Don Andrea Perrelli e "la carezza del vescovo italiano"

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images Don Andrea Perrelli e "la carezza del vescovo italiano"
L'interno della chiesa del Monte
  09 giugno 2025 22:08

di ANDREA PERRELLI*

Ancora una volta, guardando con venerazione, al limite del rispetto le tombe dei nostri cari, il
mio appello si fa pressante e angosciante, dove il rispetto per gli altri, è la morale dentro di
me. È proprio questa anemia, priva di speranza, che non costruisce e non opera, che rende
sempre più gelido il nostro cimitero. Questo è il sacrilegio più grave: quando manca la
volontà di risolvere, di affrontare le difficoltà, di impegnarsi a superarle. Come ho detto e
ripeto: parole fumose, generiche, prive di inconsistenza, inconcludenti più che mai. Bisogna
avere un cervello plastico, non concentrato su sé stesso ma "che guarda gli altri, dove la
bellezza dell'uomo è guardare l'altro: siamo chiamati ad essere umani, gesti concreti, devi
coinvolgere, contaminare, crescere in umanità. Prima di essere credenti siamo chiamati ad
essere umani". (Papa Leone IV, 28 Maggio 2025).

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Croce, banchetto, giardino, ecco quanto San Vitaliano consegna nelle mani generando la speranza, in un dialogo che, diventa comunione, slancio costruttivo e operativo. Il cuore ha perso la capacità di piangere, saremo tenaci fino all'ostinazione, parlando senza risparmio, consumandoci fino allo
esaurimento delle energie, per sostenere nei nostri defunti, la speranza che non delude. "Io non ho più niente contro di voi, nè contro nessuno. Una ingiustizia sofferta è sempre il principio di una beatitudine. Il cumulo di cenci che gli hai strappato è la sindone per quando morrai. L'irreparabile è il frutto del nostro egoismo, mentre il miracolo è la prova della nostra carità. Dove non c'è carità, il. Sepolcro è davvero la casa della morte. Se non con l'affetto, tornando dal cimitero, si smobilita il dolore. I morti vanno continuati. Bisogna preparar loro un posto nella vita: i morti hanno bisogno di qualche cosa di vivo. Ci vuole continuità tra cimitero e vita" (Don Primo Mazzolari, la Via crucis del povero). Scegliere la libertà, coltivando un cuore integro, abbracciando la logica del servizio, rifiutando la cultura dello scarto, nel salutare rifiuto di conformarsi a quanto di putrido e non genuino viene proposto dalla quotidianità, nella società, ci fa dire, virgolettato Don Mazzolari: "Gesù ha le mani e i piedi crocifissi, ma libero il cuore, libera la testa".

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Mercoledì 11 giugno, alle ore 18.00, mi recherò nella Chiesa del Monte dei Morti, in questo
tempo di preghiera in onore del traumaturgo di Padova, per celebrare la S. Messa in suffraggio dei fratelli e delle sorelle defunti che riposano nel nostro Cimitero Urbano. Porterò nel cuore la eloquente invocazione che S. Antonio, Dottore Evangelico rivolse al Signore, in ricordo dei Nostri Cari in Cielo: "O Signore Benedetto Ti affido tutti i miei Cari Defunti, guidali verso la luce e accompagnali se dovessero sentirsi smarriti. Come l’ancora trattiene la barca perchè non affondi tra gli scogli, così il pensiero dei Defunti trattiene la nostra vita perchè non precipiti. Loro conoscono quanto mortali sono le ferite dei viventi, che nessuna medicina avrebbe potuto sanare, se non quella del Sangue del Figlio di Dio”.

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*Cappellano Cimitero Urbano

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