Cimino: "Grande il Catanzaro, grandi allenatore e calciatori, grandissimi i tifosi e bellissimo il presidente"

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images Cimino: "Grande il Catanzaro, grandi allenatore e calciatori, grandissimi i tifosi e bellissimo il presidente"
Franco Cimino
  26 maggio 2025 13:02

di FRANCO CIMINO

 
Adesso, i tremila e più direttore tecnici sparsi e ben distribuiti tra bar trattorie e piazze, diranno dei mille problemi tecnici, dei cinquecento difetti, dei settecento errori tattici, che ha subito questo Catanzaro. Si dirà, come al solito, che, specialmente, nella doppia partita con lo Spezia se avesse usato il quattro, due, tre, o il il cinque tre due, e per altri ancora, il tre più uno meno sei fa undici con riporto, o tutti gli altri numeri delle tattiche, che ormai sostituiscono i pensieri dei tecnici. Oppure, se avesse fatto giocare quello e non l’altro, se avesse spostato tizio al posto di caio. Insomma le solite questioni. E qui, naturalmente, ritorna la responsabilità. Chissà che…E la colpa? Innanzitutto, di Fabio Caserta, che secondo noi tremila tecnici, sarebbe un allenatore di terza categoria. Non certamente da aspirazioni alla serie A.

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E poi, gli altri immancabili commenti sentenziosi:” se la famiglia Noto avesse tirato fuori i soldi, e avesse acquistato Osimhen, Lautaru, Barella, Dybala, e non so chi altri dei più bravi calciatori in attività, avremmo sicuramente vinto il campionato. E poi tutti in coro a dire: “ma u prossim’ anno avimu e sagghira! On potimu stara ancora in B!“ Qualcuno dei nostri vecchi saggi diceva che a forza “ ma parri e parri e parri, tra tanti fisserii , ‘ncuna cosa giusta e bona a dicia.” E, quindi, errori difetti deficienze strutturali eccetera potrebbero essere anche avanzati a motivazione della mancata promozione. Io non ne so dire, e non ne segnalo neppure uno. La squadra mi è sempre piaciuta. E quando mi è piaciuta poco, me la sono fatta piacere. Ma tornando al limite ai difetti, immancabili, sta proprio qui la grandezza di questo Catanzaro. Rispetto a squadre ben strutturate e a società che hanno speso molti soldi per sostenere ambizioni ben determinate di promozione, il Catanzaro è riuscito in una delle più belle imprese della sua storia proprio con questo organico, con quei problemi, con quelle difficoltà, risultando in maniera chiara una delle più belle squadre del campionato. Certamente, quella che ha fatto, da un inizio difficile di stagione, maggiori progressi, riuscendo a produrre una qualità di gioco di alto livello. Con la quale ha conseguito risultati positivi, offrendo uno spettacolo abbastanza gradevole. Di chi è il merito principale o un merito non secondario? È dell’allenatore Fabio Caserta. Che ha mostrato serietà di comportamento, intelligenza, competenza e preparazione tecnica, portando una squadra che non conosceva affatto, e nessun giocatore in essa, a diventare una squadra nel senso pieno del termine. Un gruppo affiatato e coeso. Un insieme di calciatori che hanno saputo stare insieme con educazione, spinto di amicizia e rispetto tra loro. Caserta ha avuto meriti straordinari, mantenere unito il gruppo, sereno lo spogliatoio. Ha saputo valorizzare calciatori che oggi a fine campionato non solo rappresentano i punti solidi da cui partire per il prossimo campionato per ambizioni aperte di conquista della serie A, ma che hanno acquisito maggiore valore di mercato. Caserta, con umiltà e semplicità, senza boria e stupidi personalismi, ha avuto la capacità di curare e sostenere l’impegno del nostro calciatore bandiera, il capitano Pietro Iemmello. Non era facile, ma lui è riuscito a dargli serenità e quella fiducia che lo ha fatto sentire responsabile principale dell’impresa che si stava realizzando. Un’impresa, però, che non sarebbe stata possibile senza quel campione sugli spalti, che rappresenta il vanto maggiore del Catanzaro, il pubblico. In particolare, i tifosi della famosa curva Capraro. Noi li abbiamo visti i quelli ospiti venire al nostro stadio, l’unico vero, assurdamente insistente, problema del calcio catanzarese. Sono stati, quei tifosi, sempre pochi che a malapena riuscivano a formare una piccola macchia sulle gradinate, quasi mute, della curva opposta. I tifosi del Catanzaro di quella mitica curva, i cosiddetti ultras, parola che a me non piace affatto, hanno accompagnato la squadra in tutti i campi in cui ha giocato. Sempre quelli. Sempre presenti. E sempre quei millecinquecento, che non si sono fermati né alla stanchezza dei lunghi viaggi, né ai disagi creati dal maltempo. O dalle condizioni economiche di non pochi. E quanti altri tifosi ancora, con sciarpe e cappelli giallorossi, residenti nelle diverse regioni del Nord, che si aggiungevano, tifando in maniera corretta, pulita, civile, dall’inizio alla fine della partita, quale che fosse la prestazione e il risultato.

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Un pubblico così, un tifo come questo, se lo avessero tutte le squadre italiane, specialmente le più blasonate e le più ricche del Nord, il mondo del calcio sarebbe più pulito e sereno. E non assisteremmo alle peggiori cose che alcune tifoserie hanno prodotto tra atti di violenza brutali a speculazioni affaristiche delinquenziali. I nostri tifosi, che hanno sventolato la bandiera in ogni partita e i colori storici della Città, sono stati essi stessi la nostra bandiera. Ma non finisce qui la grandezza di questo Catanzaro. Ciò che ha contribuito a farne, in questi ultimi otto anni, una delle squadre più belle, una delle società più belle, più eleganti, più serie, più simpatiche, più credibili, di tutti campionati italiani, reca un nome importante oltre che popolare. Un nome articolato su due soggetti distinti e uniti strettamente. Noto. Noto come famiglia, che ha assunto il compito di salvare la società dal suo fallimento, quando un susseguirsi di gestioni assai discutibili l’avevano messa in ginocchio. Stiamo parlando del calcio, naturalmente. E alle imprese calcistiche ci riferiamo intanto. E Noto, come Floriano. Il Presidente con la maiuscola. Si deve soprattutto a lui se il Catanzaro è tornato a essere il Catanzaro,la squadra e la società che tanto di serietà e impegno ha saputo rappresentare nel Paese. E ciò a beneficio della Città e anche del mondo sportivo in generale. Floriano, il Presidente, uomo bello e sempre giovanile, elegante, signorile, gentile, autorevole e semplice nello stesso momento, intelligente e competente, con poche risorse ha saputo costruire una società di alto livello. E una squadra fortemente competitiva. Il suo rapporto con i singoli calciatori e con gli allenatori( sarà proprio un caso che chiunque venga ad allenare qui diventi subito il più bravo allenatore e subito realizzi risultati insperati?), il suo rapporto con i tifosi, in particolare con i più accesi e organizzati, è davvero straordinario. In ciascuno di questi rapporti Floriano offre il contributo più utile a quel singolo rapporto. Mai confondendo i ruoli e mai confondendosi in alcuno di quei soggetti, rispettoso, come egli è sempre stato, del lavoro, dei compiti e delle competenze di ciascuno. Insomma, Floriano è una guida e un capo, un condottiero e un maestro, un padre e un fratello. È il Presidente. Una figura tanto bella quanto nuova, sintesi efficace tra Nicola Ceravolo e un manager moderno. Ma anche un amministratore attento, che ha saputo tenere in equilibrio i bilanci della società. E noi che parliamo e sentenziamo sempre, poco sappiamo che l’equilibrio e la correttezza finanziaria di una qualsiasi società, anche sportiva, non solo per la severità delle regole, ma per l’immagine complessiva e per il nome, sono i documenti più richiesti per accrescere la propria credibilità e la fiducia degli altri verso sé stessi. Un Catanzaro così bello e credibile, così stimato e rispettato, ha vinto già lo scudetto più importante. Dietro il Catanzaro c’è Catanzaro. Un po’ lontano dallo stadio c’è la Città. Molto distanti dai tifosi, i quattordicimila sugli spalti e almeno il quadruplo nelle case, ci sono i cittadini. E non è un bel rapporto. Ma di questo, problema prioritario, riprenderemo a parlare, dopo la festa. Ché, Floria’, avimu e fara na bella festa. E puru pe’ tia, c’a meriti chiù e tutti!
 

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