di IACOPO PARISI
È stata un’occasione di portata internazionale quella offerta nella giornata di ieri dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, nell’ambito della rassegna Performing, che ha visto come protagonista una delle figure più iconiche e controverse dell’arte contemporanea: ORLAN. L’incontro, ospitato all’Auditorium Casalinuovo, ha coinvolto anche studenti dell’Accademia di Reggio Calabria, in un dialogo interattivo che ha unito le due istituzioni in una riflessione condivisa sull’arte, il corpo e la società.
Ad aprire l’evento, un intervento particolarmente sentito del direttore Virgilio Piccari, seguito dai saluti istituzionali della presidente Stefania Mancuso e dagli interventi delle curatrici Dobrila Denegri e Simona Gavioli. Piccari ha espresso con forza orgoglio e soddisfazione per il successo della rassegna “Performing”, ormai riconosciuta a livello nazionale e internazionale, come testimoniato anche dai riscontri positivi giunti da organi ministeriali. Il direttore dell'ABA di Catanzaro ha colto l’occasione per sottolineare il grande impegno dell’intera comunità accademica, ma non ha risparmiato una frecciata alle istituzioni locali, in particolare all’amministrazione comunale, la cui assenza – sia durante il festival sia in occasione di un evento del calibro della visita di ORLAN – è apparsa ingiustificata. Ha poi voluto rivendicare con fierezza la propria identità calabrese, ricordando il passaggio dalla direzione dell’Accademia di Belle Arti di Catania a quella di Catanzaro. Un ritorno che considera una missione: cambiare la narrazione distorta che spesso grava sulla Calabria, con l’ambizione di portare l’ABA di Catanzaro al centro dell’ascolto artistico nazionale e internazionale.
Figura rivoluzionaria dell’arte contemporanea, ORLAN – pseudonimo di Mireille Suzanne Francette Porte – ha costruito una carriera incentrata sulla trasformazione del corpo, sull’identità e sulla critica alle norme sociali e culturali. Celebre per le sue performance chirurgiche trasmesse in diretta negli anni ’90, ha trasformato il proprio corpo in un campo di sperimentazione artistica, etica e politica. Ma come ha chiarito lei stessa: “Forse vi deluderò un po', ma non mi considero un’artista della performance. Uso la performance solo quando è necessario per dire qualcosa di davvero importante”. Nel corso degli anni ha infatti spaziato tra scultura (anche in marmo di Carrara), pittura, BioArt, installazioni e intelligenza artificiale, diventando un simbolo di resistenza estetica e intellettuale.
Tra le opere discusse, grande impatto ha avuto “La libertà scorticata”, che mescola riferimenti all’anatomia classica e alla cultura cyber contemporanea. Il corpo raffigurato è quello di una donna forte, piena, arricchita da protesi verdi ispirate agli alberi, in un connubio tra corpo naturale e artificiale. L’opera si propone come simbolo visivo di emancipazione, resistenza e trasformazione.
ORLAN ha spiegato come quest’opera nasca da due motivazioni principali: da un lato, rappresentare gli artisti come esseri “scorticati”, vulnerabili ma sinceri, dall’altro, lanciare un messaggio contro il razzismo, sottolineando che “senza pelle, non si può distinguere il colore”. Una riflessione che si estende a un’analisi preoccupata dei tempi attuali, segnati – secondo l’artista – da una crescente ondata di estremismo, fascismo e intolleranza.
Non è mancata una riflessione sul mestiere stesso dell’artista. Per ORLAN, l’arte ha la responsabilità di agire come contrappeso agli orrori del presente, di risvegliare sensibilità, provocare domande e spingere oltre i limiti del pensabile. L’artista deve studiare i fenomeni sociali, costruire un proprio manifesto e, soprattutto, non temere di posizionarsi. “Noi siamo, non io sono”, ha detto, evidenziando quanto ogni gesto artistico sia sempre anche collettivo, politico, etico.
Il discorso dell’artista si è sviluppato toccando questioni fondamentali del nostro tempo, sempre connesso a una visione radicale della libertà individuale. ORLAN ha denunciato le disparità tra la nudità maschile e quella femminile e ha criticato apertamente le religioni come strumenti di controllo e oppressione. Ha affermato che se davvero gli esseri umani sono “creati a immagine di Dio”, allora il corpo e la sessualità non dovrebbero essere considerati tabù.
L’artista ha poi sottolineato il valore della conoscenza rispetto alla fede: “È più importante sapere che credere”, ha affermato, riaffermando l’urgenza del pensiero critico e dell’indipendenza intellettuale in una società sempre più dominata da superficialità e conformismo.
Significativa anche la proiezione dell’opera “ORLAN accouche d’elle m’aime” – traducibile come “ORLAN partorisce se stessa” – che l’artista ha descritto come un atto di rinascita, in cui l’artista si genera da sola, superando ogni forma di origine imposta. Un gesto potente, performativo e concettuale, che riassume perfettamente il senso del suo lavoro: non subire l’identità, ma crearsela.
La presenza di ORLAN a Catanzaro non è stata solo un evento artistico, ma un momento di educazione alla libertà, un invito a infrangere gli schemi mentali e sociali che limitano l’espressione e la comprensione del mondo. Con la sua ironia, la sua lucidità e la sua visione profonda, ha regalato al pubblico una vera e propria lezione di emancipazione e responsabilità culturale.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736