di TERESA ALOI
Nessuna provocazione. E tanto meno nulla di personale.
Nella guerra delle campane a Riace (LEGGI QUI), il parroco, don Giovanni Coniglio, rifiuta l'accusa di aver disturbato con il suono delle campane la conferenza stampa dell'ex sindaco, Mimmo Lucano, al suo rientro a Riace dopo la revoca della misura cautelare.
"Il mio primo pensiero - spiega don Giovanni Coniglio - è che un uomo è libero da ogni compromesso". Ancor di più chi porta la veste ecclesiastica.
"Vorrei capire come fa a dire il signor Melia - sottolinea il sacerdote - che ho simpatie per la Lega, piuttosto che per il Pd o Fratelli d'Italia". Ribadisce di essere una persona libera "sotto questo aspetto, non ho legami e non ne voglio avere con nessuno". Il suo solo legame, lo ripeterà più volte, è quello con Cristo Signore a cui ha donato la sua vita "con tutte le mie fragilità e pregi".
Ha molto rispetto per le persone, don Giovanni Coniglio. Guai se non fosse così dall'alto della sua spiritualità. E allora quelle offese "sono gratuite".
A chi lo associa alla querelle tra don Camillo e Peppone - ovviamente con le dovute differenze - dice di non sapere che ci fosse una conferenza stampa. "Ho suonato le campane come ogni domenica alle 11- spiega - Riace partecipa alla celebrazione eucaristica di metà mattina". Per questo, don Giovanni non capisce questo accanimento. "Nessuna provocazione - conclude nel ringraziare quanti gli hanno offerto la solidarietà - non era mia intenzione. Io non ce l'ho con nessuno. Non voglio male a nessuno".
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