di TERESA ALOI
L'ultimo caffè, quello più amaro. E poi il rumore delle chiavi nella serratura della porta di ferro che chiudono per sempre un’attività economica storica, punto di riferimento per tanti. C'è malinconia, tanta. Oggi il bar dell'ospedale "Pugliese-Ciaccio" chiude per non riaprire più. All'interno il banco vuoto, le luci spente. Nei vassoio nessun cornetto, ciambellina, brioche. Nessun rustico, pizzelle, calzoni. Quel profumo che ti avvolgeva ancor prima di entrare non c'è più.
"Possiamo dire di essere vittime per covid e non da covid - spiega Filippo Gemelli - la pandemia ha accentuato la crisi già esistente".
Non ha nulla da aggiungere Filippo. Solo il dispiacere per quei ragazzi che in quel bar hanno "dato la loro vita lasciando le loro famiglie per servire gli amici". Già, amici ancor prima di clienti. "Amici che ci hanno fatto crescere" - Ed è a loro che va il ringraziamento più sincero. "Ma anche ai nemici che ci hanno spinto a fare sempre meglio". Da quella porta, lui esce a testa alta.
"Finisce un’avventura per iniziarne un’altra". Come quella cha attenderà le 8 famiglie "per le quali ci stiamo adoperando per trovare soluzioni alternative".
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