di MARCO VALLONE
“Purtroppo in Italia sino ad oggi la gerontologia, e in particolare la gerontologia sociale, è stata confusa molto spesso con la geriatria”. Così il professore Guido Giarelli, ordinario di sociologia dell'Università Magna Graecia di Catanzaro e direttore del master in gerontologia sociale, ha delineato i contorni del dibattito odierno andato in scena all'università, intitolato “Per un invecchiamento sano e attivo: il nuovo campo della Gerontologia sociale”.
Difatti, mentre la geriatria è a tutti gli effetti una branca della medicina, una “specialità medica che si occupa delle malattie degli anziani” come ha bene evidenziato Giarelli, la gerontologia sociale intende invece studiare il processo dell'invecchiamento nei suoi aspetti culturali, sociali, cognitivi, psicologici e biologici. Di questo, del legame con la geriatria e di molto altro si è discusso questo pomeriggio nell'aula 'Salvatore Venuta' del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell'ateneo catanzarese. L'incontro è stato organizzato dal Centro Interuniversitario di Ricerca sull'Invecchiamento Sano e Attivo (C.R.I.S.A.), diretto dallo stesso professore Giarelli, con il patrocinio della Sezione di Sociologia della Salute e della Medicina – Associazione Italiana di Sociologia (AIS).
“La gerontologia si occupa del processo di invecchiamento. E il processo di invecchiamento non riguarda solo gli anziani – ha sottolineato il professore Guido Giarelli – perché noi cominciamo a invecchiare praticamente da quando nasciamo, e soprattutto dopo i 30 anni. Quindi, come si può capire facilmente, la gerontologia riguarda come invecchiare bene, come arrivare alla vecchiaia in buona salute se possibile, e non con malattie croniche gravi, molto serie, e quindi con possibili conseguenze anche in termini di disabilità. Questo è esattamente il tema della gerontologia sociale, che si occupa di capire quali sono quei fattori sociali, psicologici, economici e ambientali che influenzano il processo di invecchiamento, e che consentono possibilmente un invecchiamento sano e attivo come quello che noi oggi tutti auspichiamo”.
Relativamente a quali siano le modalità attraverso cui sia possibile raggiungere un invecchiamento sano e attivo, Giarelli ha rilevato come nella tavola rotonda odierna siano stati coinvolti molti relatori che “sono rappresentanti delle società scientifiche delle professioni maggiormente coinvolte da questo punto di vista. Non mi riferisco solo ai medici di famiglia, per esempio, o ai geriatri, anche se ci sono anche loro, ma anche agli infermieri di famiglia e di comunità, che lavorano direttamente al domicilio con il paziente, agli educatori professionali che si occupano soprattutto di promozione della salute, agli assistenti sociali che si occupano di capire quali sono le condizioni familiari e relazionali del soggetto e agli psicologi che, ovviamente, si preoccupano soprattutto delle funzioni cognitive, mentali ed emotive dei soggetti. Tutti questi soggetti possono dare un contributo specifico per il loro ambito particolare, ma in primis è la persona stessa che deve farsi carico, questo è il primo punto fondamentale – ha evidenziato il professore Guido Giarelli –, della responsabilità della propria salute. In che modo? Modificando ad esempio il proprio stile di vita: questo è l'elemento chiave fondamentale. Quindi, ad esempio, modificando il proprio regime alimentare, o modificando il fatto di non fare del movimento, o ancora l'utilizzo di particolari forme di dipendenza, che è un fattore altrettanto negativo sullo stile di vita. Ecco, questi sono tutti fattori che sono legati al contesto sociale e culturale di appartenenza delle persone, e che sono fondamentali se vogliamo necessariamente avere un invecchiamento sano e attivo”.
Tra i relatori vi è stata, tra gli altri, anche la professoressa Angela Sciacqua, ordinario di Geriatria dell'Università Magna Graecia, medico dell'unità complessa di geriatria presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria “Materdomini” di Catanzaro e direttore della scuola di specializzazione di geriatria dell'ateneo catanzarese. “La gerontologia riguarda degli aspetti che sono fondamentali nell'inquadramento del paziente geriatrico – ha rilevato la professoressa Sciacqua -. Ovvero quelli che sono gli aspetti sociali, biologici e cognitivi legati all'invecchiamento, che devono essere integrati con gli aspetti clinici. Perché anche nella progressione delle malattie è molto importante valutare l'aspetto sociale, la presenza dei familiari, dei caregiver. E' molto importante valutare quelli che sono gli aspetti legati alla solitudine del soggetto anziano, e quelle che sono le sue attività ricreative. Perché tutto questo aiuta ad affrontare un invecchiamento attivo, di successo, e riduce quella che è la comparsa e la progressione delle patologie. Soprattutto riduce la progressione negativa delle patologie croniche: pensiamo per esempio a malattie come le patologie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco, il diabete, la malattia renale cronica e le demenze, che sono tra le patologie più frequenti, ovviamente, nell'età avanzata”.
L'appuntamento si è pregiato, inoltre, delle relazioni di illustri esperti del settore, quali, tra gli altri, il dottore Dario Leosco, professore ordinario di geriatria dell'Università “Federico II” di Napoli, e presidente della società italiana di geriatria e gerontologia (S.I.G.G. -), il dottore Antonino Cotroneo, vice presidente dell'associazione geriatri extra-ospedalieri (AGE) e collegato da remoto e la dottoressa Lucia Muraca, referente del presidente nazionale della società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (S.I.M.G.).
L'incontro è stato rivolto ai professionisti sanitari e sociali (MMG, geriatri, infermieri, assistenti sociali, educatori professionali, fisioterapisti, psicologi) che operano nei servizi per gli anziani, e ha visto anche la partecipazione interessata di un nutrito numero di studenti dell'università catanzarese.
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