Catanzaro, la città chiusa a pranzo

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L'isola pedonale su Corso Mazzini
  03 agosto 2025 16:55

di FABIO SCAVO

Catanzaro, cuore della Calabria, città di panorami mozzafiato e storia millenaria, custodisce un paradosso che suona come una nota stonata nell’armonia di una domenica estiva: alle ore 14:15 di una domenica d’agosto, nel pieno centro storico, il cittadino affamato o il turista curioso non trova neanche un locale aperto dove poter pranzare. Nessuno. Neppure uno.

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Il centro storico dovrebbe essere il salotto buono della città, quello che accoglie, che dialoga, che vive. Dovrebbe pulsare di vitalità, profumare di cucina locale, vibrare di passi e chiacchiere. Invece, è silenzio. Serrande abbassate. Tavoli vuoti. Come se una città intera avesse deciso di chiudere i battenti proprio quando dovrebbe mostrarsi nel suo splendore.

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Le 14:15 non sono un orario impossibile. In pieno agosto, con il sole alto e le strade affollate, sarebbe naturale cercare ristoro e convivialità. Eppure, sembra che non si consideri il centro storico come spazio di accoglienza. È come se la città si dimenticasse di sé stessa, negando quel “vivere” che dovrebbe esserle connaturato.

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Non è solo una questione di ristorazione. È un sintomo. Un segnale di una città che fatica a crederci, a investire sul proprio volto. Se il centro storico non offre nemmeno il minimo per vivere la quotidianità, come può attrarre, ispirare, trattenere?

“Mi dite cortesemente, dove si trova la Catanzaro da vivere?” è una provocazione gentile, un appello che va oltre la fame di un pranzo: è fame di futuro, di orgoglio urbano, di senso civico. È il richiamo a una responsabilità condivisa tra istituzioni, commercianti, cittadini. Perché vivere la città non è solo abitare una geografia. È prendercene cura, renderla accogliente, riconoscerla come spazio di relazione.

Catanzaro ha tutte le carte per essere vissuta e amata: la sua storia, le sue persone, i suoi scorci. Ma serve uno scatto. Un’apertura, letterale e simbolica. Magari cominciando proprio da quella domenica d’agosto, alle 14:15, quando qualcuno – affamato di bellezza e di pane – cerca semplicemente un locale aperto nel centro della città.

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