di IACOPO PARISI
Quando il cinema decide di confrontarsi con il reale, può farlo in molti modi: attraverso il racconto intimo, simbolico, oppure con uno sguardo diretto e sociale.
È questa la strada scelta da Amygdala Produzioni, che con il sostegno di Calabria Film Commission, Fondazione Carical e Cineteca della Calabria ha portato sullo schermo due cortometraggi che, pur diversi tra loro, esplorano in profondità l’essere umano e i suoi mondi interiori.
A presentarli, in una serata speciale al Nuovo Supercinema di Catanzaro, è stato Salvatore Paravati, regista e professionista del settore cinematografico, nonché autore di uno dei due lavori: "Il vuoto dei vasi", accanto a "I tasti giusti", diretto da Emanuele Spagnolo.
Particolarmente significativo è stato il cortometraggio "I tasti giusti", diretto da Emanuele Spagnolo. Il film è ambientato quasi interamente all’interno della REMS (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) di Girifalco, una struttura sanitaria che ospita persone affette da disturbi psichiatrici autori di reato, in un’ottica di cura e riabilitazione.
Voluto dal direttore della struttura, Michele Rossi, il progetto nasce con un obiettivo preciso: sensibilizzare nuove operatrici e operatori sanitari che potrebbero sentirsi inizialmente intimoriti dal contesto. Il corto racconta infatti l’ingresso di una giovane psicologa all’interno dell’équipe, e il percorso graduale con cui riesce a instaurare un rapporto di fiducia con uno dei pazienti, "toccando i tasti giusti" per entrare in comunicazione con lui.
A emergere è anche l'importanza del lavoro di gruppo: per chi lavora in una REMS, la coesione dell’équipe diventa strumento fondamentale di gestione, supporto emotivo e sicurezza.
Profondamente diverso nello stile e nei contenuti, "Il vuoto dei vasi" è il cortometraggio scritto e diretto da Salvatore Paravati, che si muove su un registro più simbolico e contemplativo.
Il film ruota attorno a un anziano signore dedito alla meditazione, che trascorre le sue giornate circondato da vasi da lui realizzati e lasciati volutamente vuoti, disposti in una sorta di cerchio rituale, arricchito da un gioco di specchi posto al centro.
Protagonisti, accanto a lui, un gruppo di bambini e in particolare uno di loro, incaricato dagli amici di "spiare" il misterioso anziano. Quando viene scoperto, l’uomo non lo allontana, ma anzi gli consente di entrare in quel suo spazio sospeso, quasi sacro.
La scacchiera presente nel laboratorio – altro elemento chiave – crea un collegamento con la passione del bambino per gli scacchi online, e in particolare per il celebre match del 1997 tra IBM Deep Blue e Garry Kasparov, prima storica vittoria di un’intelligenza artificiale su un campione umano. Un richiamo non casuale, che mette in dialogo la conoscenza algoritmica e quella spirituale, l’approccio razionale e quello meditativo.
Il corto si chiude con una scena fortemente simbolica: il bambino, ormai sul punto di andar via, trova un vaso diverso dagli altri — non vuoto. Al suo interno c’è il pallone che i suoi amici gli avevano bucato. Ora è come nuovo. Un gesto silenzioso, ma eloquente: un segno di connessione tra mondi apparentemente lontani, e di una trasformazione avvenuta senza bisogno di parole.
La serata ha dimostrato come il cinema, anche nella sua forma più breve e indipendente, possa farsi strumento di riflessione sociale, omaggio alla lentezza e ponte tra generazioni.
Attraverso il lavoro di Amygdala Produzioni e il supporto della Calabria Film Commission, è possibile dare voce a storie profondamente radicate nel territorio, ma capaci di parlare a tutti.
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