di MARCO VALLONE
“La condizione dei Rom nel Comune di Catanzaro” è stato il titolo di un convegno che si è svolto questa mattina presso la chiesa Santa Maria della Speranza di viale Isonzo, nel quartiere Pistoia del capoluogo di regione calabrese. L'appuntamento rientra in una serie di eventi promossi nella città di Catanzaro dall'associazione di volontariato “Arte di Parte” dal 3 al 13 aprile, in occasione della II Settimana di azione per la promozione della cultura romanì e per il contrasto all'antiziganismo 2025 indetta dall'UNAR – Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri).
Il Comune di Catanzaro ha aderito all'iniziativa, alla quale sono stati presenti, tra gli altri, l'assessore all'istruzione e alle politiche sociali, Nunzio Belcaro; il presidente del consiglio comunale, Gianmichele Bosco; il presidente dell'associazione “Arte di Parte”, Maurizio Caligiuri. Alla realizzazione delle diverse attività previste nell'arco dei dieci giorni della manifestazione, tra cui rientrano, ad esempio, due proiezioni del film “A Ciambra” di Jonas Carpignano presso gli istituti comprensivi Don Milani-Mattia Preti e Casalinuovo, hanno inoltre collaborato la Cooperativa Atlantide e la Cineteca della Calabria.
Il presidente dell'associazione di volontariato “Arte di Parte”, Maurizio Caligiuri, ha rilevato come sia utile fare in città “un punto su quella che è la condizione dei rom a Catanzaro, e questo quindi è un momento importante. Il problema numero uno dei rom, il più importante, è la visione legata alla criminalità: è inutile nascondersi dietro a un dito, perché c'è un fenomeno importante che, per quanto riguarda la città di Catanzaro, è collegato ad un'etnia, ma se togliessimo la parola 'rom' diventerebbe un pezzo di sottoproletariato urbano della città dedito ad attività criminali. In altre città magari ci saranno degli italiani, in altre città i pronipoti della 'ndrangheta emigrati al nord 40 anni fa, in altre città le bande dei maghrebini, in altre città le colonie di ragazzini di 16/17 anni ecc... Servirebbe – ha osservato Caligiuri – che vi fosse un dibattito interistituzionale. E' importante che le istituzioni si incontrino in prefettura e cerchino di coordinare una serie di cose: é una cosa importante, visto che ci sono molti fondi oggi da spendere in questi quartieri. Però ai tavoli mancano le persone del luogo, cioè quelli che meglio di tutti potrebbero dire quali sono i bisogni reali. E ovviamente nei tavoli, parlo in particolar modo di quelli in prefettura, manca magari anche un pezzo del terzo settore, cioè altre realtà che operano e che, insieme alla Chiesa, fanno un lavoro importante su questo quartiere”.
“Bisognerebbe definire che tipo di criminalità è – ha evidenziato Maurizio Caligiuri -, e capire se fa parte di quella famiglia della cosiddetta criminalità diffusa o se fa parte della famiglia di criminalità organizzata. Perché in questi casi l'agire, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione, diventa diverso: se si parla di criminalità organizzata, di 'ndrangheta, secondo me puoi fare qualsiasi lavoro ma... Se invece parliamo di criminalità diffusa secondo me sì, è vero che la repressione deve avere un ruolo fondamentale e importante, ma anche qui bisogna cercare di intervenire con la prevenzione”.
L'evento di oggi assume rilievo poiché “la conoscenza è la prima arma che abbiamo contro la paura – ha dichiarato l'assessore all'istruzione e alle politiche sociali del Comune di Catanzaro, Nunzio Belcaro -, il ponte che abbiamo di legame fra le persone. Paradossalmente qua viviamo proprio nei luoghi della povertà educativa, e quando si parla di cultura del popolo rom i primi a non conoscerla sono proprio le comunità rom di questo territorio. Sono i primi ad essere distanti da questa loro cultura. E questo crea davvero difficoltà enormi nei processi anche di orgoglio, dignità e costruzione della persona a partire dai più piccoli. Questi sono i luoghi anche della dispersione scolastica e della criminalità, e non c'è arma migliore che la rieducazione, provando a mettere tutte quelle iniziative necessarie che portino dignità a questi luoghi, a partire proprio dalla conoscenza. Quindi ben venga il supporto del terzo settore, che mette sempre in campo le migliori iniziative possibili per darci una mano a noi come amministrazione comunale”. Per quanto concerne il discorso relativo alla sicurezza, Nunzio Belcaro ha rilevato come “dal punto di vista pratico è anche più banale. Non riguarda l'ente locale, l'amministrazione comunale: non è quello che chiedono a noi. Questo è un compito delle forze dell'ordine, della prefettura. E io penso che una politica che entra in questo raggio d'azione è un modo di lavarsi le mani di un problema complesso. Cioè non parlo anch'io di sicurezza perché so che non mi riguarda, e non me ne devo occupare”.
“Invece quello di cui bisogna occuparsi è molto complicato – ha sottolineato Belcaro -. Ci si sporca le mani, e si possono anche avere delle sconfitte sul campo: gli operatori che sono qua lo sanno benissimo, operando da decenni in questi luoghi. Fare i conti con Pistoia, Aranceto, questi luoghi, vuol dire mettere in campo 1000 in termini di energia e raccogliere 5, 10 o 15. Ed è esattamente il contrario di quello che di solito cerca la politica, cioè quello di mettere in campo 10 cercando di raccogliere 100. Ma il cambio di paradigma è esattamente questo. Esiste un bando che la Regione ha messo in campo: si chiama 'P.Art.E.C.I.P.O.' (Programmi Articolati E Coordinati In Periferie Organizzate ndr) e si parla di un bando milionario di 2 milioni e 200mila euro. In questi giorni usciremo in delibera di coprogettazione con questo bando: quindi vuol dire che il terzo settore diventa totalmente protagonista. Non era scontato – ha rivendicato l'assessore all'istruzione e alle politiche sociali del Comune di Catanzaro -, perché nelle beghe dell'istruttoria e della burocrazia è una cosa più complessa da mettere in campo, che spesso non favorisce l'attività del settore. Ma è un segnale culturale perché la coprogettazione, cercando di mettere in rete il pensiero del terzo settore, vuol dire renderlo protagonista nelle azioni da compiere. Vuol dire che sono coloro i quali poi devono redigere il progetto e chi conosce il territorio diventa protagonista all'interno dell'azione. Questo era un cambio necessario, perché altrimenti sarebbe stato l'ennesimo avviso calato dall'alto implicando che, se l'avviso fosse stato iniquo o inefficace, avrebbe costruito azioni inefficaci. Dico questo per capirci anche nelle intenzioni pratiche cosa vuol dire 'non calato dall'alto'. E' chiaro che la prefettura, che si occupa di sicurezza, lavora sul piano dell'emergenza: non deve essere la prefettura a favorire la rete, e creare le azioni politiche. Spetta a noi parteciparle dal basso”.
Il presidente del consiglio comunale di Catanzaro, Gianmichele Bosco, da parte sua ha evidenziato come iniziative come quella di oggi siano utili “per il valore della conoscenza nel fare superare eventuali pregiudizi che ancora oggi purtroppo ci sono. Noi siamo contro quei modelli, farneticanti, pubblicitari, modelli spot: modelli Caivano, che non fanno altro che aumentare quelle distanze tra i cittadini. Un mio caro amico dice sempre che i primi a scagliarsi contro gli ultimi sono i penultimi, e noi dobbiamo evitare proprio questo: evitare che ci sia una guerra tra poveri. Qui parliamo di terre e di quartieri che, nel corso degli anni, sono stati abbandonati totalmente. Si sono creati dei quartieri ghetto, con delle responsabilità politiche enormi. Noi abbiamo il compito di attenuare queste responsabilità – ha affermato Gianmichele Bosco -. Il problema non lo risolveremo in poco tempo. Ci vorrà moltissimo tempo, con delle politiche sociali ben mirate e ben strutturate. Ci sono tanti stanziamenti, ma dipende anche da come si spendono questi stanziamenti, e da che indirizzo politico vuoi dare. La criminalità, che sia diffusa o organizzata, io ritengo che si sconfigga soltanto attraverso la cultura del lavoro e evitando la povertà educativa. Soltanto attraverso questi due passaggi si può tentare di sconfiggere il fenomeno criminale, perché dobbiamo far capire che essere criminale non conviene, non conviene a chi fa il criminale. Ma come? Attraverso la possibilità lavorativa. La possibilità lavorativa si ha attraverso degli stanziamenti, ma anche attraverso l'eliminazione di alcune barriere sociali e culturali. Per questo alcuni modelli, che adesso, in Italia, purtroppo stanno prendendo troppo piede, devono essere abbattuti culturalmente”.
Interessante e particolarmente incisivo, inoltre, è stato l'intervento di un sacerdote abituato ad avere a che fare con la comunità rom, Don Biagio Amato, che ha invitato a fare attenzione a che questi eventi non rimangano delle parentesi circoscritte alla sola giornata in cui vengono svolti. Generalmente infatti, ha rilevato Don Biagio Amato, la sensazione che si ha in questo genere di occasioni è che “chiuso l'incontro, chiuso il problema. E c'è un motivo per cui questo accade: cioè il fatto che il problema è complesso, e non dipende dall'assessore. Non dipende dal presidente del consiglio comunale o dal prefetto. Dipende da un insieme di istituzioni che rifiutano di mettersi insieme a trattare la realtà di questi quartieri emarginati. Cioè, il problema di questi quartieri non è più la criminalità: la criminalità è un effetto di queste cose. E allora perché non si ha il coraggio di mettersi insieme, e ci riuniamo ogni 15 giorni per conoscere le singole realtà? Cominciando, come esperienza, da qui. Ma insieme dovrebbe esserci l'Asl, perché c'è la povertà sanitaria. Ci dovrebbe essere la scuola, perché c'è la povertà educativa. Ci deve essere il collocamento, perché c'è povertà lavorativa. Ci deve essere l'università, perché c'è un problema culturale e di conoscenza. Se non mettiamo insieme tutti questi attori – ha affermato Don Biagio Amato - i soldi che arrivano saranno spesi sicuramente, però torniamo sempre al punto di partenza. Allora vogliamo iniziare a metterci insieme e capire da dove cominciare un percorso che durerà 10 anni? Perché, quando si è insediata la nuova giunta, il sindaco, tra le proposte del discorso iniziale, disse che avrebbe creato una rete di soggetti della città per cominciare a studiare il problema. Son passati ormai quasi 3 anni, e si è vista qualche riunione solamente che però ha altro scopo. Uno scopo politico. C'è anche l'emergenza, ma parallelamente al lavoro di emergenza bisogna anche costruire una rete che prenda in carico realmente questi posti”.
La sfida posta da don Biagio è stata raccolta dall'assessore Nunzio Belcaro che ha delineato i contorni di una prossima riunione “ufficiale e permanente che parta subito dopo Pasqua. E che parta da qui. Abbiamo una marea di energie positive e di competenze. Ci diamo appuntamento, e io proverò col telefono a sentire un po' tutti, per arrivare a maggio ad avere una sorta di laboratorio permanente. E sì, la cadenza ogni 15 giorni può essere quella giusta perché è continuativa e sostenibile. E magari partiamo da qui, da questa struttura”.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736