Catanzaro, la Camera penale in vista al carcere: "I temi più critici le carenze di personale medico, assistenziale e amministrativo"

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images Catanzaro, la Camera penale in vista al carcere: "I temi più critici le carenze di personale medico, assistenziale e amministrativo"

  26 agosto 2025 10:05

  “Bisogna aver visto”: così titolava Piero Calamandrei, nel 1948, nell’articolo pubblicato su Il Ponte in cui denunciava la condizione disumana delle carceri italiane. Citando Filippo Turati, scriveva: "Noi crediamo di aver abolito la tortura, e i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura più raffinata; noi vantiamo di aver cancellato la pena di morte dal codice penale comune, e la pena di morte che ammanniscono goccia a goccia le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice; noi ci gonfiamo le gote a parlare di emenda dei colpevoli e le nostre carceri sono fabbriche di delinquenti, o scuole di perfezionamento dei malfattori".

Parole scritte oltre settant’anni fa, eppure ancora drammaticamente attuali come si legge nella relazione a cura degli avvocati Francesco Maria Ielapi, Antonio Gustavo Mungo, Alessandra Coppolino, Angela Amato, coordinata dagli avv. Vincenzo Galeota e Pietro Mancuso all'indomani della visita  della Camera Penale “Alfredo Cantàfora” di Catanzaro  alla Casa Circondariale “Ugo Caridi”, in occasione della festività di Ferragosto, aderendo all’iniziativa promossa dall’UCPI e dall’Osservatorio carcere nazionale.

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La visita istituzionale

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L’accesso del 14 agosto 2025, guidato dal Presidente Francesco Iacopino, ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti delle istituzioni e del mondo forense:

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  • Filippo Mancuso, Presidente del Consiglio Regionale della Calabria;
  • Gianmichele Bosco, Presidente del Consiglio Comunale di Catanzaro;
  • Luciano Giacobbe, Garante per i diritti dei detenuti;
  • Valerio Murgano, componente di Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane;
  • Leo Pallone, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici e Direttore della rivista Ante Litteram;
  • una delegazione della Camera Penale di Catanzaro: insieme al Presidente Iacopino hanno partecipato il Segretario Avv. Antonella Canino, i Consiglieri Avv.ti Stefania Mantelli, Angela La Gamma e Vincenzo Galeota (componente dell’Osservatorio Carcere dell’UCPI) i Probiviri Avv.ti Vincenzo Ranieri e Piero Mancuso, nonché i soci Avv.ti Antonio Gustavo Mungo, Alessandra Coppolino, Adriano Anello, Francesco Ielapi, Francesca De Fine, Francesco Mancuso e Danila Scicchitano.

La visita ha avuto inizio con una riunione preliminare presso gli uffici della Direzione, alla presenza della Direttrice Dott.ssa Patrizia Delfino, di parte del suo staff e di una delegazione della Polizia Penitenziaria. In tale occasione sono stati affrontati i temi più critici riguardanti l’istituto: carenze di personale medico, assistenziale e amministrativo, nonché le problematiche strutturali della Casa Circondariale.

Nel corso della riunione sono stati richiesti chiarimenti in merito alla notizia riportata sulla stampa locale secondo la quale dal 2024 ad  oggi presso l’istituto di pena sono stati registrati 39 tentativi di suicidio.

La Direttrice, Dott.ssa Patrizia Delfino, ha inteso precisare al riguardo che la notizia non aveva reale fondamento perché molti degli episodi elencati sarebbero da classificare come “gesti dimostrativi” finalizzati ad ottenere particolari benefici; 11 dei  tentativi sarebbero stati compiuti dallo stesso detenuto; la gran parte dei casi riguarderebbe soggetti affetti da patologie psichiatriche.

In merito, poi, ai detenuti con patologie psichiatriche, è emerso che ammontano a 174 su una popolazione di 625 unità (quasi il 30%), numero di gran lunga superiore alle possibilità ricettive dell’istituto, e che nell’istituto di pena vi sono soltanto 4 psicologi. La Direttrice ha sottolineato come il coinvolgimento della politica sia indispensabile per migliorare le condizioni di vivibilità dei detenuti e quindi per finanziare interventi urgenti di adeguamento della struttura attraverso la ristrutturazione delle sezioni più obsolete, l’adeguamento dell’impianto idraulico, la costruzione di docce per ogni cella, il rifacimento degli impianti elettrici, non più a norma, nonché dei tetti e delle facciate ormai deteriorate.

La riunione ha consentito di apprendere della presenza di 625 detenuti, a fronte della capienza nominale di 680 unità e, anche, che di essi circa il 50% sono giudicabili, quindi in attesa di giudizio,  a fronte di una media nazionale del 24%, mentre quelli che hanno già riportato sentenza definitiva di condanna sono 356.

Il numero degli educatori in servizio è pari a 10 unità, ritenuti insufficienti rispetto alle esigenze della popolazione carceraria.

"La direzione non ha fornito altre informazioni ritenendo che le risposte alle domande riportate nel questionario predisposto dall’UCPI, riferibili (anche) a dati sensibili, richiedesse la previa autorizzazione del DAP. Ha tuttavia trattenuto copia del questionario impegnandosi a compilarlo ed inoltrarlo a seguito dell’ottenuta apposita autorizzazione. È emersa, ancora, la necessità di garantire la condivisione delle relazioni di sintesi nel caso di trasferimenti dei detenuti, affinché il lavoro svolto non vada perduto. La Direzione ha riferito dell’esistenza di un sistema telematico interno su cui vengono caricati i dati educativi". 

La delegazione ha quindi  visitato diverse aree della Casa Circondariale:i locali per fisioterapia e riabilitazione nella quale è presente una piscina non utilizzata per assenza di bagnini e di  fisioterapisti; i reparti medici specialistici (cardiologia, oculistica, psichiatria); l’area degenza nella quale dopo le ore 20,00 non è presente il medico; il laboratorio di pasticceria, una delle cucine e gli spazi comuni.

"Molti detenuti hanno lamentato ritardi nell’assistenza medica. Particolarmente grave il caso di una persona detenuta, colpita da infarto, che ha dichiarato di aver atteso quattro ore prima di ricevere cure. Le interviste con i detenuti della sezione “Alta Sicurezza” hanno fatto emergere che i ristretti lamentano: il funzionamento di sole  4 docce disponibili sul totale delle 8 esistenti; l’assenza di presidio medico notturno; le poche ore d’aria fruibili, 2 al mattino e 2 al pomeriggio, nelle ore più calde della giornata; la sovrapposizione degli orari di fruizione delle docce con quelli riservati alle ore d’area; le ridotte dimensioni delle celle, di circa di 12 mq (inclusi gli arredi), che ospitano fino a tre detenuti; il mancato riscontro delle istanze rivolte alla Direzione;  l’insofferenza per il regime ostativo e per le sporadiche visite del Magistrato di Sorveglianza;  il divieto di ricevere pacchi alimentari dalle famiglie; l’assenza di frigoriferi nelle celle e, addirittura, nel piano (presente un solo surgelatore per sezione); le condizioni climatiche insostenibili (assenza di aria condizionata); le carenze strutturali e manutentive (ascensore spesso guasto, area esterna fatiscente, lavanderia a pagamento); i ritardi nelle cure anche per patologie gravi;  le difficoltà di comunicazione con le famiglie;  i trasferimenti da altri istituti a Catanzaro di detenuti gravemente malati, essendo il carcere classificato come “centro clinico”, sebbene l’assistenza sanitaria non sia assicurata h/24; il diffuso senso di abbandono".

"Nella sezione “Media Sicurezza” i detenuti hanno lamentato: l’impossibilità di effettuare telefonate nei giorni festivi;  le celle sovraffollate;  i disservizi sanitari analoghi a quelli dell’Alta Sicurezza;  la mancata consegna di certificazioni INPS;  l’insufficienza del “modello 72” e l’impossibilità di acquistare le sigarette elettroniche; le attrezzature fatiscenti della palestra ; la mancanza di sedie, materiali ricreativi e artistici; l’impossibilità di comunicare via email con le famiglie;  le poche telefonate concesse; l’assenza di un adeguato contatto con la rete familiare".

Considerazioni conclusive

"La visita ha offerto ai partecipanti non solo una ricognizione delle condizioni materiali della struttura, ma soprattutto un momento di riflessione sul significato stesso della pena. Incontrare i detenuti nei luoghi normalmente preclusi all’osservazione esterna ha consentito di cogliere la misura della sofferenza quotidiana e della compressione dei diritti fondamentali, che non può essere restituita da un semplice dato statistico. Come ricorda l’iscrizione posta all’ingresso dell’ex carcere di Pianosa: «Qui entra l’uomo, il reato resta fuori». Dovrebbe essere così. Ma non lo è. Restituire centralità alla persona significa garantire che la pena non si trasformi in abbandono o, peggio ancora, in rancorosa vendetta sociale, aggiungendo sofferenza ulteriore rispetto a quella insita nella sua espiazione, ma in un percorso in cui la dignità non venga mai sacrificata. Si auspica, pertanto, che le richieste emerse durante la visita non si dissolvano nell’indifferenza, ma trovino risposte concrete, per restituire umanità e diritti a chi vive la condizione detentiva". 

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