di IACOPO PARISI
Un pubblico attento e partecipe ha animato l’auditorium del centro polivalente "Maurizio Rossi" di Catanzaro, in occasione dell’apertura del ciclo di incontri Tutta n’atra storia, ideato dallo storico, docente e saggista Giuseppe Ranieri. Il progetto nasce con l’intento di dare voce a eventi e protagonisti rimasti ai margini della narrazione ufficiale, riscoprendo pagine dimenticate della storia locale. Una vera e propria operazione culturale che punta a coinvolgere soprattutto le giovani generazioni, proponendo una storia più umana, concreta, fatta di luoghi, volti, vite vissute.
“La principale scommessa – ha spiegato Ranieri – è creare un punto d’incontro tra studiosi di generazioni diverse, in un cantiere aperto sul territorio. Vogliamo svecchiare la narrazione storica, troppo spesso ridotta a una lista di date, battaglie e nomi. Da docente, lo dico con il cuore in mano, è difficile far appassionare i ragazzi alla storia se la si racconta in modo sterile. Invece, ripercorrere le vicende locali può aiutarci a formulare nuove domande su chi siamo, a contrastare l’immagine di un territorio passivo e riscoprire come la nostra comunità abbia contribuito attivamente alla storia.” Un progetto, quindi, che unisce rigore storico e impegno civile, cercando nuovi linguaggi e strumenti per costruire consapevolezza.
L'evento, moderato magistralmente dalla giornalista Rosita Mercatante, gode del patrocinio del Comitato Dante Alighieri di Catanzaro e dell’Arci Catanzaro, i cui rispettivi presidenti, Teresa Rizzo e Rosario Bressi, hanno aperto i lavori sottolineando l’importanza del recupero delle tradizioni locali come forma di conoscenza e resistenza culturale. “La Dante Alighieri non poteva non cogliere un’occasione come questa – ha affermato Teresa Rizzo – perché mette al centro la storia locale, fatta di microstorie, di radici profonde che troppo spesso rischiano di essere dimenticate. La missione della nostra associazione è proprio quella di promuovere la lingua e la cultura italiana, non solo in Italia ma in tutto il mondo, attraverso i nostri comitati.” Rosario Bressi ha evidenziato l’importanza del progetto nel rafforzare il legame con il territorio: “Abbiamo scelto di patrocinare questa iniziativa perché affronta temi che per noi sono centrali: la tutela dei diritti, la valorizzazione delle tradizioni e delle comunità locali. Per noi è stato naturale sostenere un progetto come questo, che racconta la Calabria in modo nuovo e autentico. Troppo spesso tendiamo a piangerci addosso, senza renderci conto che per dare valore alla nostra terra dobbiamo imparare a narrarla. ‘Tutta n’atra storia’ è un esempio virtuoso di come si può fare cultura partendo da ciò che ci appartiene, restituendo dignità e memoria alle nostre radici.”
La storica Sarah Procopio, vincitrice di un dottorato di ricerca in un'università francese proprio per il commercio della seta in Calabria, è protagonista della relazione centrale dal titolo I rapporti socio-economici nell’industria della seta. Il caso di Catanzaro. Ha condotto i presenti in un viaggio nella storia della seta calabrese, focalizzandosi non tanto sulla produzione, ma sulle condizioni di vita e di lavoro di chi rendeva possibile la filiera serica: braccianti, contadini, famiglie intere. "Si parla molto della seta e del prestigio che questa industria ha portato alla nostra città, ma raramente ci si sofferma su chi realmente ne ha sostenuto il peso con il proprio lavoro. È fondamentale analizzare i rapporti socio-economici che caratterizzavano questa filiera, dalle mani che producevano il filato fino alla realizzazione dei preziosi drappi. A emergere è un sistema dove, pur nella ricchezza generale generata, i lavoratori spesso vivevano in condizioni di estrema precarietà e sfruttamento."
Ha poi tracciato un quadro storico ampio, spiegando le origini e l’evoluzione della produzione serica in Calabria: "Nel X secolo, quando la Calabria era parte dell’Impero bizantino, si avvia la gelsibachicoltura come risposta alla richiesta imperiale di materia prima per la seta. Le maestranze erano a Costantinopoli, ma la produzione del baco veniva delegata ai territori provinciali come il nostro, fertili e adatti alla coltivazione del gelso. Così la Calabria entra nella rete produttiva internazionale, ruolo che manterrà per secoli."
Infine, uno sguardo al presente: "Oggi realtà come il progetto ‘Nido di Seta’ rappresentano eccezioni virtuose, che ripercorrono l’intera filiera e mantengono viva una memoria importante. Ma è difficile pensare a un vero ritorno alla produzione serica su larga scala. Tuttavia, esistono prospettive interessanti, come quelle sperimentate dal CREA di Padova, che studia applicazioni moderne della gelsibachicoltura, ad esempio nel settore cosmetico. Resta il valore culturale, identitario e documentale di questo patrimonio, che va assolutamente preservato e raccontato."
A completare il quadro, offrendo un originale intreccio tra narrazione storica e letteratura, è intervenuto lo scrittore e docente Pietro Comito, autore del romanzo 'Seta Marina'.
"Ho cercato di raccontare la grande stagione della seta calabrese partendo da una ricerca accurata, tra gli archivi di Napoli, Catanzaro e Vibo Valentia, focalizzandomi sul XVI secolo. La borsa della seta di Monteleone – l’attuale Vibo Valentia – rappresentava un punto nevralgico: lì veniva stabilito il prezzo della seta per tutta la Calabria e per il Regno delle Due Sicilie. Era un centro commerciale di rilievo, tanto che città come Firenze, Genova e Venezia accorrevano per accaparrarsi il prodotto."
Comito ha scelto di veicolare questo patrimonio attraverso la forma romanzesca, pensata soprattutto per i più giovani: "Ho costruito un romanzo che si muove tra fantasia e realtà, con un linguaggio semplice, immediato, proprio per coinvolgere i ragazzi. Da insegnante vedo ogni giorno quanto poco conoscano la storia del proprio territorio, e questo mi spinge a cercare forme nuove per raccontarla. 'Seta Marina' parte dalla figura di un disegnatore di seta, ma da lì si sviluppa una narrazione che tocca i temi della vita quotidiana, degli amori proibiti, delle persecuzioni contro gli ebrei, delle banche fiorentine e dei giochi di potere nei feudi del tempo. È un modo per rendere la storia viva e accessibile."
“Tutta n’atra storia” si configura così come un vero e proprio laboratorio di memoria e consapevolezza, dove il passato non è solo oggetto di studio, ma una risorsa per capire chi siamo e da dove veniamo. Un’occasione per riallacciare fili spezzati e per tramandare alle nuove generazioni un patrimonio che, se non custodito, rischia di svanire del tutto.
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