di FRANCO CIMINO
Sei arrivato, eh! Don Mimmo caro, sei tornato! Nella tua terza tappa della tua vita in Calabria. Del tuo amore per la Calabria. La prima dopo la tua consacrazione è stata al tuo Centro Calabrese di Solidarieta, la casa dell’umanità dolente, l’ambulatorio delle ferite gravi, dove tu sei stato padre, infermiere, medico, fratello, amico. Il campo di battaglia, dove ti sei fatto come loro, i diseredati, gli abbandonati, i violentati da se stessi. “ Gli scarti della società”. Per amare, e amarli, tu l’hai fatto. Come dice il Vangelo, che ti ha insegnato a farlo. E il come farlo. Chinandoti, cioè, su di loro. Per raggiungerli dalla tua altezza fisica. Per abbracciarli meglio. Per ascoltare dalla loro flebile voce il dolore nelle parole spezzate. Le hai imparate meglio quelle pagine da quel grande Padre, che nei tuoi ultimi ruoli ti ha voluto. Quell’uomo buono e santo, che da 15 giorni lotta per vivere. Di noi. Per noi. Ché l’amore è conoscenza. Il primo atto d’amore è conoscere, come tu ci dici. Conoscere l’altro fino in fondo. In fondo alle sue ferite. In fondo alla sua anima. Conoscere ciò che si muove intorno a chi soffre. Per capirne le ragioni che quella sofferenza procura. Chi prova immane dolore non è colpevole di nulla. Tu dici. Neppure del dolore che porta. Con umiliazione disabilitante. E l’incolpazione da parte dei soliti saccenti, già rovinosi della società ammalata, che quei razazzi ha ferito mortalmente. Quanti ne hai salvati, tu, amico mio! E quanto hai pianto per quelli che ti sono caduti dalle braccia, morendo. Conoscere, si ama meglio. Illimitatamente. Conoscere anche le nostre città, che forse amiamo poco o per nulla per questa stupida ignoranza della loro storia. Delle loro sofferenze. La seconda tappa del tuo viaggio di preghiera e gratitudine, è stata Satriano. Quella piccola, umile, semplice, terrazza sul mare,dalla quale i tuoi occhi bambino hanno guardato il mondo, ispirando la tua vita, dando ali ai tuoi sogni. Forza alla preghiera per le battaglie che avresti condotto. Da bambino nel nome della verità, che hai cercato. E in quella della giustizia e della libertà, fortemente in te intrecciati, che hanno animato la tua giovinezza. E poi, gli occhi della preghiera al tuo Dio, il Signore, anche nostro, che hai scelto come fratello e Padre. Anche pernil viaggio di migrante, che tu hai compiuto per la “ divorare” del tuo amore il mondo. Andare, come hai fatto, per terre aspre, i posti più duri, le montagne più rocciose, i mari più agitati. Satriano, il tuo paese che ti ha dato i natali. E per la tua prima madre e per il tuo primo padre, che dal loro amore fecondo ti hanno generato. Satriano, la tua prima chiesa. I tuoi primi amici. Il tuo primo calcio al pallone. Le prime liti. Le prime vittorie e le prime sconfitte, in quel campetto di calcio leggermente esteso in quello confinante , dove si muovono i sogni dei ragazzi, il loro desiderio di andare, di restare andando, il loro primo amore. Satriano, lo spazio in cui hai potuto liberamente tremare quando Dio ti ha chiamato. Per servirlo sempre più attivamente nei compiti di responsabilità alta, che ti sono stati “ imposti” da Francesco, che t’ama come un figlio. Quelli più gravosi e belli, rivestendo le tue spalle. E coprendo con le mani tremanti il tuo capo. Non più tardi di quaranta giorni fa. Adesso sei arrivato qui, la tua terza tappa d’amore grato. Catanzaro, la città che ti ha impedito di andare nella tua Africa. La Città, che con le sue non viste periferie è stata per lungo tempo la tua Africa. Catanzaro la Città che hai vissuto, operando in lungo e in largo su tutto il suo territorio. A partire da Santa Maria, dove vi è la casa della della solidarietà e dell’assistenza e della cura a chi ne ha più bisogno. Anziani, fragili, disabili gravi. E poi le chiese al centro della città e quella più lontana di Gagliano, che ti hanno visto parroco e sacerdote. Servite nelle ore in cui il dolore degli altri ti lasciava un po’ libero. Adesso sei qui. In questa che è stata la tua ultima Città. Come ultima, tua di te, e Napoli. La tua destinazione é il Mondo. La tua Chiesa, oggi, non è partenopea. É la Chiesa di Francesco. La Chiesa universale. I tuoi fedeli oggi sono quelli di tutta intera l’umanità. L’umanità, è la tua nuova Chiesa. La tua casa. Gli esseri umani. Che vi albergano, e la compongono, sono tutti tuoi fedeli, quale che sia la fede da essi professata, compresa quella più dura e resistente, l’ateismo. Il sentirsi senza Dio, negando il quale ci si illude di sentire pienamente se stessi. Traendo dalla propria ragione, la verità che si nega a Dio o alla fede. Questa sera parlerai nella Basilica della tua venerata Madonna, l’Immacolata. A lei chiederai la forza e la grazia di farti sempre servo fedele onesto e puro della sua Chiesa. Parlerai attraverso la lettura della pagina del Vangelo odierno di ciò che al cuore delle persone necessita. Come al solito, non ci dirai la verità pretesa dal potere, o una qualsiasi verità imposta dalla ragione “ sovrana”. La tua umiltà sa di non possederla. E la tua fede sa che dove cercarla. Il tuo cuore sa dove trovarla. Ci dirai della parola del Vangelo così come essa narra della vita degli uomini, delle opere e delle parole di Gesù. Dell’esempio che egli ha dato al mondo intero con la sua stessa vita spesa per l’umanità. Per tutta l’umanità. Ci parlerai anche della Città. Di questa nostra sofferente Città, pur non pronunciando una sola parola di un qualche suo stridente angoscioso problema. Ma ne parlerai con la tua parola quieta. Con i tuoi occhi luminosi. Con tuo sorriso tenero e gentile. Parlerai ne sono certo della chiesa di Catanzaro, così ferita nel suo animo, così umiliata da gesti di uomini, che, comportandosi solo da uomini in lotta, l’hanno ferita. Parlerai a tutta la nostra Chiesa. E, con umiltà e coraggio, starai accanto, per sostenerne le fatiche, al nostro Claudio, l’apprezzato Vescovo della nostra Diocesi. Sarà il tuo incontro con noi questa sera una gioia. E una festa. La festa di vederti tornare. La festa di vederti andare. Lontano. Molto lontano. Che ti riuscirà difficile il percorso di tornare a farci visita. da altri impegni che ti porteranno in giro per il mondo.
Franco Cimino
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