Degrado delle località rivierasche? Alle Comunali far votare anche chi paga l’Imu sulle seconde case

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images Degrado delle località rivierasche? Alle Comunali far votare anche chi paga l’Imu sulle seconde case
Antonio Bevacqua
  14 marzo 2025 17:45

di ANTONIO BEVACQUA

Il comunicato del Presidente dell’Associazione “Insieme per Copanello” pubblicato da questa testata unitamente ad una copiosa, drammatica, documentazione fotografica, ancora una volta, indigna.

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L’incuria e l’abbandono, denunciati dalla meritevole Associazione, nelle quali versa una località turistica come Copanello, che chi come il sottoscritto frequenta da quasi sessant’anni e dunque può con molto credito ricordarne i fasti, suscitano un moto di rabbia verso una situazione che purtroppo si trascina da decenni senza che nessuno vi metta seriamente mano.

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Ma per non aggiungermi in maniera insopportabile alla nobile schiera delle proteste provo, invece, a sollevare una questione diversa e tuttavia intimamente collegata.

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Molti comuni, soprattutto quelli della nostra Calabria, che nel lontano passato trasferirono il proprio centro  abitato sulle alture collinari, luoghi più al sicuro dalle scorribande saracene, conservano ancora magnifici territori rivieraschi dove negli anni sono sorti centri turistici costellati da notevoli insediamenti immobiliari, quali ville, villette, residence, le cosiddette seconde case,  alberghi, villaggi, ecc. Centri turistici che nel corso della stagione estiva ospitano una popolazione di gran lunga superiore, come consistenza, a quella residente nel Comune. 

Venendo al dunque: un Comune come quello di Stalettì che beneficia nel proprio territorio rivierasco di tre perle come Copanello, appunto, Caminia e Pietragrande cosa ricava dai suddetti insediamenti? E’ presto detto, per non parlare d’altro e di indotto, almeno un’imposta: l’IMU, che per gli immobili dei non residenti sappiamo essere anche molto pesante.

Ebbene, chi amministra un Comune del tipo di Stalettì dovrebbe utilizzare tali entrate, ma questo è un mio modesto pensiero, per valorizzare le località da cui provengono i tributi. Nella realtà, spesso, questo non avviane perché, ancor più spesso, le somme introitate vengono dirottate verso le spese a favore dei servizi rivolti ai residenti “collinari”, quelli che votano per eleggere gli amministratori comunali, per intenderci.

Privilegiare poco meno di tremila elettori residenti è ovviamente più semplice che ricercare consensi in una comunità di proprietari immobiliari che sarebbe molto ma molto più grande.

Pensate, invece, se riprendendo il grido di battaglia dei rivoluzionari americani del settecento “no taxation without representation”, (nessuna tassa senza rappresentanza) si consentisse a chi paga una tassa comunale di poter votare anch’esso,  pur non essendo residente, per l’elezione del sindaco e del consiglio di quel comune.

Pensate come cambierebbe la musica!  

Pur non essendo un costituzionalista, non mi pare che un’idea del genere sia difficile da tramutare in legge, tenuto conto che ne beneficerebbe ancor di più la democrazia che, come si sa, si regge anche sul principio della rappresentanza.

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