di STEFANO VERALDI
Le periferie sono sempre piene di sorprese. Non sempre piacevoli. Ma anche i quartieri a vocazione turistica come il quartiere marinaro del capoluogo di Regione ne hanno, e tante. Pensiamo al calcio, per esempio, lo sport nazionale per eccellenza. Squadre importanti, squadre piccole, squadre di quartiere, parrocchiali, amatoriali, chi non gioca a calcio, in Italia? È quindi normale incontrare più o meno ovunque dei campetti, ben tenuti o mal tenuti, ben in vista lungo la strada o nascosti dietro qualche edificio. I campetti di calcio sono l’equivalente americano dei campi da baseball o dei campi da rugby gallesi o delle piste di pattinaggio di San Pietroburgo. Certo il Covid non aiuta, ma l’abbandono evidente di tanti di questi campi fa impressione.
I campetti di calcio abbandonati, più ingombranti e visibili delle aiuole, strillano a chi solo vuole udirlo, il loro rivendicare un ruolo sociale; hanno avuto un’infanzia forse felice e rumorosa, piena di ragazzini, e forse adulti, con dirigenti fieri della loro responsabilità; forse si sono disputati piccoli tornei, partite aziendali, l’immancabile scapoli-ammogliati, ma ora tutto tace, la ruggine avanza, il cemento si lesiona, i quadri elettrici sono rotti, le reti delle porte sono un ricordo oramai lontano.
Certo, il Covid. Ma il degrado di cui parliamo è di molto antecedente. Alcuni di questi campetti, quando la pandemia non c’era, erano utilizzati in maniera spontanea da gruppetti di ragazzi. Oggi il degrado la fa da padrona ma, siamo candidati a città dello Sport e per l’assessore al ramo è tutto apposto. Forse servirebbero più droni.
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