Da Confedilizia Calabria un seminario contro le città svuotate dal potere

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  13 giugno 2025 21:21

Cosa sta succedendo ai nostri centri storici? Perché si svuotano, perdono vitalità, chiudono le botteghe? 

Domande alle quali ha provato a dare risposte, senza retorica e con spirito critico, il seminario organizzato da Confedilizia Calabria.

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All’incontro, organizzato con il patrocinio degli ordini degli Ingegneri, dei dottori Commercialisti, del collegio dei Geometri della provincia di Catanzaro e della BCC Calabria Ulteriore, ed allestito nella sala convegni dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro. 

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Moderati dal giornalista Giuseppe Mercurio, hanno relazionato il ricercatore FVS, Claudio Amato, il presidente di Confedilizia Calabria, Sandro Scoppa e l’ordinario presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, Antonio Viscomi, ciascuno con approcci diversi ma convergenti su un punto: il problema non è troppo mercato, ma troppo Stato.

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In apertura ha portato i saluti il vicepresidente di Confedilizia Catanzaro e presidente del Coram, Antonio Abate

Non l’ennesimo convegno di lamentele e slogan - è stato detto -, ma un confronto a più voci per analizzare ciò che davvero indebolisce le città: vincoli, burocrazia, leggi punitive e un’idea dirigista dello spazio urbano.

Non è la libertà contrattuale a svuotare i quartieri, ma un impianto normativo che scoraggia chi vorrebbe investire o aprire un’attività. Le cause? Una società che cambia – più anziana, più mobile, più digitale – e regole che restano ferme, ancorate a un’idea di città immobile, amministrata dall’alto. 

Particolare attenzione è stata riservata alle locazioni non abitative, oggi bloccate da un groviglio di norme che spaventano sia chi affitta, sia chi cerca spazi. 

In molte zone i canoni sono scesi, ma i locali restano vuoti. Manca fiducia, mancano certezze.  E dove lo Stato impone limiti, il mercato si ritira. 

Nel corso dell’incontro si è parlato anche di gentrificazione, fuori da ogni caricatura ideologica: non una minaccia da soffocare, ma una possibilità di rinascita, se si lascia spazio alla libera iniziativa.

Al termine il messaggio emerso è stato chiaro: servono meno decreti e più fiducia nelle scelte individuali. Bisogna smettere di inseguire modelli falliti come l’equo canone e cominciare a costruire città dove si possa agire, contrattare, trasformare. In libertà. Perché le città vivono solo se chi ci abita può scegliere. Senza essere ostacolato dal potere.

 

 

 

 

 

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