Catanzaro, il saluto di Matarese ad Abramo: "Andrai via da perdente"

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  01 maggio 2022 12:22

Riceviamo la lettera di Giovanni Matarese indirizzata al sindaco della città di Catanzaro, Sergio Abramo

Caro Sergio,
le nostre strade non si incontrano più da tempo, è vero, ma a me piace ricordare quando i nostri rapporti erano cordiali e amichevoli.
Una amicizia di vecchia data, non profonda, ma rispettosa e sincera, nata con u Vanderi fa i piombi dell'antica tipografia di tuo padre, don Antonio.
 
Divenuto primo cittadino, è stata MIRABILIA che ci ha fornito le opportunità per alimentare un rapporto di reciproco apprezzamento.
I risultati vivono ancora nella memoria di tutti e sulle pagine dei giornali d'epoca: MIRABILIA era divenuta una delle dieci Rievocazioni Storiche più importanti d'Italia. In effetti in quei primi anni della tua sindacatura, tutta Catanzaro sembrava pervasa da nuova energia.
Poi successe qualcosa. Quel treno lanciato in corsa cominciò a sbuffare, ad arrancare, a fermarsi e ripartire senza raggiungere più alcuna direzione utile, percettibile.
 
Anche i risultati in precedenza raggiunti si annebbiarono, tutta la città si cominciò ad ammantare di una nebbia fitta che nemmeno i venti catanzaresi riuscirono più a dissolvere. Pure MIRABILIA esaurita la grande spinta iniziale, rallentava i suoi ritmi e accettava di procedere a scartamento ridotto. Oggi, tutta Catanzaro avverte il desiderio di un risveglio da un torpore che dura ormai da troppo. Tutti auspichiamo una nuova primavera. 
 
Tu non rappresenti più la speranza, ma la briglia che ostacola sta città a crescere. Col tuo avvento tutto è cambiato ma perché tutto rimanesse come prima: stantìo, vecchio, senz'anima!  E si, perché non c'è una sola opera vanto del tuo agire che concretizza le promesse sbandierate. Tutto langue, soffre, è abbandonato a sé stesso! 
 
E non parlo di opere fisiche, di muri e strutture, ma di qualità della vita, di progresso, sviluppo, prospettive. Nessun treno passa più da Catanzaro! I risultati sono sotto gli occhi di tutti: caos, incertezza, disordine, degrado, stanchezza, delusione, disillusione, rassegnazione. Le poche rondini che volano, più per la caparbietà e le capacità di pochi, non fanno più primavera, non danno speranza. La ferita più grossa, piaga purulenta ormai, è la fuga dei nostri giovani e dei loro genitori rassegnati. Seppur tu non sia responsabile di tutto, non è colpa tua se i venti non soffiano più nella giusta direzione, tu comunque andrai via da perdente.
 
Per tutti, anche per me!
Ad maiora, Sergio.

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