
"La Commissione Giustizia della Camera ha approvato all’unanimità un emendamento che modifica l’articolo 609-bis del Codice penale, introducendo per la prima volta il concetto di “consenso libero e attuale” in materia di violenza sessuale. Secondo il testo di legge, “chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”.
Senza dubbio è un progresso legislativo, ma senza un cambiamento culturale effettivo, capace di insegnare il rispetto ed il consenso rimarrebbe vuoto nella sostanza.
La maggior parte degli abusi sessuali sui minori avviene nel contesto familiare. È quindi essenziale che la scuola promuova programmi di educazione sessuoaffettiva fin dalla prima infanzia, come indicano le linee guida europee, adattando linguaggio ed obiettivi alle diverse età ed identità. Insegnare a dare un nome al corpo, a riconoscere l’abuso, a dire “no” e chiedere aiuto. Ma perché la prevenzione funzioni, serve formazione per chi lavora all’interno di questi percorsi, sostegno di insegnanti e genitori. Educare al consenso significa anche educare al riconoscimento delle differenze ed al rispetto di ogni identità.
Michela Murgia ricordava che il femminismo è stato l’unico movimento politico degli ultimi cinquant’anni che non ha mai utilizzato la violenza come metodo. Il femminismo ha compreso che i diritti delle donne sono intrecciati con quelli di tutte le persone marginalizzate: persone LGBTQIA+, migranti, precarie, razzializzate.
In Italia mancano dati sistematici e pubblici sulla violenza di genere. Senza conoscenza non c’è prevenzione. Per questo è stata lanciata la petizione nazionale “#DatiViolenzadiGenere”*, promossa dalla campagna Dati Bene Comune, insieme ad ActionAid, Transparency International Italia, OnData e alla rete D.i.Re - Donne in rete contro la violenza. L’obiettivo è rendere i dati sulla violenza di genere pubblici, completi, aggiornati e accessibili a tuttə, poiché la trasparenza è il primo passo verso la responsabilità politica.
Cambiare davvero significa unire leggi, cultura, educazione ed ascolto. Significa riconoscere che la violenza di genere non riguarda solo le donne, ma tutte le persone la cui libertà è messa in discussione".
Lo scrive, in una nota, Caterina Muraca, responsabile questioni di genere PRC- SE Calabria.
*È possibile firmare la petizione sul sito ufficiale datibenecomune.it/partecipa.
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