"Figli di femminicidio, oltre la paura": nell'incontro a Catanzaro una storia di riscatto

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images "Figli di femminicidio, oltre la paura": nell'incontro a Catanzaro una storia di riscatto

  24 gennaio 2025 13:59

di IACOPO PARISI

Un tema di drammatica attualità e di grande rilevanza sociale, quello degli "orfani speciali", figli delle vittime di femminicidio, è stato al centro di un incontro volto a sensibilizzare la comunità e promuovere azioni concrete. Al cuore della discussione, la presentazione del libro "Figli di femminicidio: oltre la paura", una storia di sofferenza ma anche di riscatto, che si propone come testimonianza e strumento per scardinare le radici della violenza di genere. L’opera dà voce a chi resta, affrontando con profondità il dolore, il percorso di ricostruzione e l’urgenza di un supporto istituzionale adeguato.

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L’iniziativa, patrocinata dall’AMI (Associazione Matrimonialisti Italiani), ha avuto l’obiettivo di lanciare un messaggio di speranza per chi vive quotidianamente le conseguenze di abusi domestici e relazioni tossiche.

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L'incontro è stato introdotto da Stefania Mandaliti, presidente dell’Associazione Stella del Mare, che ha ribadito l'importanza dell'ascolto, sempre affidato a esperti, e della guida per le vittime di violenza. "Vogliamo sensibilizzare la comunità sul tema del femminicidio, ancora purtroppo molto comune. Attraverso la lettura di questo libro possono emergere tecniche di aiuto fondamentali", ha dichiarato.

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A moderare l’incontro è stata Stefania Abbruzzo, docente e giornalista, che ha avviato il dialogo con Maria Elizabeth Rosanò, protagonista del libro, e con l’autrice, Letizia Varano. Il racconto di Maria Elizabeth ha toccato profondamente il pubblico: una storia di violenza assistita fin dall’infanzia, culminata nel femminicidio della madre per mano del padre. "Avevo solo sei anni quando vidi mia madre morire ai miei piedi. Da allora la mia vita è stata segnata dal dolore e dall’abbandono. Non ci fu alcun supporto sociale e la permanenza in casa famiglia non fu semplice. Eppure, ho trovato la forza di riscattarmi, grazie alla mia determinazione e all’amore della famiglia adottiva", ha condiviso Rosanò con voce ferma, suscitando grande commozione.

Il libro, ha spiegato Letizia Varano, rappresenta un mezzo per sensibilizzare sul tema e scardinare i meccanismi che alimentano la violenza di genere: "Scrivere questa storia è stato un atto doveroso, cercando di non cedere al sensazionalismo, ma puntando a trasmettere il messaggio di speranza e resilienza".

Tra gli interventi più incisivi, quello di Roberto Di Palma, procuratore presso il Tribunale per i Minori di Reggio Calabria. Di Palma ha approfondito il tema della sofferenza, definendola non solo un’esperienza inevitabile, ma un possibile punto di forza: "Oggi viviamo in una società che tende a negare la sofferenza, quasi come se parlarne fosse un tabù. Ma la sofferenza fa parte della vita. Elizabeth ha trasformato il dolore in una risorsa, offrendo agli altri un esempio straordinario di resilienza". Di Palma ha inoltre sottolineato l'importanza dell'ascolto, un elemento troppo spesso trascurato: "Ascoltare è un atto di umiltà. Quando ascoltiamo, riconosciamo che non sappiamo tutto, che l’altro ha qualcosa da insegnarci. I ragazzi che vivono situazioni difficili, come le separazioni conflittuali o la violenza assistita, hanno un disperato bisogno di essere ascoltati e compresi". Un altro punto chiave toccato dal procuratore riguarda il ruolo delle istituzioni: "Lo Stato può e deve fare di più, ma non è vero che non stia facendo nulla. È in corso la creazione di una rete di supporto, che includa famiglie affidatarie preparate, psicologi infantili e strumenti per intervenire tempestivamente. È fondamentale garantire che i bambini non siano lasciati soli ad affrontare questi traumi".

Il contributo dell’avvocato Margherita Corriere, presidente distrettuale AMI Catanzaro e avvocato matrimonialista, ha aggiunto spunti fondamentali sul piano legale e umano. Corriere ha citato esempi concreti di casi incontrati nella sua carriera, evidenziando come, nelle dinamiche familiari segnate dalla violenza o dai conflitti, le vittime principali siano spesso e soprattutto i figli. Ha raccontato, ad esempio, situazioni in cui un genitore impediva all’altro di vedere i figli, trattandoli come una "proprietà", o casi di totale disinteresse paterno per figlie femmine, in quanto non maschi. Attraverso tali testimonianze, ha ribadito l’importanza di un approccio legale che non solo rispetti le norme, ma metta al centro il benessere dei minori coinvolti.

La dottoressa Antonella Formicola, criminologa e consulente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Femminicidio, ha espresso la sua profonda emozione nell’ascoltare il racconto di Elizabeth Rosanò. Ha condiviso un’esperienza personale toccante: anche nella sua famiglia, un femminicidio ha lasciato soli due bambini. "Quando guardo questi due bambini, che vivono lo stesso dolore di Elizabeth, capisco ancora meglio la forza che lei ha dimostrato nel raccontare la sua storia e nel trasformare quel dolore in riscatto," ha detto. Questo collegamento personale ha reso il suo intervento particolarmente sentito, sottolineando quanto sia importante garantire alle vittime di femminicidio e ai loro figli un sostegno reale e concreto.

L'incontro è stato ulteriormente arricchito dalla presenza di esperti come l’avvocato Giuseppina Pino, Michele Varcasia, responsabile della comunicazione AMI e vicepresidente di Stella del Mare, e Maria De Fazio, rappresentante della redazione Calabria Rainbow Diversamente Radio. Ognuno ha apportato un contributo significativo, affrontando temi che spaziavano dalla tutela legale all’importanza della prevenzione e dell’ascolto per riconoscere i segnali della violenza.

La storia di Elizabeth Rosanò, intrisa di dolore e di forza, e il lavoro di Letizia Varano rappresentano non solo un monito, ma anche una spinta a fare di più per le vittime di violenza e i loro figli. "Fare rumore è meglio che tacere – ha concluso Elizabeth – e io farò rumore ovunque andrò".

Questo evento, segnato dalla partecipazione di tante voci autorevoli, non è stato solo un momento di riflessione, ma anche un appello alle istituzioni e alla comunità intera: non si può restare indifferenti di fronte a chi soffre e ha bisogno di aiuto.

 

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