Cimino: "Guerre: la verità nascosta e quella che si affermerà con la speranza vincente sull'odio"

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Franco Cimino
  05 ottobre 2025 21:13

di FRANCO CIMINO

Se hai avuto la fortuna di avere genitori — quattro, naturali e acquisiti — buoni, onesti, generosi, e se questi, con le parole e con l’esempio di vita, ti hanno insegnato a essere buono, onesto e generoso, e se questo insegnamento ordinativo, mi permetto di aggiungere, hai cercato di applicarlo nella tua vita, qualunque rinuncia ti sia costata, puoi considerarti un ragazzo fortunato.

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E poco importerà se, dal punto di vista materiale o di quella concretezza oggi elevata a valore morale e politico, tu possa contare più insuccessi che successi, più sconfitte che vittorie, più insoddisfazioni che gratificazioni, più amarezze e delusioni che gioie e soddisfazioni.

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Conta davvero, invece, essere rimasto fedele a quegli insegnamenti. Essi ti rendono credibile quando ti sforzi di trasmetterli agli altri, a coloro che, per professione o per genitorialità, ti sono affidati.

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Se hai avuto poi due maestri preziosi come il prof. avv. Giovanbattista Agosto e Antonio Cantisani, prete e vescovo, che ti hanno insegnato il significato più profondo della Libertà, e di come essa possa mantenersi alito vitale per la Democrazia, puoi davvero metterti in mare aperto e andare. E se da uno dei due, nei suoi ultimi momenti di vita, hai ricevuto le tre parole chiave di quell’insegnamento — sintesi più che semantica della sua lunga lezione — accompagnate e precedute dall’esortazione, anch’essa “ordinativa”, che qui ripeto testualmente: «Non stancatevi mai di lottare per la Libertà, la Carità, la Verità», sei più che un uomo fortunato. Sei una persona integrale, che cammina con la tasca piena di questi valori-forza. Valori e principi che mai ti costringeranno a essere suddito di qualcuno o servo di un qualsiasi potente. Fragile mai dinanzi alla menzogna.

La nuova verità, fatta di ipocrisia e menzogna, riaffermata sullo scenario di guerra mediorientale (di quello ucraino parleremo più avanti), e che si vorrebbe nascondere da parte dei benpensanti e dei “democraticanti”, dice che il “patto per la pace”, scritto dal duo Trump-Netanyahu e l’accettazione apparentemente critica da parte di Hamas — ancora sospesa nonostante le minacce del Tycoon — segnano la netta vittoria di quest’America arrogante ed egoista e di questo Israele prepotente e dominante.

Ribadisco che qualsiasi atto volto a far cessare le armi e il massacro di un popolo inerme, dinanzi all’inferno di fuoco che l’ha investito per due anni interi, fosse anche solo per risparmiare una sola vita umana — specialmente quella di un bambino — va salutato con soddisfazione.

Ma quei due fogli di Washington, firmati soltanto da due uomini (mancava qualsiasi rappresentanza palestinese), nemici oggi “uguali” nei confronti di quei palestinesi di quella Striscia di Gaza rasa al suolo, dicono chiaramente chi ha vinto in quella anomala guerra e chi ha definitivamente perso.

Richiamo alcuni punti a conferma di ciò: ha perso la lotta, e dunque l’aspirazione quasi ottantennale dei palestinesi a vivere liberamente in uno Stato autonomo e libero, il proprio, adagiato su un territorio che li rappresenti. Ha perso la Cisgiordania, nella possibilità di vivere tranquilla dentro un quadro istituzionale che ne definisca lo stato giuridico e, in particolare, la sua naturale vocazione a essere parte dello Stato di Palestina. Ha perso anche la sua speranza di non essere più minacciata da questo Israele che vorrebbe annetterla a sé.

Ha perso pure il popolo israeliano nella sua lunga attesa di vivere al sicuro entro i confini del proprio Paese e nelle diverse parti del mondo, quando — inevitabilmente e purtroppo — ritornerà il terrorismo, (anche non strategico, estemporaneo e non “militarmente” supportato), a colpirlo sotto al grido di «Palestina libera, Palestina Stato libero e indipendente!»

Chi potrebbe mai pensare che il motivo per cui, a partire dalle prime lotte dei giovani con le pietre contro i carri armati, fino ai barbari e imperdonabili atti terroristici del 7 ottobre, i palestinesi abbiano coltivato odio e morte, inflitti e ricevuti, possa mai cancellarsi? Credo nessuno.

In particolare, i contraenti del “patto di pace” dell’altro ieri.

E dunque: fino a quando non nascerà lo Stato di Palestina, riconosciuto anche da Israele, che da quello riceverebbe il riconoscimento alla propria esistenza libera e sicura, non ci sarà mai pace in Medio Oriente.

A spegnere i fuochi di guerriglia e di terrorismo in quell’area non basteranno né la ricchezza dei Paesi arabi né la loro potenza politica oggi fondata sul ferreo accordo, specialmente economico, con gli USA dell’attuale amministrazione.

Su questa evidenza hanno perso anche gli storici accordi sottoscritti da Israele di Rabin e dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Arafat, con l’America di Clinton come protagonista attiva, nel 1993 e nei primi anni Duemila.

Venendo all’attualità, hanno perso i pacifisti, quelli che, dalle piazze crescenti per numero e partecipazione- da quella del mare con la Flotilla a quelle delle più importanti piazze d’Europa — hanno lanciato il grido più bello e più forte per la Pace. La Pace vera, che nasce dalla difesa della vita e dalla liberazione dei popoli. E dal rifiuto di ogni guerra.

Hanno perso i santi predicatori di pace; da Francesco all’ultimo degli esseri umani; dai predicatori della fede religiosa a quelli della spiritualità laica; dai non credenti illuminati a coloro che seguono la via dell’amore e della giustizia.

Ha perso il prete-poeta, dall’animo buono e dalla parola ispirata, che siede, per ultima volontà di Francesco, il Papa, sulla cattedra della Chiesa di Napoli. E con lui ha perso il vescovo di Gerusalemme, come pure quello che guida a Roma i vescovi italiani.

Ha perso il diritto — internazionale e umano — che oggi, dalla Casa Bianca, si vede stravolto in quel principio universale secondo il quale devono essere sempre perseguiti e puniti, da una Corte di Giustizia Universale, i criminali di guerra e i responsabili dei delitti contro la vita e contro l’umanità. Soprattutto, coloro che massacrano popoli inermi e uccidono bambini.

Hanno vinto, invece, gli opposti: gli uomini che si sentono potenti e che si sono opposti alla Verità, alla Libertà, alla Carità. Hanno vinto le menzogne e le arroganze contrapposte all’inconfutabile verità. Hanno vinto coloro che intendono fare grandi affari e realizzare immense ricchezze sulla morte “genocidaria” di un popolo, e su quella — non meno assassina — della terra fertile, bagnata da un mare docile e illuminata da un cielo bellissimo.

C’è dolore, in questa verità che si vorrebbe tacere.

Eppure, se si guardasse anche solo un poco oltre questa miserevole realtà, se i nostri occhi superassero il muro che la protegge e la nasconde, scopriremmo che c’è ancora tanta speranza; che questa bruttezza sarà abbattuta, e che lì, come altrove, la bellezza ne prenderà il posto.

Gli uomini coraggiosi e di buona volontà, gli onesti e i giusti, vinceranno. A mani libere. E a cuore battente. Con l’amore sventolante al vento della libertà. Perché la Speranza è viva. E non può morire.

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