di FRANCO CIMINO
C’è vento in Città. Un vento tempestoso di quelli che fa danni. Non è quello buono che scompiglia i capelli e muove le vesti lunghe delle donne, come onde leggere sul mare. E foglie di velluto nell’aria. O le parole di una poesia di chi non è poeta. Si agita da ieri nel cielo di Catanzaro. E non si quieta. Ancora oggi, lasciando stranamente il cielo gonfio, della pioggia facendone spruzzi fastidiosi sul viso di chi cammina per le strade. Questo vento ieri sera alle ventuno è stato più veloce della rete. In meno di un baleno, un’altra brutta notizia raggiunge le tante case che non avrebbero mai voluta riceverla.
Santina De Fazio, per tutti la maestra Santina, è “ tornata al Padre”, come lei avrebbe detto potendoci salutare prima di andare. Fin qui questo sarebbe accettabile anche per i sui cari più stretti, marito, figli, fratello e sorelle e i tanti nipoti. E i numerosi amici e conoscenti. Avere un santo in Paradiso, quale di certo lei è, fa bene alla memoria e al cuore.
Ma andare via all’improvviso, nel pieno delle sue forze e del bisogno che a Marina si aveva di questa donna, fa male. Tanto male. A tutti. In maniera indicibile a chi le è stato accanto. Quando questo vento si fermerà, il vuoto che lei ha lasciato ci apparirà una voragine spaventosa. Una voragine nel tessuto già lacerato di Marina, che da un bel po’ di tempo sta vedendo andar via i suoi figli migliori. Quelli che l’hanno amata vivendola e servendola, come solo i figli belli sanno fare. Si dice, e anch’io più volte l’ho ripetuto, che la morte fa tutti belli. Forse, non è sempre vero. Ovvero, lo è in un modo troppo generico. Lo, è di certo, perché paradossalmente la morte restituisce a tutti la dignità e l’umanità che abbiamo perduto durante il nostro cammino. Perché ci sono state sottratte o perché ce ne siamo noi stessi dimenticati.
Per Santina, che io ho conosciuto bene, da coetanei quali siamo stati, sin dalla nostra prima infanzia, si può affermare che quel detto le calza a pennello. Magari un po’ modificato nel modo seguente: la morte non l’ha fatta bella, l’ha trovata bella. Anzi, bellissima, laddove Bellezza è anche bontà. E, questa, è anche verità. E questa, la verità, sete di giustizia. E, questa ancora, ricerca e difesa di ogni bellezza che quotidianamente si incontra. Bellezza di figlia, Santina aveva il culto dei genitori, amati e rispettati, fino alle più amorevoli cure per la madre, a zì Michelina, novantenne. Bellezza di sorella, per il legame che ha sempre avuto per il fratello e le quattro sorelle, ai quali ha fatto fa madre aggiunta per quel suo prodigarsi anche con consigli, talvolta tanto fermi da sembrare “ ordini” del cuore, ad ogni loro necessità.
Bellezza della famiglia, per quella sua sensibilità di volerla concepire la più estesa possibile, sl fine di comprendere tutte quelle persone che avessero un qualsiasi grado di parentela tra loro. Specialmente, i nuovi arrivati, fossero i nipoti nati nelle diverse fasi e storie familiari. Ovvero, i compagni e gli sposi, anche al femminile, che si fossero aggiunti per amore e per amore dovessero recare nuovi doni. Come quest’ultimo in arrivo, che è il dono più bello che riceverà comunque, e al quale da Lassù sta già inviando la sue preghiere e la benedizione di Dio. Bellezza per l’Amicizia, quel sentimento profondo che lei ha nutrito nel profondo del suo cuore e delle sue mani aperte con gesti concreti alla vicinanza e alla solidarietà. Bellezza della solidarietà, che ha custodito e praticato sempre.
Specialmente, verso i più bisognosi, mai alcuno considerato “ forestiero” o semplicemente sconosciuto, perché” gua’ simu tutti uguali ‘nte stu mundu, e nudru si po’ sentira supra all’atri”, come amava dire. Bellezza dei bambini. E per i bambini. Tutti i bambini del mondo, che lei, amandoli con amore di madre, ha servito attraverso i suoi quarant’anni e più di felice servizio quale maestra di scuola materna, il lavoro docente più bello e impegnativo tra tutte le attività educative e formative, Università compresa. Bellezza per Marina.
La sua, quella che ha conservato i colori e i profumi di quella della sua fanciullezza, è una Marina davvero bella. Ricca di umanità. Piena di socialità. Splendente di creatività, anche artigianale e artistica. Estesa, attraverso la sua spiaggia profonda e i suoi tanti spazi liberi, verso tutte le direzioni del mondo. Questa Marina, la sua e la nostra, almeno fisicamente non c’è più.
E, però, Santina, dalla memoria la trasferiva sui nuovi sguardo verso colori e suoni e melodie lontane. Affacciata dal suo balcone nelle diverse ore del giorno, faceva ciò che amo fare anch’io incurante del telefonino che consuma rapidamente la sua memoria. Fermava le albe e i tramonti. Il mare nelle sue diverse forze e nella su placata distesa di mutante celeste. E il cielo quando si colorava di di grigio, azzurro, nero, arancio, giallo e violette. Ancora più affascinante quando le riusciva di ritrarre il volo degli uccelli, in stormo o in solitaria. Bellezza per Dio, e tutto ciò che dalle Sacre Scritture e dalla storia vera di Gesù arrivava fino a noi. Una Bellezza che lei trovava e coltivava nella sua Parrocchia, la nostra di Maria di Porto Salvo, la Madonna alla cui venerazione era molto legata. Come alla festa della sua processione a Mare, dalla quale non si è mai assentata.
Aveva amore per tutto ciò che la Fede trasformava in cultura e tradizione. In particolare, per la processione del Venerdì Santo e dell’incontro sul piazzale della nostra chiesa tra il Crocifisso e Maria addolorato. Sempre in processione la si incontrava, a pregare e a cantare. E, fino a pochi anni fa, anche in compagnia della madre.
La morte, che è l’inizio della Vita nuova per lei, ha sconvolto tutti ma non Santina. che per quanto non l’aspettasse adesso, non si è fatta trovare impreparata. Perché Santina è bella. Di una Bellezza vera, fatta di bontà. E di amore infinito, come quello che di certo aiuterà anche il suo Gianni a continuare a vivere felice pure senza averla, com’è accaduto per cinquant’anni, quotidianamente al fianco.
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