
di FRANCO CIMINO
Con lui se ci vai, non sai che ti capita. Le sorprese sono dietro l’angolo, o dietro la sua porta d’ingresso, che tu vada in studio a farti visitare o in un teatro in sua compagnia. Se poi ci vai per assistere alla presentazione di un suo libro, la sorpresa si intreccia alla meraviglia, lo stupore all’incanto, addirittura la rabbia al piacere. È sempre una festa quando ti “imbatti” in lui. Una guerra piena di bombardamenti. Dal basso, terra terra. Dal cielo, in alto in alto. Lanciano e piovono missili di culture e di sentimenti, come quelli veri. Che, deflagrano nei tuoi occhi, e nella tua coscienza, per scomporre, rompere, ciò che di pigro, obsoleto, egoistico e cinico hai dentro e te lo ricostruiscono uguale e nello stesso tempo cambiato. Come sei tu dopo ogni incontro di quel genere con lui. Ché lui stesso cambia pure. Con gli stessi missili di bellezza e di bontà. Una guerra, che ti porta la pace. Negli occhi. Nel cuore. Nella mente, quand’essa è bloccata sugli stereotipi e sugli schemi di una società che come da lui stesso nel suo libro “ All Inclusive” afferma, sembra essere un qualcosa che si muove tra non realtà e realtà. La quale, almeno così io credo di aver capito( non ho ancora letto il libro, scrivo mentre sto tornando a casa dall’incontro), per evitare la rigida dicotomia, la contraddizione e l’autoinganno, può essere superata portandosi nel vero, almeno quello percepibile, nella promozione della libera coscienza di sé. Dove si rivelerebbe la verità. La verità possibile. E quale? Potrebbe disvelarla il romanzo.
Ma All Inclusive sarà proprio un romanzo anche se fa parlare un giovane scrittore e la natura di una Baia lontana dove si è portato, per lavoro o per il sogno? Ovvero che altro saranno quelle duecento pagine fitte fitte? Il ritorno poetico(per la fine scrittura), del quasi freudiano motivo dell’io che si rivela a se stesso(per la profondità del pensiero)? Insomma, forse non c’ho capito niente. Ma questa sera, nella sala delle cerimonie di palazzo dei nobili, Massimo Felice Nisticó, ci ha nuovamente sorpreso. Facendoci divertire, come ci si diverte se lo spirito, come gli stesso ha “ declamato” spiegando il Canto Gregoriano, si muove come una preghiera, che “all’Alto” sale e dall’Alto discende.
“All Inclusive”, già sorprendente nel nome, che genera quella curiosità che Antonio Cavallaro, direttore della Casa Editrice, la Rubbettino, più importante del Mezzogiorno e prima di lui lo stesso Florindo Rubettino, con quella nuova figura dell’editor, Giuseppe Sanó, ragazzo colto, simpatico e intelligente, hanno suscitato con brillantezza di pensiero e scioltezza espositiva, mentre, anche qui sorprendendo, la voce narrante di quel grande medico e possente intellettuale, che è Venturino Lazzaro, diceva dei colori e dei suoni presenti in in ogni singola parola di questo particolare scrittore. Eh sì, particolare, perché Massimo Nisticó, filosofo e poeta nello stesso tempo, è il lettore straordinario della realtà, di anticipa anche i movimenti.
Del libro hanno parlato tutti loro, con un pubblico numerosissimo e attento e anch’esso in spasmodica attesa della spiegazione che ne avrebbe dato il suo autore. Attesa vana, perché lui non ha parlato affatto del libro. E che cosa fa, Massimo, da straordinario istrione, teatrante e attore, regista e spettatore, maestro e uomo pure bello ed elegante, che avvolge il suo bel viso nella folta barba e il suo corpo ancora giovanile negli abiti belli ed originali, che con disinvoltura indossa, mentre sotto i grandi occhiali vorrebbe nascondere quegli occhi vispi ed intelligenti, ma anche timidi? Soprattutto stasera, quando in piedi che era e parlando con enfasi si muoveva intorno alla sala affollata, guardando gli occhi delle singole persone venute ad ascoltarlo? Che fa, quindi, quest’uomo straordinario sempre danzante tra le sue diverse entità, un po’ attore, un po’ regista, un po’ poeta, un po’ narratore, un po’ mago, un po’ prete, un po’ e sempre maestro e uomo di scienza?!
Fa ciò che lui profondamente è, l’artista. L’artista a tutto tondo. Ma, soprattutto, fa ciò che nei sogni di bambino e nel desiderio nascosto, ha fatto, il musicista. Chi lo conosce sa che egli in fondo lo è. Senza conservatorio o altri studi specifici, suona la chitarra e il piano. E canta con quella voce dura, rauca, profonda. Anche in chiesa alla domenica, canta e suona. Ma stasera il suo sogno lontano ce lo offre tutto. Massimo ama la musica alta. Quella considerata colta, non da lui, però, che ama tutta la musica, anche perché da quella classica tutta deriva, come egli stesso più volte, anche stasera, ha affermato.
Ed eccolo il sogno, che spunta dalla porta chiusa di una delle sale che si apre sul grande salone, oggi teatro. Quello di dirigere una ensemble di musicisti di alto livello, che nel numero di quattro più due cantante liriche più più una delle più belle voci, anche se nascosta, quella di Mellace, tra l’altro presidente di Adol, gli amici dell’Opera Lirica, in elegante fila, scendendo dallo stretto corridoio del folto pubblico, si è indirizzata vero di lui. Ed inizia, dopo un breve suo poetare sul legame strettissimo che passa tra la musica e la letteratura, tra le note e le parole, il teatro- concerto, facendo intendere che il suo nuovo romanzo è un qualcosa che le rappresenta significativamente, la musica e la letteratura. Ovvero, incomincia il suo sogno: dirigere su brevi brani di alcune sue opere preferite, il don Giovanni di Mozart e Il Trovatore di Verdi, una sua orchessa di musicisti professionisti. Ed eccolo, spalle al pubblico e bacchetta in mano, emozionato come un bambino davanti a un dono tanto atteso o un’adolescente all’incontro con la prima ragazza, pronto a volare su quelle bellezze di note oniriche nello spartito invisibile. Il libro nuovo é lì. Massimo é lì. Dove la vita si incontra con il sogno. E la speranza con la preghiera. E la verità in Dio. Massimo stasera ha scritto un capolavoro. Ha scritto di lui, il protagonista di ogni sua opera, che finalmente si riduce in uno. E parla. A sé stesso. E a noi, tutti incantati ad ascoltarlo, commossi pure.
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