contemperamento di interessi di cui bisogna tener conto?

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Ne abbiamo discusso con Francesco Corrado, delegato per la Calabria dell'associazione di volontariato “Gaia Animali & Ambiente, impegnata da anni in progetti per la tutela di diritti animali, per la protezione degli stessi, e per la salvaguardia della natura in generale.

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Francesco Corrado, delegato per la Calabria di

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“Giandomenico Oliverio è stato destinatario di un controllo da parte dell'Asp e delle forze dell'ordine - ha affermato Francesco Corrado - che hanno praticamente contestato la presenza di un rifugio abusivo per quanto riguarda gli animali. Come di prassi, hanno proceduto a fare delle sanzioni amministrative, intimando poi di ripristinare l'area, trovando nuova collocazione ai cani. Chiaramente, in caso contrario, i cani finiranno in canile. Ora stiamo cercando, anche attraverso nostri legali (facenti parte dell'apposito ufficio legale dell'associazione, denominato 'Gaia lex'), di provare ad ovviare alla situazione, opponendoci all'ordinanza se vi sono i termini e i modi per farlo, cercando una soluzione liberatoria. Però si parte da una base di una condotta che di per sé è ammirevole, ma che tuttavia non è conforme alla legge, perché quel tipo di strutture non possono essere realizzate”.

Chiara dunque la situazione descritta dal delegato per la Calabria di “Gaia Animali & Ambiente Onlus”, che ha ancora avuto modo di rilevare come la legge regionale preveda “degli obblighi ben precisi, e quindi bisogna un attimino attenersi. Noi cerchiamo di dare una mano per quanto possibile, per cercare stallo. Ci stiamo impegnando a trovare una soluzione per i cani, in modo da non farli finire in canile, però 37 cani sono tanti”.

Dunque l'ordinanza disposta dall'Asp di Crotone avrebbe delle ragioni legali ben precise, alle quali bisogna prestare accurata attenzione, tenendo conto di tutti gli interessi in gioco. “Noi facciamo il possibile, però è complicato trovare una nuova collocazione ai cani, perché non è che nel mondo del volontariato tutti fanno le cose gratis. Ad esempio ti chiedono di pagare un tot per lo stallo, oppure di fare adozioni. Ma in breve tempo non credo che sia possibile risolvere questa situazione. Vedremo se sarà possibile richiedere una proroga per cercare di collocare tutti quanti i cani in situazioni domestiche o in altro modo, però il ventaglio di soluzioni che ci sono nel breve termine non sono di facile applicazione. Si rischia, insomma, quasi un teatrino, mi scusi il termine poco consono”.

Con onestà intellettuale, insomma, la descrizione della situazione compiuta da Francesco Corrado non è tra quelle di più semplice risoluzione. “Noi, organizzazione di volontariato, cerchiamo di mantenere i cani sul territorio, recuperando solo quelli ammalati. Però in concerto con l'Asp e con le autorità comunali. Bisogna cercare di non fare grandi numeri in generale, perché quelli diventa difficile gestirli. Se, ad esempio, io da volontario mi accollo 40 cani, già dargli da mangiare diventa un problema, e se l'Asp mi fa un controllo verosimilmente mi sanziona. Io ho visto il posto dove stanno i cani, non c'è maltrattamento, ma non è una situazione idonea. Proprio perché il problema è il numero dei cani: fino a quando ho 4/5 cani in casa o nel giardino nessuno mi dice niente, ma 37 sono tanti. Quello che penso io è che non c'è bisogno che arrivi qualcuno ad imporci delle regole, ma siamo proprio noi che dovremmo autoimporci delle regole. Perché se il cane sta bene, non corre rischio di pericolo e non è aggressivo, può tranquillamente stare sul territorio. E' inutile che io vada a recuperarlo, accollandomelo. Diverso invece è il caso in cui il cane è ammalato, o è in pessime condizioni: lì chiaramente interveniamo, visto che abbiamo un forte sentimento di empatia verso l'animale. E a quel punto ci accolliamo le spese”.

Insomma l'associazione di volontariato “Gaia Animali & Ambiente” intende fare il possibile per aiutare Giandomenico Oliverio, e per trovare soprattutto una soluzione per i cani, in modo tale che non finiscano in canile. Però, è la chiosa di Francesco Corrado, bisogna che tutti quanti inizino “a rispettare le regole, che piaccia o non piaccia. Se noi operiamo secondo la legge non possiamo metterci in difetto, perché se domani io prendo 20 cani, e viene l'Asp, sanzionandomi e intimandomi la possibilità che i cani finiscano in canile, facendo un'ordinanza, io automaticamente sono responsabile del destino dei miei cani. Ho sbagliato io a prendere quei 20 cani”. Il delegato calabrese di “Gaia Animali & Ambiente” dà oltretutto un suggerimento di metodo, invitando i volontari a dare un'assistenza agli animali dall'esterno, laddove le condizioni di sicurezza lo permettano: “Noi ai nostri volontari consigliamo di non prendere i cani, ma piuttosto di intervenire monitorando la situazione, dandogli da mangiare, o curandoli se è il caso. Però non si può fare di più, perché non possiamo accollarci 50 cani, anche perché oltretutto questa cosa avrebbe un costo enorme”.

Il suggerimento dunque è quello di collaborare in sinergia con i comuni e le istituzioni: “Le associazioni di volontariato calabresi devono cercare di incentivare i comuni, ponendosi collaborativamente nei loro confronti. Perché bisogna tenere conto del fatto che molti comuni non hanno i soldi. Perciò le associazioni devono porsi come intermediari, anche perché spesso all'interno dei comuni non sono conosciute nemmeno le leggi regionali che regolano il fenomeno. Quindi bisogna porsi in modo collaborativo, aiutando le istituzioni. Di recente, ad esempio, noi abbiamo presentato una bozza di progetto per un canile sanitario a un comune e il sindaco si è detto entusiasta, mettendosi subito all'opera. E questo è il modo con cui puoi pensare di gestire la situazione, perché altrimenti non si arriva da nessuna parte”.

Oltretutto vi è un problema di costi che i comuni, piccoli, medi e grandi, dovrebbero sostenere: “Consideriamo che attualmente in canile, in Calabria, vi sono circa 23000 cani. Ogni cane va sostenuto con almeno 2.50 euro al giorno. Se facciamo una moltiplicazione, e consideriamo che i giorni di un anno sono 365, ci accorgiamo di come si andrebbe incontro a una spesa, nell'arco regionale, di diversi milioni di euro”. Infine una speranza: “Mi auguro che entri subito in funzione l'ufficio del garante degli animali, perché, quando entrerà in funzione, le segnalazioni andranno fatte a quell'ufficio. Il garante effettuerà i controlli: se ci sono delle cose che vanno sanzionate, si procederà. Ma, se invece non ci sono le condizioni per sanzionare, le persone verranno aiutate, e verranno aiutati anche i comuni”.

La chiosa finale, ancora, è su un progetto dell'associazione, e alcune difficoltà incontrate con le Asp: “Siamo arrivati qui, in Calabria, con un progetto: 'Zero cani in canile'. Purtroppo non è partito bene, e lo abbiamo dovuto ridurre, per un problema con le Asp. Le Asp non fanno il loro lavoro come si deve, perché se invece lo facessero bene le cose andrebbero meglio. E' vero che siamo commissariati, è vero che la sanità umana è peggio di quella animale, però almeno il minimo indispensabile fatelo”.

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