Ciacci: “Liberali a parole, assistenzialisti nei fatti: la doppia partita di Calenda”

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Claudio Maria Ciacci
  24 agosto 2025 12:37

di CLAUDIO MARIA CIACCI

In Calabria il copione politico sembra scritto da un commediografo con spiccato senso dell’ironia: Carlo Calenda, che in questi anni ha bollato il reddito di cittadinanza come la più grande distorsione del mercato del lavoro e il peggior lascito assistenzialista al Sud, scopre di essere tradito dai suoi stessi colonnelli locali, pronti a sostenere la candidatura di Pasquale Tridico, il padre di quella misura che lui ha sempre combattuto. È il solito paradosso di una politica che si proclama liberale e moderna ma che, alla prova dei fatti, si inchina al consenso immediato e si lascia sedurre dalle promesse di chi ha costruito il più discusso sussidio della Repubblica.

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E allora viene da sorridere: da Roma il segretario nazionale alza il vessillo del rigore e dell’Europa dei doveri, mentre nelle piazze calabresi i suoi uomini aprono le porte al professore dei sussidi. Un partito che si presenta come la nuova casa dei liberali si ritrova così a giocare una partita doppia, con un piede nella predica del rigore e l’altro nella prassi dell’assistenzialismo. Ma i veri liberali, quelli che credono nell’impresa, nella disciplina e nella responsabilità sociale, abitano altrove: non certo in un partito che inciampa nei suoi stessi proclami. E alla fine resta un’immagine amara e comica insieme: il cavaliere che brandisce la spada della modernità ma che, per non restare indietro, sale sul mulo del reddito di cittadinanza. Una lezione antica ma sempre valida: chi vuole correre in due direzioni opposte, finisce per non andare da nessuna parte.

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