d RITA TULELLI
La Maturità è un rito collettivo tutto italiano. Ogni anno, migliaia di studenti affrontano questo passaggio obbligato, tra ansia, adrenalina e momenti surreali che restano impressi nella memoria. Non importa quanto sia cambiato l’esame negli anni: ci sono alcune esperienze che restano immutabili. E se ci sei già passato, sai di cosa parliamo. “Figurati se esce la Costituzione, l’hanno già messa!”. E puntualmente, eccola lì. Prima prova: un brano di Calamandrei, e tu che speravi nel solito commento su Pascoli. Ogni maturando ha vissuto almeno una volta il tradimento delle profezie pre-esame, e ha affrontato la temutissima pagina bianca con un mix di fatalismo e disperazione creativa. Giorni passati a scrivere micro-appunti, formule in codice Morse e mappe concettuali grandi quanto un’unghia. Li nascondi nell’astuccio, nella bottiglia d’acqua, persino nei calzini. Ma poi? L’ansia ha la meglio. E ti ritrovi a non usarli per paura che ogni tuo movimento venga intercettato da un drone del Ministero. Il corridoio fuori dall’aula diventa un limbo. C’è chi ripassa a bassa voce, chi medita, chi sembra in trance. Ogni tanto si apre una porta, qualcuno esce con un sorriso o con le lacrime agli occhi. E tu, nel frattempo, rivedi l’intera storia dell’Unione Europea in 120 secondi netti. C’è sempre lui: il compagno che non ha mai studiato seriamente, che ha dormito per metà anno scolastico, e che all’orale sfodera citazioni improbabili e prende 95. Tu, che hai scritto una tesina articolata e hai studiato come un monaco tibetano, prendi 82.
La legge non scritta della Maturità colpisce ancora. Sembrava simpatico, tranquillo. Poi ti guarda e chiede: “Puoi parlarmi del pensiero politico di Platone, nel contesto della Guerra del Peloponneso?”. E lì, tra i battiti accelerati e il cervello in tilt, infili qualche parola chiave e speri che basti. Spesso, sorprendentemente, basta. Hai finito. Esci dall’ultimo orale con una strana sensazione: libertà, certo, ma anche smarrimento. Dopo mesi passati a vivere per un esame, non sai bene cosa fare. Sei ufficialmente fuori. È una strana forma di euforia mista a nostalgia. L’ultima prova è l’attesa del voto. Che tu lo guardi online o in bacheca a scuola, il cuore batte forte. C’è chi piange, chi ride, chi controlla tre volte per essere sicuro di non aver letto male. Ma tutti, in quel momento, sanno che è davvero finita. La Maturità è una prova, certo, ma è anche un’esperienza che unisce. È un concentrato di emozioni, notti insonni, caffè, sogni e citazioni mal riuscite. E anche se a volte ti sembrava infinita, ora sai che in qualche modo ne sei uscito. E puoi raccontarla, con un sorriso (più o meno ironico).
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