Coronavirus. Santini e Magro (SiNAPPe): "Tamponi per tutti gli agenti della Polizia penitenziaria"

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Il carcere di Catanzaro
  24 marzo 2020 14:27

di FRANCESCO IULIANO

C’è preoccupazione tra gli agenti della Polizia Penitenziaria che lavorano all’interno degli istituti penitenziari, per la mancanza di misure di prevenzione e tutela per la grave situazione sanitaria in merito all’emergenza dovuta alla diffusione della polmonite da nuovo coronavirus.

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E’ di queste ore il comunicato diffuso dal  segretario generale del  SiNAPPe, il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria, Roberto Santini e dal segretario regionale  della Calabria,  Roberto Magro, e diretto al neo governatore regionale, Jole Santelli.

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«E’ anche superfluo e ridondante – è scritto nella nota - argomentare della difficile condizione che interessa il nostro Paese dal punto di vista sanitario e tutti, nessuno escluso, abbiamo dovuto imparare a fare i conti con il nuovo e ormai familiare concetto di “distanza sociale”, unica misura realmente efficace per il contenimento del contagio.

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La distanza sociale, tuttavia, non può essere la soluzione principe in alcuni ambienti di lavoro, fra i quali quello penitenziario, ove il contatto diretto è quasi ineludibile.

Se è vero che fra la popolazione detenuta si può presumere basso il rischio di diffusione in quanto, minimizzando o azzerando i contatti con l’esterno, coloro che sono reclusi non hanno teoricamente occasioni di contagio, stesso non può dirsi per gli operatori penitenziari che – paradossalmente – in forma asintomatica rischiano di trasformarsi proprio nel veicolo dell’infezione.

Questo perché il contatto fra l’operatore penitenziario e il mondo esterno è concesso dalla legge, seppur con tutti i limiti e le cautele del caso; questo anche perché vi possono essere nuovi ingressi in istituto che, per quanto posti in regime di quarantena e per quanto trattati attraverso i pre-triage, possono comunque costituire un veicolo di diffusione.

Ora, ben si comprenderanno le preoccupazioni di un intero mondo, quello penitenziario, sia dal punto di vista dell’utenza che dal punto di vista degli operatori, aggravato dai primi casi di positività riscontrati fra il personale in divisa e fra i primi casi acclarati fra la popolazione detenuta.

L’esplosione del contagio fra le mura penitenziarie rischia di trasformarsi in una bomba i cui effetti destruenti non saranno arginabili.

Accanto alla perorazione di una attenzione più massiccia alla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale per il personale di polizia penitenziaria, per ragionare in termini di reale prevenzione si devono utilizzare metodi scientifici, ad oggi dati unicamente dal risultato dei tamponi.

È per questo motivo che chiediamo di valutare attentamente la possibilità di sottoporre ai tamponi tutto il personale di polizia penitenziaria operante in Regione.

Certi della rilevanza che vorrà accordarsi alla presente segnalazione, si coglie l’occasione per porgere distinti saluti».

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