Catanzaro, il convegno "L'eredità morale di Aldo Moro" apre le Giornate della Legalità

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Catanzaro, il convegno "L'eredità morale di Aldo Moro" apre le Giornate della Legalità


  06 novembre 2025 16:18

di GAETANO MARCO GIAIMO

È dedicata alla figura di Aldo Moro la prima delle due "Giornate della Legalità" che Catanzaro ha deciso di vivere dalla sede della Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, con due iniziative legate alla figura del politico italiano il cui sacrificio rimane monito e testimonianza di un impegno civile fondato sui più alti valori democratici. Questa mattina, alle ore 9, è stata infatti inaugurata l'esposizione al pubblico della Renault 4 rossa in cui fu ritrovato, il 9 Maggio 1978 in via Caetani in Roma, il corpo dell'ex Presidente del Consiglio, evento unico e straordinario in quanto si tratta della prima volta che l'autovettura viene esposta in una sede istituzionale in Italia. Alle 10.30, invece, ha avuto luogo il convegno intitolato "L'eredità morale di Aldo Moro - Sicurezza, etica, dialogo per l'umanesimo nell'economia e nella società", organizzato dalla Camera di Commercio Cz-Kr-Vv con l'Università Magna Graecia e la Polizia di Stato di Catanzaro

89fa6575-9dd0-48a4-ab26-e86d7d7946a6_photo_5793973129725020951_w_watermark.webp

Anche molti giovani si sono recati in visita per poter osservare questo importantissimo cimelio della storia d'Italia ed è proprio agli studenti che ha voluto rivolgersi il convegno, ospitando alcune classi dell'Istituto Grimaldi del Polo Tecnologico Grimaldi-Pacioli-Petrucci-Ferraris-Maresca assieme a vari rappresentanti di autorità civili e militari. Dopo la proiezione di un video d'archivio nel quale Bruno Vespa narrava nel dettaglio il momento della cattura di Moro, durante l'agguato di Via Fani in quel 16 marzo 1978, a prendere la parola è stato il Presidente della Camera di Commercio di Cz-Kr-Vv, Pietro Falbo, che ha aggiunto alcuni dettagli alla narrazione e si è detto emozionato dal "coinvolgimento delle persone qui oggi, perché la storia del rapimento di Aldo Moro è la storia del nostro Paese. Grazie a Dio l'Italia non è più quella dell'epoca, anche grazie al cambiamento della geopolitica internazionale". Subito dopo, spazio a un saluto in video da parte del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, l'On. Wanda Ferro: "Le Giornate della Legalità sono importanti per diffondere cultura, etica e rispetto. Da giovane, mi è sempre rimasta impressa una foto di Aldo Moro in spiaggia accanto alla figlia Agnese: lui, in giacca e cravatta, disse che essendo rappresentante del popolo italiano doveva essere sempre dignitoso e presentabile. Forse, oggi, le istituzioni hanno perso questo rispetto in Parlamento".

Altri saluti sono arrivati dal Prefetto di Catanzaro, Castrese De Rosa, che ricorda i momenti del rapimento di Moro come attimi di "sgomento e apprensione tremenda", ringraziando i ragazzi per la partecipazione all'evento, così come dal Questore di Catanzaro, Giuseppe Linares, che ha sottolineato l'importanza di "ricordare per sapere e per capire affinché, attraverso l'esempio di Aldo Moro, possiamo diventare uomini migliori". Il Rettore dell'Umg, prof. Giovanni Cuda, ha invitato i giovani ad ascoltare questa storia per "trarne insegnamento e farvi guidare verso un futuro costruito su scelte di legalità". "Studiare suscita riflessioni critiche, conoscere significa emanciparsi" ha detto il Comandante della Legione Carabinieri Calabria, Riccardo Sciuto, "Aldo Moro ci lascia una serie di eredità politiche, morali, intellettuali, storiche che non vanno dimenticate". Il Comandante Regionale della Guardia di Finanza, Gianluigi D'Alfonso, invece ha sottolineato quanto "testimonianze materiali come la vettura fa capire quanto siano state impattanti queste vicende nella storia del Paese e sicuramente la mia scelta professionale è stata condizionata dall'essere partecipe a questi grandi eventi. Moro, tra le altre cose, introdusse l'educazione civica nelle scuole e questo ne sottolinea l'integrità morale e il profondo senso di legalità".

Dopo un video realizzato dagli studenti della 5°C dell'Istituto Grimaldi, la parola è passata a Gero Grassi, ex Deputato e Proponente della Commissione d’Inchiesta Moro 2. "La mia emozione oggi è doppia perché non mi era mai capitato di vedere tante istituzioni collaborare assieme: qui Questura, Prefettura, Camera di Commercio, Università, Comandi di Guardia di Finanza e Carabinieri hanno creato un unicum in Europa. Il sentimento aumenta perché per la prima volta in Italia la Renault si muove: quella macchina è come la Pietà di Michelangelo e Moro è il Cristo Morto, la Renault parla all'Italia di domani, non a quella di ieri". Il profondo conoscitore della vicenda del rapimento e dei 55 giorni di prigionia di Moro ha poi dato vita alla sua relazione sull'argomento, partendo dalla carriera universitaria affrontata brillantemente con tredici 30 e lode e otto 30, passando per il suo approdo alla cattedra dell'Università di Bari, dalla quale pronunciò "La persona prima di tutto", frase che lo portò a problemi con la Polizia Fascista nel 1941. Ed è proprio la necessità di rendere la persona centrale ad essere una delle convinzioni di Moro, riuscendo a dare la sua impronta nella Costituzione. La narrazione si sposta poi sulla Conferenza di Jalta, nella quale, nel 1945, Stati Uniti, Russia e Regno Unito si "divisero il mondo: ai sovietici andò l'est, agli Usa l'ovest, i britannici si presero le colonie e il protettorato sull'Italia. I comunisti italiani cantavano Bandiera Rossa ma sapevano di non poter arrivare mai al governo". Dopo la fondazione della Repubblica, Moro nel 1957 diviene Ministro dell'Istruzione e si pone il problema della scuola: "Prova a creare la scuola dell'obbligo ma non ci riesce per le proteste dell'imprenditorialità meridionale, riesce comunque ad aumentare la soglia fino alla licenza media. Poi, arriva la televisione: Moro crea così il più grande programma televisivo italiano, Non è mai troppo tardi. Dal '57 al '71 il Maestro Alberto Manzi, comunista, insegnò a leggere e scrivere a tantissimi italiani, tra cui una donna 88enne di Cosenza che divenne la persona più anziana ad aver acquisito la licenza elementare. In questo contesto viene fuori, da alcuni atti del Governo inglese, uno scritto in cui si attesta che in Italia ci sono due matti: Enrico Mattei, che vuole rendere l'Italia autonoma dal punto di vista energetico, ed Aldo Moro, che vuole costruire l'Europa dei popoli senza il consenso dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale; entrambi devono essere dissuasi e, se ciò non è possibile, bisogna applicare la soluzione finale". 

Mattei fu infatti ucciso a Bascapè nel 1962, Moro nel 1964 diventa Presidente del Consiglio e il racconto di Grassi porta alla fondazione delle Brigate Rosse, all'interno dell'Hotel Stella Maris di Chiavari, in provincia di Genova, di proprietà di una parrocchia. "Il brigatista Franceschini racconta che al convegno erano presenti più carabinieri che brigatisti perché le brigate dovevano fare ciò che l'arma non poteva compiere, ovvero destabilizzare l'Italia. Numerose furono le stragi terroristiche che l'Italia subì in quegli anni tra cui quella del treno Italicus dal quale, curiosamente, Moro fu fatto scendere qualche minuto prima della partenza. Alla vigilia del rapimento, Moro si trovava in Università e, in una battuta, disse al suo assistente, il Professor Tritto, che gli sarebbe stata fatta fare la fine di John F. Kennedy". Si arriva poi all'agguato di Via Fani, sul quale Grassi ha molto da dire: "Abbiamo constatato che i carabinieri della scorta furono uccisi da proiettili sparati a una distanza di 15-20 centimetri e, trattandosi di uomini d'Arma integerrimi, sospettiamo che conoscessero i propri assassini. Abbiamo rinvenuto un cablogramma datato 28 febbraio 1978 del Capo dei Servizi Segreti in Medioriente che avvisava di un imminente attentato terroristico di caratura internazionale a Roma e questo fa capire la slealtà di alcuni uomini. Abbiamo accertato in Commissione, al contrario di quanto si diceva, che gli spari sono arrivati sia dal lato sinistro che dal lato destro e, dopo alcuni colloqui con Franceschini, non abbiamo ancora chiaro chi sia stato ad aver materialmente sparato quel giorno. Forte è stato, sicuramente, il coinvolgimento della loggia P2: su quaranta membri della Commissione incaricata di cercare Moro, 39 erano iscritti ad essa e l'unico non iscritto fu sostituito dopo la prima seduta. Per la prima ed unica volta, il Governo approva un Decreto Legislativo, poi convertito in Legge, secondo il quale il potere giudiziario romano sul caso Moro viene subordinato al placet del Ministero degli Interni. In quei 55 giorni, i giornali ricevettero le veline da pubblicare a riguardo". 

Le numerose scoperte sul caso Moro sono consultabili liberamente e gratuitamente sul sito di Grassi, che ha elaborato legami tra le Brigate Rosse, la P2, il governo, la Banda della Magliana, fino ad arrivare al ritrovamento della macchina e all'arresto del suo proprietario, Filippo Bartoli, che aveva però regolarmente sporto denuncia per il furto, pratica che fu però smarrita: "Quando donò la Renault al Museo della Polizia, Bartoli mi disse di averlo fatto per ricordare alle Forze dell'Ordine di averlo arrestato ingiustamente". Secondo Grassi, "in questo caso, bene e male sono trasversali: le testimonianze ci descrivono una cella che non può esistere visto lo stato del corpo di Moro al momento dell'autopsia. Pensiamo che, al 99%, Moro fu imprigionato in Via Massimi 91 a Roma, dove si trovano delle palazzine di proprietà del Vaticano e gestite da Paul Marcinkus, vescovo americano a capo dello Ior". La figura di Marcinkus viene fuori come altamente implicata nel rapimento Moro stando alle indagini della Commissione proposta da Grassi e alla relazione approvata dal Parlamento nel 2017: "Il primo giornale che mi ha attaccato, dopo la legge, fu Famiglia Cristiana che, probabilmente, sapeva qualcosa a cui io non ero ancora arrivato". Anche l'esecutore materiale dell'omicidio Moro resta un mistero: "C'è una pista legata a Giustino De Vuono, calabrese, famoso per la tecnica della rosata. In seguito alla morte di Moro l'uomo sparì, poi fu dato per morto: ciò che successe, una volta rientrata in paese la salma, fu molto strano. Innanzitutto, la foto sulla lapide non sembra essere la sua; poi, cosa inusuale, i servizi segreti hanno circondato il cimitero in cui è stato sepolto per tre giorni". Grassi si è poi complimentato ulteriormente con l'organizzazione: "Portare qui la Renault 4 è un'idea geniale perché si può toccare con mano il luogo in cui fu ritrovato Aldo Moro, che nella relazione della commissione è definito martire laico per la libertà e la democrazia. Accanto a Moro si trovava la migliore Repubblica italiana, fatta di magistrati straordinari, forze dell'ordine che danno la loro vita per difenderci, istituzioni che vogliono proiettarci verso un futuro migliore che deve passare da questi valori".

Al termine dell'intervento, la sala ha tributato una lunga standing ovation all'ex Deputato, che ha poi accolto alcune domande dei ragazzi dell'Istituto Grimaldi, chiudendo il convegno con una riflessione sulla definizione di "delitto d'abbandono": "Moro fu abbandonato da una parte della magistratura, del parlamento, delle istituzioni, del giornalismo, della sua stessa famiglia: egli fu messo da parte non dai cittadini comuni ma da quelli che contavano e bisognava distruggerlo davanti all'opinione pubblica". Le “Giornate della Legalità” proseguiranno domani nella stessa sede camerale, dove Personale specializzato della Polizia di Stato, insieme al Comitato per l’Imprenditorialità Femminile della Camera di Commercio (CIF) incontrerà gli studenti su “BULLISMO E VIOLENZA DI GENERE-Educazione al rispetto e alla responsabilità. Un momento di confronto e formazione rivolto in particolare ai giovani e al mondo scolastico, con l’obiettivo di promuovere comportamenti responsabili e relazioni reciprocamente rispettose.



Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy . Chiudendo questo banner, o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.