di STEFANIA PAPALEO
Ci sono voluti ben 40 anni, ma, alla fine, per la biologa Emira Picciotti (oggi in pensione) è arrivato il momento del riscatto. Al termine di una lunghissima e difficile battaglia legale combattuta a colpi di carta bollata, a darle ragione è stato il Consiglio di Stato, presieduto da Fabio Franconiero, con la sentenza che condanna la Provincia di Catanzaro al risarcimento del danno, da quantificare entro 120 giorni, in relazione alla mancata assunzione della ricorrente per dieci lunghi anni, ovvero dal 1983 al 1993, così come richiesto dal suo legale di fiducia, l'avvocato Gian Paolo Stanizzi.
Ma andiamo con ordine. Nominata con delibera di giunta del 7 dicembre 1983 biologa di ruolo presso il Centro di ecologia provinciale, la presa di servizio della dottoressa Picciotti era stata tuttavia impedita dal mancato superamento del controllo di legittimità da parte del Coreco che ne disponeva l’annullamento sul presupposto dell’assenza di un posto di ruolo di biologo in seguito al trasferimento dei servizi dall’Amministrazione provinciale al sistema sanitario nazionale. Da qui la decisione della biologa di rivolgersi al Tribunale amministrativo, ottenendo sentenza favorevole confermata dal Consiglio di Stato il 19 dicembre 1990. Ma questo non era bastato alla Provincia per riconoscerle la nondimeno la retrodatazione degli effetti giuridici ed economici dell’assunzione, con una delibera di giunta del 15 ottobre 1993, annullata anch’essa in accoglimento di un nuovo ricorso dell’appellante, con sentenza del Consiglio di Stato del 20 giugno 2011, che le riconosceva il diritto alla retrodatazione dell’assunzione al 1983 ai soli fini giuridici e non anche economici, per non avere prestato attività lavorativa fino all’assunzione avvenuta solo a decorrere dal mese di ottobre 1993.
Un ritardo nella prestazione dell'attività lavorativa certamente non dipeso dalla biologa, che ha così continuato a ricorrere alla giustizia per farsi riconoscere le sue ragioni e, udienza dopo udienza, ricorso dopo ricorso, ecco arrivare oggi la sentenza definitiva con cui il Consiglio di Stato le riconosce il diritto al risarcimento del danno "corrispondente agli emolumenti stipendiali che a questa avrebbero dovuto essere corrisposti per il periodo in contestazione nel presente giudizio, e cioè dal dicembre del 1983 all’ottobre del 1993". E i giudici aggiungono: "Sul capitale così liquidato dovranno essere riconosciuti gli accessori propri del credito di valore,
dati dalla rivalutazione monetaria secondo l’indice ISTAT FOI tempo per tempo vigente e degli interessi compensativi, al saggio legale parimenti succedutosi nel periodo temporale di computo della somma dovuta".
Grande la soddisfazione anche dell'avvocato Gian Paolo Stanizzi, che dice: "È stato un grande onore avere assistito in giudizio un' eroica dipendente pubblica che mai ha inteso abbassare la testa ed ha sempre rivendicato i suoi sacri diritti, a partire dall' anno 1984. Ho proseguito l' opera professionale egregiamente iniziata dall'avvocato Marianna Pregoni. Una battaglia giuridica iniziata quaranta anni fa, il 1984, una battaglia che ha segnato profondamente la vita umana e professionale della dipendente che, certamente, non potrà ritenersi soddisfatta del ristoro economico correttamente stabilito dal Consiglio di Stato, ma che merita, soprattutto, oggi le scuse dell' Amministrazione Provinciale di Catanzaro".
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