Catanzaro, il Festival d'Autunno si chiude con "Ti racconto una storia" di Edoardo Leo

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  09 novembre 2025 15:18

di GAETANO MARCO GIAIMO

La XXII Edizione del Festival d'Autunno non poteva avere una conclusione migliore: sul palco del Teatro Politeama di Catanzaro, infatti, è andato in scena ieri sera "Ti racconto una storia", spettacolo di Edoardo Leo che, accompagnato dal polistrumentista Jonis Bascir, ha trascinato gli spettatori in un viaggio tra parole, musica e ricordi, un vero e proprio inno alla cultura, alla risata e alla capacità di narrazione. Leo ha messo in scena la centralità della parola in tutta la sua forza e semplicità, su basi musicali suonate dal vivo dal talentuoso Bascir, davanti a una platea da tutto esaurito degna delle migliori occasioni. Si chiude così una rassegna che ha visto in programmazione, a partire dallo scorso 11 ottobre, ben diciotto spettacoli, con otto produzioni originali presentate in anteprima nazionale, come sottolineato in apertura di serata dalla Direttrice Artistica ed Ideatrice del Festival, Antonietta Santacroce.

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"Abbiamo attirato l'attenzione dei media di tutta Italia per questo nostro sforzo", ha rimarcato la Direttrice, "l'idea di CambiaMenti. Linguaggi senza tempo infatti è stata declinata pensando anche al nostro territorio e alle location che ci ospitano. La cultura non ha limiti temporali e lo abbiamo dimostrato con una programmazione eterogenea: il Festival termina qui ma vi do appuntamento al 2026". La scena è stata poi conquistata da Bascir e Leo: sullo sfondo, oggetti di casa, qualche poltrona e tre lavagne che, con appunti confusionari, tracciano le linee guida dello spettacolo. "Sono sempre stato affascinato da quelli che sanno raccontare le storie", afferma l'attore e regista romano, divenuto celebre grazie a pellicole come Smetto quando voglio o Perfetti sconosciuti. Da lì parte l'avventura attraverso diversi modi di narrare: tra un viaggio bislacco nei ricordi del nonno, primo vero cantastorie ammirato da un giovanissimo Edoardo, passando per Gabriel Garcia Marquez, fino a giungere al tema dei ricordi, che farà da anello di congiunzione tra inizio e fine dello sceneggiato.

Lo spettacolo varia ad ogni tappa e si vede: Leo gioca col pubblico, interagisce con i presenti e inventa anche sketch sul momento in base alle loro risposte, con battute ricorrenti date anche dalle situazioni contingenti. "La vita è più buffa di qualsiasi film che voi pensiate di scrivere", annuncia l'attore prima di raccontare alcuni aneddoti anche per spiegare come essi siano "la forma di narrazione preferita dagli attori quando non recitano". Il pubblico si diverte, applaude e partecipa attivamente alla performance, come quando viene enunciato il decalogo su come cambiare un pannolino scritto da Alessandro Baricco. Si arriva al nobile genere della barzelletta: "L'etimologia di questa parola è incerta, così come chi le crea, però sappiamo una cosa: la risata è una reazione primitiva universale. L'umorismo è la cosa più vicina alla poesia". Dopo un omaggio al "più grande raccontatore di barzellette d'Italia", Gigi Proietti, e un simpatico siparietto su Pierino con due giovani spettatori, Luciana e Walter, il monologo successivo è tagliente e da brividi: "Dobbiamo tenerci stretti i nostri comici, satira e umorismo si fanno sempre dal basso verso l'alto. Fare commedia è fare cultura, perché la commedia è il racconto delle nostre vite, serie o tragicomiche che siano. La cultura è sempre l'ultimo raggio di sole prima del buio".

Si spengono le luci su questa frase prima che Bascir intoni una canzone, introducendo il prossimo racconto di Leo incentrato su un fax che faceva molto ridere suo padre e che rappresenta un esempio di "letteratura comica involontaria". I ricordi sono, come già detto, il trait d'union di tutta la trama e, con un breve racconto, l'attore introduce quella che per lui è la canzone della sua vita, Nebraska di Bruce Springsteen, intonandola poi assieme all'amico musicista. "Mi chiamo Edoardo Leo, racconto storie per mestiere e in serate come queste penso che sia la cosa più bella che mi potesse capitare nella vita". Chiuso il sipario, la sala ha tributato una meritata standing ovation ai due protagonisti della serata, che hanno dato un degno finale al Festival d'Autunno: dopo quasi un mese dal suo inizio, la kermesse si può dire soddisfatta nella sua mission di promozione e produzione culturale, avendo coinvolto moltissime persone nella magia del teatro, della danza, della musica e della comicità, diffondendo l'Arte in tutte le sue forme in una riuscita commistione tra tradizione e modernità.


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