di CARLO MIGNOLLI
A più di trent’anni dagli esordi con gli 883, Mauro Repetto torna a raccontarsi - e a cantare - in un viaggio tra memoria, musica e immaginazione. Il 17 ottobre alle ore 21:00, il Teatro Politeama di Catanzaro ospiterà il suo spettacolo Alla ricerca dell’Uomo Ragno, inserito nel programma del Festival d’Autunno XXII, ideato e diretto da Antonietta Santacroce.
Nel 1988 Repetto fondava insieme a Max Pezzali gli 883, firmando alcuni dei brani più amati della musica pop italiana. Oggi, sul palco, non è più soltanto “il biondino che saltava”, ma un artista maturo che ripercorre la propria storia con ironia e malinconia. In un one man show musicale e comico, Repetto canta le “sue” canzoni degli 883, racconta la fuga dall’Italia e gli incontri che hanno segnato la sua vita, dialogando con proiezioni animate del giovane sé stesso e di Pezzali, realizzate con effetti visivi e intelligenza artificiale.
Tra realtà e finzione scenica, lo spettacolo si trasforma in un racconto visivo e sonoro, sostenuto da tre grandi cornici prospettiche che rendono lo schermo un palcoscenico interattivo. Repetto omaggerà gli artisti che lo hanno ispirato e presenterà anche un brano inedito, offrendo al pubblico un viaggio emozionale tra passato e presente, tra sogno e musica. Si è raccontato ai nostri microfoni attraverso una bella intervista.
L’INTERVISTA
Partiamo innanzitutto dal titolo dello spettacolo, Alla ricerca dell’Uomo Ragno. Cosa rappresenta per te questo titolo, oltre a essere naturalmente un grande successo degli 883. È una metafora del bambino che eri, dell’artista che cercavi di diventare, o magari anche dell’uomo che sei diventato oggi?
«Allora, diciamo che prima di tutto è un supereroe che lavora con me a Disney. In fondo io sono uno della Walt Disney Company e Marvel è stata comprata dalla Walt Disney Company, quindi è un collega (ride). Poi, più seriamente, evidentemente è l’eroe che agisce d’istinto, di pancia, l’eroe che non è osannato come tutti gli altri Avengers. In fondo, Peter Parker potrebbe essere uno di Pavia, uno di provincia, di qualunque città di provincia del mondo. Ho scelto un supereroe diciamo provinciale, quasi banale, che ha dei superpoteri che in fondo sono la ragnatela, saper volare, la forza… o, in realtà, affrontare le difficoltà della vita col sorriso sulle labbra e mettercela tutta. Io penso che il vero superpotere sia proprio questo, affrontare le difficoltà della vita con il sorriso sulle labbra. Questo è un superpotere che ha Peter Parker e ce l’abbiamo tutti, e nessuno ce lo può togliere».
Parlando più nello specifico dello spettacolo, tu naturalmente unisci musica, comicità, proiezioni, intelligenza artificiale, quindi un viaggio tra passato e presente. Come nasce l’idea di mettere in scena un dialogo, come dici tu, con il giovane Repetto e con Max Pezzali?
«Chiaramente è un fil rouge che nasce proprio in Calabria. Tanti anni fa, finito il liceo, io ero a Isca Marina e per la prima volta salgo sul palco con la gioia di essere in comunione, in empatia con tutto il pubblico. Come oggi, 100% del pubblico in empatia con me, mi sembra di essere a una cena in cui devo rompere il ghiaccio con un po’ di autoironia, come in qualunque cena. Qui, in questo caso, magari con mille persone, ma la dinamica è la stessa. C’è chiaramente la voglia di recitare, la voglia di essere un MC, maestro di cerimonia, la voglia di raccontare segmenti di vita del passato, ma con il trampolino verso il futuro. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, evidentemente un dialogo con me giovane mi permette di avere un’autoironia ancora più forte, nel senso, come nel film “Non ci resta che piangere” di Benigni e di Troisi, utilizzavano lo room indietro per essere ancora più divertenti. Questo è quello che voglio essere: chiaramente suonare, cantare, ballare, ma soprattutto ridere assieme».
Quindi è uno show tra realtà e finzione, molto autobiografico, con un po’ di teatro?
«Certo, assolutamente. Lo scopo è raccontare una storia, parte della mia vita, ma l’obiettivo è mettersi in scena, raccontare le fisime di ogni persona, di tre o quattro generazioni, non solo della mia. Come sai, con la serie non solo il mio pubblico storico, quello degli 883, ma anche molti giovani hanno scoperto chi ero e come ho fondato il gruppo. Quindi, partendo dalla mia vita, c’è la voglia di intrattenere, di fare entertainment per tre o quattro generazioni».
Hai citato la serie di Sky, che ha avuto un enorme successo. Come hai vissuto questa nuova ondata di affetto e curiosità nei tuoi confronti?
«In fondo io non avevo bisogno di urlare sui tetti quello che ho fatto, a livello di fondare gli 883 e spingere l’energia per fare tutto quello che ho fatto. Tutti a Pavia che hanno vissuto con me all’epoca lo sapevano. La serie l’ha messo in rilievo e sono contentissimo che tutta Italia l’abbia scoperto. È un piacere, e in più la serie è fatta benissimo, quindi sono doppiamente contento».
All’inizio dell’intervista parlavi del tuo legame con la Calabria. Puoi raccontarcelo?
«Assolutamente. Mi ricordo veramente le estati passate a Isca Marina, in un villaggio che si chiamava Nausicaa, alla fine del liceo, quindi tanti anni fa, 35 anni fa. Quella gioia di cantare, di fare i primi rap, di presentare e di essere in empatia col pubblico come oggi… quella gioia di recitare delle cose al pubblico, di fare una cena anche lì con 800 persone nel teatro del villaggio turistico di Isca Marina. Per me la Calabria è un fil rouge che ha visto i miei primi passi, quindi sono contentissimo di tornare in Calabria».
Hai detto che per molto tempo ti sei sentito “un personaggio di un film che non sapeva dove finiva la sceneggiatura”. Ora che sei di nuovo tu a scriverla, come immagini i prossimi capitoli?
«Proprio con questo fil rouge nato a Isca Marina, la possibilità di recitare e di creare, scrivere e mettere in scena io stesso ciò che ho ideato è incredibile. Parto da qualcosa che conosco benissimo perché l’ho vissuto sulla mia pelle. L’Uomo Ragno mi ha accompagnato sia a livello fumettistico, quando ero piccolo, sia adesso come collega alla Walt Disney Company, sia come canzone degli 883 a partire dagli inizi degli anni ’90. Quindi la voglia è partire da “Alla ricerca dell’Uomo Ragno” per arrivare a nuovi spettacoli che ho scritto e che vedranno la luce in tutti i teatri d’Italia a partire da gennaio 2026. Sono veramente voglioso di ritornare anche in Calabria per portare i miei nuovi spettacoli».
Per chiudere, un messaggio per il pubblico catanzarese: cosa deve aspettarsi dalla serata?
«Divertirsi, cantare tutti insieme canzoni che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, creare un coro comune. Ovviamente con la voglia di ballare, ma anche di lasciar scorrere qualche lacrima, perché alcune canzoni ci riportano a momenti importanti, belli e nostalgici, che meritano di essere ricordati. Ridere insieme, riflettere sulla nostra vita e lanciarsi verso il futuro con entusiasmo, consapevoli che la vita va vissuta pienamente ogni giorno. In sintesi, un messaggio di positività per il pubblico di Catanzaro».
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