Crotone. La videodenuncia del Consorzio di Bonifica: "Ecco dove finisce l’acqua dei calabresi: a mare!"

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images Crotone. La videodenuncia del Consorzio di Bonifica: "Ecco dove finisce l’acqua dei calabresi: a mare!"

"Dopo anni di emergenze siccità, di innumerevoli interlocuzioni istituzionali supportate da report tecnici puntuali, di racconti di reti vetuste, di sprechi ed allacci abusivi combattuti, e di auto assunzioni di responsabilità, siamo andati oltre! Ed abbiamo prima scoperto, poi “riportato” e finanche documentato che più di 200 milioni di metri cubi di acqua all’anno vengono sversati in mare!". Così il presidente del Consorzio di Bonifica dello Ionio Crotonese, Roberto Torchia.

  03 agosto 2021 13:10

"Dopo anni di tentativi, permetteteci di definirli davvero inutili, non sapevamo più a chi dirlo e come contrastare quello che definire uno spreco, ci sembra ancora oggi, una vera e propria beffa!" -esordisce così il presidente del Consorzio di Bonifica dello Ionio Crotonese, Roberto Torchia, che ha ricostruito con un video il ciclo dell'acqua a Crotone. -

"Dopo anni di emergenze siccità, di innumerevoli interlocuzioni istituzionali supportate da report tecnici puntuali, di racconti di reti vetuste, di sprechi ed allacci abusivi combattuti, e di auto assunzioni di responsabilità, siamo andati oltre! Ed abbiamo prima scoperto, poi “riportato” e finanche documentato che più di 200 milioni di metri cubi di acqua all’anno vengono sversati in mare!"

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"Abbiamo, lo scorso ottobre, collezionato dati e realizzato video documentazione per far comprendere che reti vetuste e sprechi non potessero divenire mere giustificazioni di tutela dell’interesse privato, pure legittimato da convenzioni e leggi che consideriamo, non da oggi, capestro! -continua la lettera- 

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Chiediamo oggi ai mezzi di comunicazione di aiutarci a fare davvero chiarezza su come e da chi viene gestita l’acqua pubblica in Calabria. Crediamo sia giunta l’ora di impedire che centinaia di milioni di metri cubi d’acqua di proprietà pubblica, vada a finire a mare, mentre intere comunità ed il comparto agricolo e turistico si trovino assetati per interi periodi dell’anno!"

"E’ per questa ragione che scriviamo anche alle più alte cariche a tutela dell’interesse pubblico: con questi fatti circostanziati nella video lettera istituzionale, ricostruiamo il ciclo completo dell’acqua nella provincia di Crotone che coinvolge, inesorabilmente, la gestione dell’intero patrimonio dell’acqua pubblica in Calabria. C’è un dato specifico ed inequivocabile: c’è un privato che viene legittimato a produrre energia e profitti con concessioni di uso di acqua pubblica ed, al termine dell’uso attraverso salti e delle centraline, può tranquillamente sversare l’acqua a mare mentre, nei periodi di piena emergenza, pretende, dalla stessa Regione Calabria, quei rilasci in più che invece sono indispensabili per comuni ed imprese agricole e turistiche! -scrive ancora Torchia- 

Con queste immagini, tutti potranno essere al corrente di ciò che accade per davvero, per essere edotti e per giudicare se siamo noi pazzi nel considerare tutto ciò aberrante. Ma non basta giudicare, chiediamo che si decida e ci si determini sui principali diritti pubblici dei cittadini che amministrate/amministriamo. E’ necessario che quei tutti di cui sopra, condividano se una convenzione del 1969 può ancora oggi determinare che principi costituzionali sull’uso dell’acqua pubblica possano essere sovvertiti. E’ necessario che quei tutti di cui sopra, condividano se debba prevalere l’interesse di un privato a fare reddito piuttosto che l’interesse collettivo di rimanere nella propria terra non più assetata". 

Segue, poi, il contenuto della lettera inoltrata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro per lo Sviluppo Economico, al Ministro della Transizione ecologica, al Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, al Ministro della Giustizia, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera dei Deputati, S.E. il Prefetto di Crotone, al Presidente della Regione Calabria, alla Presidenza del Consiglio Regionale con cortese preghiera di invio a tutti i componenti l’Assemblea, all’Assessore all’Agricoltura regione Calabria, all’Assessore all’Ambiente Regione Calabria, alla Presidenza VI Commissione Ambiente Regione Calabria, alla Procura Generale della Repubblica, al Tribunale Superiore delle acque pubbliche, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone.

"Illustrissimi,

Dopo anni di tentativi, permetteteci di definirli davvero inutili, proviamo anche con questa iniziativa! Ci siamo infatti resi conto che le innumerevoli interlocuzioni istituzionali supportate da report tecnici puntuali, da racconti di reti vetuste, da sprechi ed allacci abusivi combattuti e da auto assunzioni di responsabilità, sono tutte divenute mere giustificazioni di tutela dell’interesse privato, pure legittimato da convenzioni e leggi capestro! Crediamo dunque sia giunta l’ora di fare davvero chiarezza su come e da chi viene gestita l’acqua in Calabria. Crediamo sia giunta l’ora di impedire che centinaia di milioni di metri cubi d’acqua di proprietà pubblica, vada a finire a mare, mentre intere comunità, il comparto agricolo e turistico si trovino assetati per interi periodi dell’anno! Crediamo che tutte le istituzioni pubbliche a vario titolo preposte alla tutela dell'interesse generale, debbano, con queste immagini, poter essere consapevoli di ciò che accade per davvero, per essere edotte e poter giudicare se siamo solo noi nel considerare tutto ciò aberrante, o se esista ancora un'istituzione cui appellarsi per farsi carico degli interessi pubblici e della collettività dei cittadini amministrati.

Una necessaria considerazione preliminare

Il Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese, nonostante sia inequivocabilmente ed inconfutabilmente  il soggetto con la piena conoscenza delle problematiche sulla gestione dell’acqua almeno nel territorio della provincia crotonese, inspiegabilmente non è ascoltato, eppure, negli anni, abbiamo avanzato proposte, denunciato la situazione agli organi di stampa  ed informato con puntualità i dipartimenti competenti della Regione Calabria.  E’ inaccettabile continuare con  la subdola pratica dello scaricare le responsabilità abdicando dal corretto esercizio delle potestà regolatorie e trascurando le istanze rappresentate dal Consorzio che è un Ente vigilato dalla Regione, ed, in quanto tale, dovrebbe essere tutelato nei servizi che, in base alla legge, deve comunque garantire ai consorziati, tanto che nei tavoli di crisi più volte aperti in Prefettura, siamo chiamati, per primi, a dare contezza del perché non arrivi acqua agli agricoltori, agli operatori turistici e pure ai Comuni, con inevitabili conseguenze negative per l'economia e l'occupazione del territorio.

La carenza idrica nel Crotonese: alcuni accenni e la vicenda della centralina idroelettrica.

La carenza idrica ai fini irrigui non è una novità per il territorio del crotonese. Se si fa una ricerca negli archivi giornalistici, o sui motori di ricerca, si potrà constatare come ogni anno questa problematica sia assurta agli onori della cronaca per le sue indubbie implicazioni economiche e sociali e di come si sia sempre innescata e praticata quella che io definisco, la “Liturgia dell’emergenza” che è diventata il modo quasi normale di agire nella nostra regione. Nell’ultimo anno, la situazione anche per le particolari implicazioni climatiche, sta precipitando. Brevemente:  nel settembre 2020 il Consorzio, su richiesta della Regione, rinuncia alla realizzazione di una centralina consegnando  la delibera di rinuncia al fine di favorire la richiesta di concessione per un'altra di produzione idroelettrica di A2A. Un comportamento collaborativo, quello del Consorzio, che doveva, almeno questi erano gli auspici, porre fine alla criticità con ulteriori rilasci di acqua da parte del privato che, di fatto, è diventato padrone dell’acqua di tutti; certo per diritti acquisiti con contratti validi, ma, altrettanto certamente, per interessi generali non adeguatamente interpretati e tutelati dalle autorità regolatorie.  Accade che, nel frattempo,  per la coltura dei Finocchi, vengono  autorizzati rilasci aggiuntivi per circa 10 milioni di mc prevedendo un  indennizzo ad A2A (l’ennesimo di una lunghissima serie). Verso la fine di marzo di questo anno, su pressione del Consorzio che sa e sapeva che la situazione era giunta, nuovamente, alle soglie del precipizio, riprendono le interlocuzioni  e si  chiede l’irrigazione di soccorso per l’ultimazione  delle coltivazioni autunno – invernali. Vengono così concessi i minimi quantitativi necessari, ma con conseguenziale diminuzione di quello  previsto nel 2021 (ed i volumi erano già stati diminuiti  di tre milioni di mc  poiché utilizzati come anticipazione dell’anno precedente). Circolava, su iniziativa dell’Assessorato regionale all’Ambiente,  una bozza di protocollo tra le parti che definisse le cose da fare nei prossimi anni e gli impegni che ognuno avrebbe dovuto assumere per intraprendere un percorso di risoluzione delle criticità; finalmente, sembrava affacciarsi l’introduzione di un metodo.

Però, dopo una  totale assenza di precipitazioni nei mesi di aprile, maggio giugno  si arriva a luglio  2021 e  possiamo documentare che in questi mesi abbiamo  scritto numerose note  tecniche firmate anche dagli ingegneri responsabili dell’impianto di distribuzione dell’acqua sui pericoli a cui si andava incontro. Abbiamo palesato e cercato di dimostrare tecnicamente  la necessità del mantenimento di un equilibrio tra la risorsa di acqua contenuta nel lago di S. Anna e l’acqua che proveniva direttamente dai rilasci di A2A. Ma  non c’è stato nessun ascolto da parte di   nessuno. Abbiamo prefigurato da conoscitori, i  possibili accadimenti. Ma nessuna risposta è pervenuta, riaprendo l’insopportabile “ liturgia dell’emergenza”.

L’emergenza di questi giorni:  si sarebbe potuta evitare

In queste ultime due settimane, nel pieno della fase più delicata per le nostre imprese che si preparano al raccolto (pomodori, angurie e mais, per citare le più importanti) è stata diminuita la portata, creando enormi disagi alle imprese agricole.delle zone più alte. Se il volume di acqua e la disponibilità della Diga di S. Anna  scenderà, come certo, alla soglia  di 4 milioni di mc non potrà essere utilizzata per le esigenze di irrigazione delle coltivazioni, dovendo, per legge, preservare l’uso idropotabile del comune di isola C. Rizzuto. Il combinato di tutto questo provocherà danni alle colture e quindi alle imprese e all’economia del territorio, esacerberà  gli animi e creerà  fibrillazioni che potrebbero creare rischi per l’ordine pubblico.  Intervenendo nei tempi dovuti, come più volte richiesto dal Consorzio tutto questo si sarebbe potuto evitare! La situazione di insufficienza della risorsa per tutte le zone e per tutte le imprese, nei prossimi giorni costringerà il  Consorzio anche ad  interrompere la fornitura di acqua grezza per giardinaggio che eroga verso i villaggi ed insediamenti turistici dell’intera fascia ionica. Avevamo già segnalato nei tempi dovuti quest’ulteriore aspetto che non viene mai preso in considerazione.

La Convenzione del 1968: Osservazioni e proposte del consorzio

Intanto, abbiamo appreso, solo informalmente, che nei primi giorni del mese di agosto continueranno le interlocuzioni con A2A per le modifiche della convenzione del 1968.  Al riguardo non possiamo più limitarci alle lettere e tavoli tecnici, sempre convocati in emergenza. E’ giunto il momento che, altrettanto formalmente, tutti si accollino la responsabilità di ciò che raccontiamo e denunciamo da molti anni:

  • La richiesta di rilasci aggiuntivi vi è stata sin dalla nascita dell’impianto di irrigazione. Infatti da quando A2A, dal 2009, ha acquistato i diritti della concessione per la gestione delle centraline idroelettriche, puntualmente, nel 2010 nel 2015 e nel 2020 ha pure presentato al Consorzio ed alla Regione Calabria diffida legale allo scopo di interrompere i tempi di prescrizione in quanto erede dei diritti maturati  dalle precedenti società, titolari dei diritti derivanti dalla concessione del 1988rilasciata in regime di monopolio che, successivamente, la legge Bersani ha prorogato con scadenza nel 2029. Dall’esame di queste diffide, si evince pure che  già nel 1992,  e poi in altre annate successive,  venivano effettuati rilasci aggiuntivi su richiesta e secondo le necessità del territorio. Sarebbe forse il caso, nel momento in cui si concedono altre concessioni di sfruttamento che, alla stessa società, sia almeno richiesto di far ritirare tali pretese relative a non pochi milioni di euro. Insomma, oggi non si dovrebbe ripetere l'errore commesso nel  momento del nulla osta al subentro della concessione (2010), quando non si è stati in grado di salvaguardare gli interessi generali, che si potevano e dovevano  definire con le partite ancora in gioco. 
  • In ultimo, e forse è questo lo  snodo ancora più importante (ed esaustivo del tipo di rapporto che “riusciamo” ad avere con il privato), vorremmo segnalare una problematica reale che nonostante sia stata evidenziata  più volte non ha mai trovato la giusta attenzione: la Concessione attualmente in vigore, nulla prevede in merito all’obbligo di conservazione dell’acqua nei due laghi silani Arvo ed Ampollino (che svolgono volgarmente funzione di serbatoi/accumulo di acqua). Infatti i due laghi, la cui capienza complessiva è di 130 milioni di mc, vengono riempiti e svuotati ciclicamente. Il cambiamento climatico imporrebbe, cautelativamente, di conservare la risorsa come un buon “pater familias”, per poter sopperire almeno a uno/due anni di possibile calamità dovuta alla siccità. Riteniamo non più accettabile, per gli interessi dei calabresi,  che la Concessione con cui A2A gestisce i laghi silani non preveda nessuna imposizione di conservazione dell’acqua nei bacini per prevenire le possibili annate di siccità. La conservazione non può riguardare solo l’idropotabile ma anche il fabbisogno dell’agricoltura, che, nelle priorità stabilite dalla Legge, è al secondo posto dopo l’utilizzo per l’uomo; e comunque viene prima di qualsiasi esigenza dell’idroelettrico. Occorre che tale importante circostanza, davvero negativa per la Calabria, diventi obbligo per la società A2A e quindi un auspicabile revisione della concessione può e deve essere inserita senza dover aspettare il 2029. 

Si rimane a disposizione per fornire gli ulteriori dati tecnici e amministrativi necessari a meglio comprendere le problematiche e le esigenze pubbliche in gioco"

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