Catanzaro, l'omaggio della Camera di commercio al giudice Livatino: "Una vita ordinaria vissuta in maniera straordinaria"

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Viscomi, Capomolla, Falbo, Ricci, Mons. Maniago, Ferrara, Scozzafava
  21 settembre 2024 12:00

L'omaggio alla memoria. Per non dimenticare. In occasione del 34° anniversario dalla scomparsa del giudice Rosario Livatino, la Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia ha celebrato il magistrato assassinato  su una strada provinciale di Agrigento organizzando un dibattito istituzionale  coinvolgendo anche gli studenti del Liceo Classico "Galluppi".

Una riflessione -oltre che il ricordo - per confermare l' impegno comune nel contrasto alla criminalità organizzata.  Ancor prima dell'inizio dei lavori, trasmesso uno stralcio dell'intervento del magistrato Livatino sul ruolo del giudice ne "Il giudice ragazzino".

Ad aprire i lavori il presidente della Camera di Commercio Pietro Falbo che ha ricordato l'area geografica siciliana dove il giudice Livatino operava: "Una sorta di triangolo delle Bermuda dal punto di vista mafioso" lo ha definito ricordando l'assassinio del magistrato e ribadendo il "valore della memoria e la necessità di rispristinarlo" .

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"Il giudice Livatino, in occasione di alcuni eventi amava definire il giudice come soggetto etico, apolitico, libero scevro da condizionamenti, aperto all'ascolto anche con i soggetti coinvolti nei procedimenti penali - ha spiegato il rettore del convitto nazionale e dirigente scolastica del liceo classico “P. Galluppi” Stefania Cinzia Scozzafava -  e nel rispetto di questi valori  mi piace parlare di educazione alla cittadinanza globale, alla  partecipazione e alla condivisione, per i nostri ragazzi". 

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"Un martire civile, della Repubblica che ha testimoniato i valori della fede e quelli della Repubblica - ha sottolineato  il  prefetto di Catanzaro Enrico Ricci - e noi abbiamo il dovere di fare conoscere questi valori". Poi, ha ricordato "gli anni bui, tragici contrassegnati da una lunga sia di sangue che ha colpito la magistratura" ricordando anche Giovanni Falcone  e Paolo Borsellino.  

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L’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago ha parlato della beatificazione di Livatino. "Quando si tratta di individuare un  un beato la Chiesa non pensa a un superuomo o una superdonna, un uomo o una donna dotati  di poteri straordinari, ma "guarda" all'ordinario: Livatino non solo   ha creduto in certi valori ma li ha vissuti, perché i valori non sono una teoria ma sono concretezza  e Livatino ha vissuto la sua professione, la sua scelta".  

"La memoria non come sterile nostalgia ma come fare quotidiano traendo esempi  dal giudice Livatino"  ha spiegato il procuratore della Repubblica f.f. di Catanzaro Vincenzo Capomolla. "Quella del giudice è stata una esistenza ordinaria  vissuta in maniera straordinaria con una profondissima fede e con grande rigore e responsabilità". Ha ricordato il momento dell'omicidio del giudice. "In tribunale andava in macchina senza scorta e nel momento dell'agguato Livatino  ha cercato di fuggire giù per una scarpata ma, ferito e inseguito, quando è stato raggiunto dai killer si è girato e gli ha chiesto cosa gli avesse fatto rivolgendosi a loro chiamandoli 'picciotti' : ecco la sua capacità di ascolto". Poi, ha spiegato  le sue indagini e come fosse stato tra i primi ad utilizzare lo strumento della confisca dei beni ai mafiosi.

Ha parlato di interdipendenza tra fede e diritto il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara . "Sono molto legato alla figura del giudice Livatino e ho seguito in diretta la beatificazione - ha detto  -  Sono credente,  e mi sono molto sentito vicino. Credo che la figura del giudice ragazzino, il suo rigore etico, il martirio, lo spirito di sacrificio, l'umanità e la semplicità siano  punti di riferimento per i giovani e per tutti. Anche per chi si dedica a fare impresa, a facilitare l'economia sana con posti di lavoro equamente retribuiti, al progresso e allo sviluppo". 

"Quando rifletto su Livatino penso che per dire dei no dobbiamo avere dei si molto forti dentro di noi. E Livatino   li aveva forti, consapevole dello scopo delle proprie azioni" ha sottolineato Antonio Viscomi,  docente di Diritto del lavoro all’Umg. " Non lavorava solo per lavorare. Se qualcosa Livatino ha consegnato è stato il trovare il senso delle nostre azioni. Rendere straordinario l'ordinario".

t.a.

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