di TERESA ALOI
Per i catanzaresi è "l'ospedale vecchio di via Acri". Eppure quella struttura costruita sulle fondamenta dell’ex convento di S. Agostino che guarda al mare, nata con il contributo di diversi benefattori, è stata, per tutti, un'autentica palestra che ha consentito alla sanità catanzarese di raggiungere punti di eccellenza. Inaugurata nel 1821, prevedeva reparti destinati a uomini e donne, per i convalescenti, un “ospedaletto per gentiluomini” e il “teatro anatomico” ricavato da una ex sagrestia. "Cronicario" era. Voluto della Commissione di Beneficienza e inaugurata nel 1821, prevedeva reparti destinati a uomini e donne, per i convalescenti perché la maggior parte dei ricoverati erano degenti cronici costretti a rimanere in quei reparti per diverse settimane. E oggi di cronico ha dalla sua abbandono e degrado. Perché di quel "Pio Luogo" prima, e ospedale civile poi, sul finire degli anni '50, non ha più nulla. Basta alzare gli occhi e guardare il tetto: sventrato. Sulle pareti l'intonaco è venuto giù in più parti rivelando "quadri" di mattoni e rattoppi alla meno peggio.
Il cancello è chiuso e protetto - ma solo in parte - da una plastica rigida che, tuttavia, consente di sbirciare dentro. Ed è lì che appare tutta la drammaticità dell'abbandono: a quella iscrizione dedicata a chi quell'ospedale lo volle, fa da contraccolpo un ponteggio sistemato su una colonna di mattoni e muri macchiati da scritti e disegni. E quell'edera che "striscia " sul pavimento. Segno che qualcuno lì è entrato. Nonostante tutto.
Con l'architetto Carlo Nisticò, che per anni è stato a capo dell'ufficio tecnico dell'Asp, nonché presidente della Commissione che avrebbe dovuto interessarsi alla riqualificazione dell'immobile, abbiamo ripercorso le tappe più importanti di ciò che fu il primo ospedale civile di Catanzaro. Una storia che intreccia con il disinteresse di una classe politica - a tutti i livelli - che, ad oggi, non è riuscita a salvare quella struttura che sarebbe stata un ottimo "collante" con il vicino "Umberto I". Che avrebbe evitato milioni e milioni di lire, oggi migliaia di euro, in fitti passivi. Che sarebbe potuta diventare un polo sanitario specializzato. Le carte in regola, del resto, le aveva. Una sanità cittadina che merita di essere ricordata e, magari, ri-raccontata. Magari.
"Cronicario" (foto tratta dal libro "Storia dell'ospedale di Catanzaro" di Gerardo Gambardella e Gabriella Gualtieri)
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