Catanzaro, la storia di don Aldo e dei sogni di una periferia che non vuole arrendersi

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  26 novembre 2024 10:57

 di TERESA ALOI

Alle sue spalle un arcobaleno dipinto da mani che hanno provato a dare colore a una parete bianca. Davanti a lui, una porta danneggiata, presa  a martellate da chi ha violato quei luoghi "sacri".  Sacri, già. Perché lì, nei locali attigui alla parrocchia, nel quartiere Pistoia, periferia sud del capoluogo, don Aldo Di Girolamo, viceparroco della chiesa di Santa Maria della Speranza di viale Isonzo, cerca di ridare speranza a chi l'ha persa o non l'ha mai avuta.

 

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Paradossi di una periferia perennemente "ammalata", dove si respira un disagio che nessun amministratore  di qualunque colore politico ha rimosso, forse dimenticato, ignorato. Eppure, chi vive lì ha il diritto di poter usufruire di servizi e vivere  in un ambiente "salubre" che sia degno di tale nome.

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Sono in tanti, lì, ai margini della città, scollati come non mai. Sono figli, madri, padri  di quella periferia intesa come luogo di esclusione e di distanza non solo in fatto di chilometri.

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Angela e Sabrina  (i nomi sono di fantasia per tutelare la privacy, ndr) e i loro sogni - diventare l'una cuoca e l'altra maestra - che fanno a pugni  con quella realtà difficile. 

Ma non è mai troppo tardi. Perché quando sulla tua strada incontri don Aldo, tutto è possibile. E la speranza non è destinata a restare tale. E' qui, in periferia da più o meno un anno. Ci è arrivato dopo aver trascorso 23 anni in Brasile, dove ha raccolto quell'eredità pesante di non arrendersi mai nella vita. Di non arrendersi mai davanti agli ostacoli. Punti  di partenza per crescere.

Il dopo scuola ai bambini, quell'opera di alfabetizzazione importante per proiettarsi in un futuro prossimo. "Qui - racconta don Aldo - c'è chi non conosce neanche l'alfabeto. L'italiano, per alcuni di loro,  è una lingua straniera e, quando parlano, lo fanno solo in dialetto, anche a  scuola, per quel poco che la frequentano. Non riescono a mettere su una frase. Una volta chiesi a un bimbo cosa fosse un albero: non seppe rispondere".  

Difficile crederci. Ancora più difficile accettarlo. "Ho conosciuto bimbi già in un cammino di delinquenza. Qui, siamo una goccia in mezzo al mare". Qui, o meglio lì, nel quartiere Pistoia, non c'è un giardino, un'area verde, un gioco". E a nulla vale la promessa di un regalo - "una bicicletta fiammante" - per convincere chi ha solo 6 anni a imparare a leggere a e scrivere. Perché lì, a  Pistoia, non è questa la priorità.  

 

 

 

 

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