di IACOPO PARISI
Catanzaro continua a trasformarsi in palcoscenico vivo e pulsante grazie a "PERFORMING", la rassegna che mette al centro l’arte performativa come dispositivo critico in cui si intrecciano arte, politica, identità, tecnologia e comunità. Con l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro nel ruolo di capofila, il progetto coinvolge undici tra Accademie, Conservatori e Università italiane, attivando una rete culturale che sta animando - e lo farà fino al 31 - l’intero mese di maggio con performance site-specific, talk, installazioni e workshop.
La rassegna ha accolto alcuni tra i nomi più significativi del panorama performativo internazionale, come Regina José Galindo, Daniela Ortiz, Valentina Valentini e Nezaket Ekici, aprendo il dibattito tra proposte che indagano la contemporaneità e i suoi conflitti, offrendo allo stesso tempo spazi di riflessione e resistenza.
Tra gli ospiti più attesi, oggi è stata la volta di Branko Miliskovic, artista serbo noto per la radicalità del suo lavoro, capace di fondere corpo, critica e poetica in un linguaggio performativo che sfida le strutture convenzionali. L’incontro, moderato da Dobrila Denegri, si è svolto nella Biblioteca Comunale De Nobili e ha visto una forte partecipazione del pubblico e degli studenti dell’Accademia. Presente anche la presidente dell'Accademia, Stefania Mancuso.
Miliskovic ha aperto il suo intervento con un messaggio diretto ai giovani artisti:
“Volete diventare artisti? Dovete essere maniaci. Senza questo potete stare direttamente a casa. Non state producendo beni, ma qualcosa per il futuro, per salvarvi e sopravvivere in questo mondo.”
Da questa dichiarazione prende corpo la sua testimonianza artistica, che nel corso dell’incontro si è sviluppata attraverso il racconto di una serie di lavori emblematici, espressione di un’arte performativa fortemente politica, fisica e rischiosa, in cui il corpo diventa medium, soggetto e messaggio. Branko ha illustrato come le sue opere siano nate dalla necessità di reagire a un contesto globale segnato da crisi sanitarie, conflitti bellici e instabilità politica, e come la sua pratica artistica si inserisca nei territori della distopia, della protesta e della provocazione.
Ha così iniziato a raccontare il progetto "Future Belongs to Them", sviluppato tra la fine della pandemia di Covid-19 e l’inizio della guerra in Ucraina come reazione a un periodo di manipolazione e incertezza. L’opera, prevalentemente fotografica, evoca un mondo distopico e riflette sulla disconnessione tra individuo e realtà.
Tra le sue performance più provocatorie, ha ricordato le azioni compiute a Strasburgo, davanti alla Corte dei Diritti Umani, con il messaggio “Sogno la ghigliottina nazionale”, e quella nell’atrio del Parlamento Europeo con la scritta “Il mio paese è un parco giochi per sociopatici”.
Durante il periodo delle elezioni presidenziali USA, ha realizzato una serie di azioni a New York e Washington D.C., affiggendo slogan enigmatici come “Trust in us”, “Hope for the future” , presentandosi come un'entità alternativa al dualismo politico esistente e ribadendo quanto sia necessario superare vergogna e insicurezze per portare l’arte in spazi pubblici sensibili, spesso ostili.
Tra i messaggi più controversi, anche uno esposto alle Nazioni Unite: “Il tuo genocidio è più grande del mio”, un riferimento crudo e diretto alla competizione per la memoria e la giustizia nei conflitti globali.
Infine, l’artista ha descritto "Cabaret of an intruder", una performance realizzata in città come Parigi, Montreal e Belgrado, dove canta vecchie canzoni in maniera aggressiva, in quella che definisce un "attacco terroristico artistico". L’opera si pone in contrasto con le forme istituzionalizzate di arte e spettacolo, rendendo visibile una critica feroce ma poetica alle convenzioni dominanti.
La presenza di Branko Miliskovic, come quella di altri artisti internazionali, conferma il valore della rassegna PERFORMING come spazio di dialogo radicale e profondo. Un progetto che non si limita alla programmazione artistica, ma che riattiva luoghi, connette comunità, stimola pensiero critico e invita a immaginare – e costruire – nuovi futuri possibili.
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