Ha chiesto scusa Alessandro Campi, il docente universitario catanzarese a Perugia per aver chiesto in un post su Facebook "alla mafia, alla 'ndrangheta, alla Sacra Corona unita e alla Camorra di imporre, nei vasti territori da loro controllati, la quarantenea domiciliare obbligatoria a tutti i corregionali improvvidamente rientrati a casa dai loro domicili al nord rientranti nella zona rossa".
"Quando scrivi un post - scrive su Facebook - pensando che sia paradossale, provocatorio, ironico e iperbolico, salvo scoprire che c'è chi lo prende seriamente e alla lettera (addirittura, nel caso del mio post di ieri, come un invito pubblico alla criminalità organizzata ad affiancare lo Stato nella gestione dell'attuale crisi sanitaria: cosa che ovviamente è quanto di più distante da quel che io posso pensare), la colpa non è mai degli altri che non capiscono ma di te che lo hai scritto evidentemente male".
"Non è questo tempo di paradossi grotteschi: la situazione è seria e le parole vanno ponderate. La rete - spiega il professore Campi - inoltre è quel che è: un ricettacolo di umori difficili da controllare. Non ho dunque alcun problema a scusarmi pubblicamente per quanto ho scritto. Ieri, viste alcune reazioni indignate (affiancate peraltro da commenti che sembravano aver colto lo spirito parossistico di quelle poche righe), avevo prontamente cancellato il post. Ma le polemiche sono egualmente continuate. Da qui la decisione di esprimere pubblicamente il mio rammarico. Un simpatico utente mi ha suggerito la via più breve e diretta: "perché non ammette, caro professore, di aver scritto una cazzata?". Bene, lo sto facendo! Essendo in buona fede e volendo dire cose ben diverse da quelle che alcuni mi hanno attribuito quest'ammissione non mi costa nulla sul piano personale.Quanto accaduto mi spiace anche per un altro motivo: la polemica sulla mia persona ha inevitabilmente toccato anche la mia Università, che con ciò che scrivo su Facebook davvero non c'entra nulla (oltre ad essere impegnata in questo momento in ben altre e assai più delicate questioni). Mi consola l'idea che l'Ateneo e soprattutto i miei studenti utilizzino per valutare il mio lavoro strumenti diversi da un post occasionale".
"Va da sé che questa ammissione (sincera) di scuse vale anche come mio temporaneo (ma temo definitivo) congedo da Facebook e dalla blogosfera. Se il prezzo da pagare per un post venuto male è lo scatenamento di una simile bagarre, credetemi, non ne vale la pena. Chi mi conosce sa che sono una persona a dir poco tranquilla e amante della discussione (aggiungerei perbene e seria). Un confronto aspro lo reggo. Come si vede - conclude il professore - non ho timore a prendermi le mie responsabilità o a chiedere scusa se qualcuno si è sentito toccato da quel che ho scritto. Ma di un'altra polemica come questa, magari fra tre mesi o sei, e sempre per qualche parola di troppo o per un pensiero venuto male o mal comoreso, francamente non sento alcun bisogno. Il momento, come detto, è delicato: troppa emotività, troppo rischi di fraintendimenti. Meglio prendersi, per quanto mi riguarda, una lunga, anzi lunghissima, pausa. Si vive (forse persino meglio) anche senza Facebook.Spero dunque d'aver chiarito la vicenda. Spero altresì che la polemica finisca qui. Tante scuse ancora e un caloroso saluto a tutti".
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