di TERESA ALOI
Lo ha fatto per quel senso di responsabilità che dovrebbe contagiare tutti gli italiani, dopo i folli giorni trascorsi tra gli assalti ai supermercati, per fare incetta di cibo, mascherine, disinfettanti e quant'altro. Questo si che sarebbe un "bel contagio".
Antonio Ungaro, imprenditore di San Mango d'Aquino, in provincia di Catanzaro, è in quarantena volontaria insieme ad alcuni suoi collaboratori. Ma non nella sua terra. Perché Lui, in Calabria, ha proprio evitato di scendere. E' rimasto a Montebello Vicentino, dove si trovava per lavoro. Riabbraccerà i suoi cari tra qualche giorno. "Per rispetto alla mia regione", spiega al telefono.
L'azienda, divenuta sinonimo di innovazione ed evoluzione costanti nel settore del riscaldamento domestico a biomassa di alta qualità, ha partecipato con un suo stand alla manifestazione fieristica "Progetto Fuoco", organizzata a Verona dal 18 al 22 febbraio. Certo non una "zona a rischio". Eppure l'imprenditore ha deciso per se stesso - così come hanno fatto anche alcuni collaboratori - per l'isolamento volontario, per il periodo previsto e secondo le modalità indicate dagli Uffici sanitari preposti e contattati in merito.
Nessun sintomo del virus, ma solo un grande senso di responsabilità nel reputare "opportuno, oltreché doveroso - spiega l'imprenditore, che ha voluto ringraziare "questi fantastici ragazzi per il loro sacrificio" - seguire le direttive emanate dal Ministero della Salute in merito alla diffusione del cosiddetto CODIV-19 (Coronavirus)".
Un bell'esempio che dovrebbe essere preso a prestito dai più. Per non creare panico in un momento in cui proprio non se ne avverte la necessità. Semmai contenere i toni dell'allarmismo. Un bell'esempio di “normalizzazione” dentro l’emergenza.
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