Ce la possiamo fare... E ricordiamoci la gloriosa storia del convitto "P. Galluppi" di Catanzaro

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images Ce la possiamo fare... E ricordiamoci la gloriosa storia del convitto "P. Galluppi" di Catanzaro
Giovanna Bergantin
  13 novembre 2019 11:55

di GIOVANNA BERGANTIN

Siam tutti d’accordo che ogni scuola ha rivestito un ruolo importante nella formazione dell’identità culturale e civile della comunità che ha incontrato. Indagare sulla storia dei singoli istituti mettendola in relazione al territorio in cui hanno operato significa far luce e riportare in vita la storia di tutta una comunità. Per contribuire al dibattito sulla destinazione del prestigioso complesso che ospita a Catanzaro il Convitto Nazionale mi è venuta voglia di andare a ritroso per mettere a fuoco qualche elemento che aiuti a ricordare il valore e l’importanza dell’Istituto educativo, da più secoli presente nella città di Catanzaro. Partiamo dalla considerazione che i Convitti esistono da millenni e riempiono le pagine della storia Antica. A Roma erano i “collegia iuvenum” che nel Medioevo acquisiscono una configurazione religiosa, ma con la diffusione delle nuove idee rivoluzionarie, si laicizzano come istituti di educazione.

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La storia del prestigioso Istituto di Catanzaro comincia intorno al 1560 come antico Collegio dei Padri Gesuiti, che istruivano ed educavano gratuitamente giovani studenti laici. A seguito della loro espulsione dal Regno di Napoli, nel 1768, i beni vennero incamerati e la sede del Convitto di Catanzaro con un Decreto del 1769 di Ferdinando IV, diventò Scuola Regia con Convitto annesso. Con la legge sui collegi, Giuseppe Bonaparte, il 30 maggio 1807, riconobbe l’Istituto come Collegio Governativo con una dote di seimila ducati. “ L’uniforme, di cui ogni collegiale era munito,” - riporta Pasquale Vetrò, studioso di storia locale, nel suo contributo “Il Convitto Nazionale “P. Galluppi” di Catanzaro:un viaggio nella memoria. Origine dei Convitti Nazionali come struttura educativa - era formata da giacca blu a coda con paramaniche e collaretto color celeste, bottoni gialli con la scritta Real Collegio di Catanzaro, pantaloni corti blu con fibbia, sottoveste bianca, stivaletti neri, cappello a punta con coccarda. La retta mensile, per ogni collegiale, era di otto ducati”.

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La Biblioteca del convitto nazionale "P. Galluppi" di Catanzaro

Nel 1812 Gioacchino Murat elevò a Liceo il Collegio di Catanzaro includendovi l'istruzione universitaria di Giurisprudenza e altre facoltà. Nelle scuole Universitarie annesse al Liceo insegnarono e studiarono moltissimi uomini illustri. Dopo i moti del 1848, un decreto Regio affidava la direzione e l’insegnamento del Real Liceo agli Scolopi separandolo dalle Scuole facoltative universitarie. Con il Regno d’Italia i Convitti subirono una profonda trasformazione. La Legge “Casati" del 1859 riordinava gli Istituti secondari e istituiva i “Convitti Nazionali” dotati di una propria autonomia; nel 1861 l’Istituto si trasformava in Real Liceo Ginnasio e Convitto Nazionale intitolato al filosofo calabrese Pasquale Galluppi e la gestione passava nelle mani del Preside-Rettore del Governo Italiano, Prof. Antonio Ghiglione. Nel 1883 risultavano funzionanti nel Regno 30 Convitti Nazionali tra cui quello di Catanzaro, Reggio Calabria,Cosenza e Monteleone in Calabria. Con la riforma Gentile del 1923 i Convitti Nazionali pur mantenendo l’autonomia gestionale, diventano distinti e staccati dalle scuole tanto che il rettore del Convitto non può assumere la presidenza delle scuole annesse e viene introdotta la semiconvittualita'. Il Regio decreto 2009 del 1925, tutt’ora in vigore, regolamenta i Convitti Nazionali e ne definisce l’autonomia amministrativa, didattica e disciplinare. La legge 9 marzo 1967, n. 150 stabilì che agli allievi convittori e semi convittori dei Convitti Nazionali l'istruzione obbligatoria è impartita all'interno dei singoli

 

istituti. Nel dopoguerra i convitti nazionali hanno svolto una funzione molto importante, accompagnando il percorso scolastico di tanti giovani e ragazze che abitavano in piccoli centri, lontani dalle scuole.

Dal 1975 il Convitto di Catanzaro ha continuato la sua attività di Istituto di educazione dello Stato dotato di autonomia amministrativa e di personalità giuridica nella storica sede di Corso Mazzini, mentre il Liceo Classico, per motivi di spazio, fu trasferito nella sede attuale. Oggi l’ordinamento scolastico riconosce, accanto ai Convitti Nazionali, con regole diverse, quelli annessi agli Istituti di istruzione tecnica agraria e agli Istituti professionali.

L’Istituto educativo di Catanzaro - a cui sono annesse scuola primaria e del primo grado - oggi accoglie nella storica struttura quaranta giovani convittori e 390 semi convittori..

Dopo questo excursus storico vale la pena ricordare l’importanza della sua funzione, oggi più di ieri. Il valore aggiunto di queste istituzioni, che sono arrivate integre fino a noi superando flagelli e roghi, imperi e regni, rivoluzioni e restaurazioni, sta certamente nelle finalità educative e nel servizio di qualità che continuano a restituire alla comunità, con una attenzione rivolta ai giovanissimi. Infatti, questi Istituti offrono opportunità educative oltre che agli allievi frequentanti i corsi mattutini, anche a coloro che frequentano altri studi, ma lontano da casa necessitano di accoglienza convittuale. E’ il caso dei ragazzi che frequentano il Catanzaro calcio o di giovani provenienti da altri paesi che hanno frequentato percorsi in apprendistato nelle scuole cittadine. Perciò, il personale interessato, fornito dagli organici del Ministero dell’Istruzione, come una storia di accoglienza plurisecolare insegna, è unico e “speciale” .

Il personale formativo, educatori in testa, assiste gli allievi in tutte le attività del pomeriggio, durante il pranzo ed anche la notte se questi sono in regime completo di convitto. Per i servizi complementari forniti agli allievi ci sono cuochi per la mensa, collaboratori per il refettorio, guardarobieri per la cura della biancheria dei convittori, delle camere e dei tovagliati della mensa, infermieri e custodi, tutti impegnati a garantire il benessere e la qualità della vita dei convittori.

Questo racconto tra passato e presente fatto di ospitalità e servizio merita attenzione e considerazione. E il futuro? Pieno di progetti realizzati e da realizzare, tra mere proposte e grandi opportunità, modernità e sfide ancora da cogliere, meritevole ancora di nuova linfa e nuovi sogni. Possibilmente originali come la sua storia.

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