Carchidi (Slc Cgil Nazionale): "Il referendum mancato è una sconfitta che pesa su chi vive nella precarietà quotidiana”

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Carchidi (Slc Cgil Nazionale): "Il referendum mancato è una sconfitta che pesa su chi vive nella precarietà quotidiana”

  10 giugno 2025 10:19

 di SETTIMIO PAONE
 
L’esito del referendum dell’8 e 9 giugno lascia dietro di sé non solo il vuoto di una consultazione popolare fallita, ma anche la delusione profonda di migliaia di lavoratori che da anni chiedono diritti, tutele e riconoscimento. Abbiamo chiesto a Daniele Carchidi, calabrese, per anni in prima fila in Calabria nelle battaglie a difesa di lavoratrici e lavoratori, ora impegnato nella capitale con Slc Cgil Nazionale, che abbiamo intercettato durante le operazioni di voto in provincia di Catanzaro, di esprimere a caldo la sua opinione.

“È una sconfitta che brucia, perché tocca direttamente chi lavora ogni giorno nell’incertezza, con contratti a termine, condizioni di lavoro instabili e un futuro sempre sospeso”, ha dichiarato Carchidi. “Con una affluenza alle elezioni in calo costante da anni, con percentuali di partecipazione basse anche ad elezioni amministrative e politiche, raggiungiure il quorum a dei referendum era complicato. Se si aggiunge che diversi rappresentanti del governo hanno invitato a disertare le urne, e i grandi media hanno dato poco spazio alla campagna referendaria, il risultato raggiunto non è certamente da sottovalutare.” Il referendum, per i temi trattati, era diventato simbolo di una più ampia richiesta di attenzione e ascolto da parte delle fasce sociali più esposte. In Calabria – e in particolare a Catanzaro, Crotone e Rende – il settore dei call center rappresenta una delle principali fonti occupazionali, ma anche uno dei più fragili. I lavoratori vivono spesso in un limbo contrattuale, soggetti a cambi di appalto, ritardi nei pagamenti, incertezza occupazionale. “Il lavoro nei call center è diventato sinonimo di precarietà strutturale,” continua Carchidi. “Ci sono persone che da dieci, quindici anni passano da un contratto all’altro, senza alcuna garanzia sul domani. Non possono costruire un progetto di vita. E questa consultazione avrebbe potuto almeno riaccendere i riflettori anche su queste realtà.”

Banner

Il riferimento va anche alla lunga e drammatica vertenza dell’Abramo Customer Care, che ha lasciato centinaia di famiglie nell’incertezza occupazionale per quasi 2 anni. Una situazione che si è ripetuta, in varie forme, in tutto il territorio regionale.La delusione non è solo per un quesito referendario andato a vuoto. È per una mancata presa di posizione pubblica su temi fondamentali come la stabilità del lavoro, la tutela in caso di licenziamento, la responsabilità solidale dei committenti. “Chi lavora nel mondo degli appalti non può e non deve essere considerato un lavoratore di serie B. Non può vivere con la paura di perdere tutto da un giorno all’altro,” insiste il segretario Slc. “Serve un’assunzione di responsabilità da parte della politica e delle istituzioni nei confronti delle committenti. Non possiamo continuare a ignorare la sofferenza di chi ogni giorno tiene in piedi interi servizi in condizioni di precarietà. Per Carchidi, il mancato quorum non chiude la battaglia, anzi: “Ripartiamo da qui, da circa 15 milioni di elettori, con ancora maggiore determinazione. Il lavoro deve tornare al centro del dibattito, non solo nei programmi elettorali ma nelle scelte concrete, con leggi che limitino l'utilizzo di contratti precari e responsabilizzino le committenze. La vera emergenza, nel paese, oggi, è garantire stabilità a chi vive nella precarietà. È una battaglia di civilità che deve diventare patrimonio comune”

Banner

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner