Catanzaro, “Libri e Bollicine”: presentato il libro “L'ultima estate canara” di Fernanda Gigliotti

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  13 aprile 2025 16:07

di MARCO VALLONE

E' stato presentato ieri pomeriggio, presso l'Hotel Guglielmo a Catanzaro, il libro “L'ultima estate canara” di Fernanda Gigliotti nell'ambito dell'XI edizione della rassegna “Libri e Bollicine”, ideata da Salvatore Sangiuliano e dalla sua agenzia Annozero Eventi. L'appuntamento è stato moderato dalla giornalista Anna Trapasso ed ha visto la partecipazione, oltre che dell'autrice del romanzo, anche del giornalista e scrittore Bruno Gemelli che ha contribuito a un proficuo dibattito che ha piacevolmente interessato coloro che hanno assistito all'evento.

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L'autrice, Fernanda Gigliotti, è un'avvocata di Nocera Terinese, in provincia di Catanzaro, e si è distinta negli anni per azioni a tutela dell'ambiente, della promozione ed affermazione di diritti civili, e nella difesa dei diritti degli animali. E' stata componente dell'assemblea nazionale del Partito Democratico, oltre che dell'Associazione Radicale “Certi Diritti”.

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“L'ultima estate canara”, edito da Officine Editoriali Da Cleto, è un libro che, incentrandosi sulla storia dell'ultima estate trascorsa insieme da parte di due amiche del cuore, Adriana e Giannina, le cui vite vengono improvvisamente sconvolte da una grave malattia, affronta diverse tematiche: dall'amicizia alle pari opportunità, fino ad arrivare ad argomenti di marca più prettamente bioetica: il fine vita e il testamento biologico. Come mai Fernanda Gigliotti ha deciso di trattare questa tipologia di questioni? “Il tema che ho trattato appartiene a ciascuno di noi – ha evidenziato l'autrice -. E' un tema che da tanti anni, personalmente all'interno del Partito Democratico prima ma di altre manifestazioni e forze politiche poi, con i Radicali e tante altre associazioni, abbiamo cercato di sostenere in lungo e in largo per la penisola e non solo. Da ultimo con l'Associazione Carminella APS di Roma, dove il libro è stato presentato per la prima volta (nello scorso novembre ndr). Il romanzo si avvale della prefazione di Mina Welby e della postfazione della psicoterapeuta Maria Rosaria Bianchi, con cui abbiamo sostenuto in questo momento anche quelle che sono le scelte della Corte Costituzionale. Non dico la legalizzazione dell'eutanasia, ma la libertà di coscienza rispetto a chi vuole vivere e morire scegliendo come fare. Soprattutto non trascurando un aspetto, che non è marginale – ha rilevato Fernanda Gigliotti -: la dignità della vita, la cura della vita e la cura della scelta e del rispetto della scelta di chi, nel momento in cui si ammala, diventa anche incapace”.

“Perché il problema è proprio questo: un conto è arrivare ad essere malato terminale consapevole, cosciente, e quindi decidere cosa fare della propria esistenza. Un conto invece – ha sottolineato l'autrice del libro presentato ieri pomeriggio -, come è accaduto alla protagonista del mio racconto, è arrivare a diventare un vegetale, una persona che non è più in grado di decidere per se stessa, e che ha lasciato ad altri la cura del suo trapasso, del suo fine vita ed anche del dopo fine vita. Quella del libro è una storia anche di amicizia, di legami che vanno al di là della famiglia. E quindi, anche qui, una difesa, una tutela della scelta della persona. Quante volte abbiamo assistito, negli ultimi anni, a fatti di cronaca in cui una persona si è affidata all'amica, piuttosto che al figlio, piuttosto che a un padre ecc... Uno, quando è capace di intendere e di volere, deve avere il diritto di scegliere a chi affidare le proprie 'sorti', perché spesso i familiari, senza nulla togliere ovviamente alle famiglie, non sono meno delle amicizie, non sono meno degli amori, non sono meno delle persone con le quali si convive. Non è il tema del libro - ha commentato Fernanda Gigliotti -, di questo romanzo, ma è stato il tema per molto tempo, fino a quando non sono state approvate le unioni civili, anche delle coppie omosessuali. Per cui una persona, con la quale tu hai condiviso un percorso di vita, non può esserti vicino nel periodo della malattia o addirittura nel periodo della grande fragilità del fine vita”.

Il libro, però, non vuole trattare solo temi etici. Si parla anche di amicizia, di pari opportunità, della Calabria. Come si lega tutto ciò alle questioni forti di cui si è discusso fino ad ora? “Il libro non è sul fine vita, anche se il 'fine vita' fa parte della vita e quindi è un libro sulla vita. E' un libro sull'amicizia – ha affermato Fernanda Gigliotti -, sulla profondità dell'amicizia, sull'emancipazione delle donne in una terra di Calabria che non è ostile più di altre ma non è una regione facile, evidentemente. Ed è anche la sfida di due amiche che hanno realizzato tanto nella loro vita, oltre ad essere chiaramente anche il racconto di quelle che sono le problematiche sulla malattia, sulla sanità calabrese. Cioè c'è un po' di tutto, ma fondamentalmente è un libro sulla vita. E' un libro che induce a una riflessione, sulla fragilità dell'esistenza, sulla volatilità dell'esistenza e su quanto breve è il tempo di una vita rispetto a quello che è l'eternità di quello che ci precede e di quello che segue. Noi siamo un frammento – ha evidenziato Gigliotti in un'intensa riflessione -, e spesso sprechiamo questo frammento a fare cose inutili. Mentre forse dovremmo cogliere di più il senso della vita, appunto nel senso dell'amicizia, della condivisione, della cura della bellezza e anche del ricordo. Del ricordo di chi non c'è più”.

La curiosità poi passa sulla scelta del titolo del libro: “L'ultima estate canara”. Se ci si soffermasse superficialmente solo sulla lettura di questo dato, infatti, essendo anche Fernanda Gigliotti un'attivista per i diritti degli animali, si potrebbe pensare che questo libro parli di cani, anche se non è così. A cosa si deve la scelta di questo titolo? “ 'L'ultima estate canara' è perché questa storia – ha spiegato l'autrice -, che in parte è una storia vera e in parte è un'invenzione, raccoglie un racconto di due mesi che si svolge esattamente in questo luogo, in questo tappo di terra come io l'ho chiamato. Questo piccolo uliveto calabrese con lo sguardo sul mare, sul Tirreno. Un pezzo di terra dove le albe e i tramonti hanno i colori, i sapori e i profumi della Calabria. Ho pensato che a parte il fatto che qui si è svolta la narrazione di un'intera esistenza di questi due mesi di malattia terminale, e qui è la parte diciamo vera della storia... Ma poi perché, appunto, era il luogo dove tutte quelle che sono le sfumature calabresi, dal cibo al vino, ai tramonti, ai colori, ai sapori, agli odori, al mare soprattutto, al mare, erano presenti. E quindi era un po' una sorta di luogo perfetto per questa collocazione di un'amicizia che è sul finire del giorno, ecco. 'Canara' è una terra che si affaccia sul Tirreno – ha precisato Fernanda Gigliotti – e ogni sera si apre a questo tramonto spettacolare sullo Stromboli, sulle isole Eolie. E' un po' una metafora della vita: ecco, la vita che giunge al culmine e che si affaccia sul tramonto. Che cosa c'è dopo? E' lì che arriva il dubbio per una come me, che si reputa laica e molto poco avvezza a credere nell'al di là. Penso, essendo molto legata alla vita e amando molto la vita, e spero che ci sia un dopo, perché sarebbe veramente triste pensare che gli alberi dopo l'inverno rifioriscono, l'acqua dopo la pioggia diventa di nuovo nuvola, diventa di nuovo acqua... E' triste pensare che noi, dopo la vita, non saremo più nulla. Io spero che saremo qualcos'altro”.

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