Franco Cimino: "Gigi Talarico, il catanzarese di Palermiti: l'uomo buono, bello ed elegante"

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images Franco Cimino: "Gigi Talarico, il catanzarese di Palermiti: l'uomo buono, bello ed elegante"
Franco Cimino
  24 marzo 2025 10:40

di FRANCO CIMINO

 Gigi Talarico, detto tutto d’un fiato e da scrivere tutto attaccato. Lui è sempre stato GigiTalarico. Sin dalla sua infanzia nella sua Palermiti, dove si è sempre distinto per la sua particolare bellezza. Una bellezza piena, tanto bella, mi scuso della figura retorica, che è potuta crescere in tutti gli anni a seguire senza mai subire un rallentamento. Ho una modificazione.

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La bellezza di Gigi Talarico era innanzitutto di cuore. Un cuore tenero e sincero. Generoso e fattivo. È strapieno di tenerezza. Quella usata rivolgersi a chiunque. Tenerezza nel trattare con gli amici. E nel parlare con le persone. In particolare, con quanti hanno avuto bisogno di lui. Tenerezza nell’affrontare i problemi e le discussioni. Anche le più vivaci. E nelle quali il suo carattere, non certo totalmente quieto e servilmente accomodante, e quella sua voce strana, non so se debole, rauca, ma di certo distintiva, meglio definivano la sua originale personalità. Tenerezza nel pensiero, mai fanatico e mai acceso di livore o di spirito di pregiudiziale contrasto. E neppure di quell’antagonismo ideologico e chiuso, che dal pensiero accende gli animi e le parole infuoca. Tenerezza nei confronti della sua passione, direi quasi vitale, iniziata sempre a Palermiti, sin da giovanissimo. La forza innata delle grandi passioni e dei grandi conflitti ideali. La passione della Politica. In essa ha sempre impiegato ardore e idealità, convincimenti profondi e onestà. Anche negli scontri con gli antagonisti, o, se si vuole, avversari.

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I quali non sempre sono stati all’altezza della sua tenerezza. Tenerezza verso il suo partito. Lo stesso rimasto nel suo cuore, anche quando ne è stato decretata la sua fine, portato a scomparire dalla scena politica, la Democrazia Cristiana, la forza dei grandi ideali e delle grandi personalità nelle quali lui ha sempre creduto, sostenendoli con fedeltà autentica. Ideali per i quali ha sempre combattuto. Anche quando, fatta finire la Democrazia Cristiana, Gigi, intellettualmente, aveva portato la sua attenzione politica a formazioni partitiche che si riteneva, ovvero che riteneva egli stesso, potessero in qualche modo continuarne il pensiero e l’opera. Tenerezza, quella di Gigi, anche nei sentimenti. L’amicizia tra tutti. Era per lui sacra. Gli amici erano gli unici comandanti, cui obbedire attraverso i gesti del suo cuore sempre “donante”. Mai che ne avesse abbandonato uno. Mai che ne avesse deluso uno. In particolare, quella nata da stima e ammirazione sincera nei confronti di un importante politico catanzarese, cui si legò. E non soltanto per il riflesso di un immenso amore che a quella personalità si riferiva per sentimenti di nascita. Tenerezza infinita, per Palermiti, il suo paese stretto nel proprio profondo sentire, parte anche muscolare del proprio cuore. La sua professione di avvocato e il suo legame d’amore, con conseguente costruzione di un progetto di vita familiare, lo portarono a vivere nella città capoluogo.

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Ma non c’era giorno, in tutta la sua vita, in cui non andasse nella sua Palermiti. Ci andava per incontrare i familiari, per restare con gli amici, facendo anche la partitina a carte con annesso sfottò e piccole scommesse sul tavolo. Ma ci andava in maniera assai impegnata durante tutto il suo fecondo lavoro politico, nel quale andò a ricoprire, e per 10 anni, dal 1975 al 1985, la carica di sindaco. Qui Gigi Talarico ha potuto dimostrare due cose fondamentali per chiunque si affacci alla Poitica. La prima è l’amore per il proprio paese. Il suo fu incondizionato. Non si può servire la propria comunità, se non si conosce e non si ama profondamente il luogo in cui si opera politicamente. La seconda, la politica si fa con passione e competenza. Con onestà. Specialmente, se si è chiamati a svolgerla nel ruolo più delicato, quello di Amministratore. Di Sindaco in cima a questa straordinaria responsabilità. Gigi Talarico, in quegli anni della fascia tricolore, ha dimostrato intelligenza straordinaria, lungimiranza e profonda capacità di pensiero. E una lunga visione del paese. Palermiti nella sua idea, sarebbe dovuta diventare, e in parte vi è diventata, piccolissima però, un importante balcone sul paesaggio e su quello straordinario spazio di bellezza ambientale e culturale, che le si para davanti. Una piccola cerniera per il territorio circostante, in un’idea alta che costruisse, da Squillace a salire per i più bassi monti, soggetto territoriale, politico e amministrativo nuovo. E nell’unità e diversità dei comuni, senza la quale l’isolamento di ciascuno di essi non sarebbe mai finito.

E, poi, il suo impegno, umile e appassionato, nella Democrazia Cristiana, dalla sezione locale fino agli organismi provinciali e regionali, dove egli ha ricoperto cariche dirigenziali non secondarie. Se non avesse avuto quel sentimento profondo, stracarico di stima e ammirazione, per quel politico di cui ho detto prima, che porta il nome di Ciccio Mirante, divenuto presto suo cognato, e se non avesse avuto quell’amore immenso verso la sua adorata Rosa, militante anch’ella, e nel Movimento Femminile, Gigitalarico, per la sua intelligenza e le sue capacità, avrebbe potuto aspirare a cariche e a ruoli più importanti. Invece, si metteva da parte, con garbo ed eleganza, con i quali accompagnava tutta la sua fatica. Gigi, per concludere questo mio scritto che altrimenti sarebbe assai più lungo, potendo dire di lui altre cento cose, specialmente sul piano umano, dico soltanto della sua bellezza. Anche fisica. E della sua eleganza anche nel portamento, oltre che nel vestire. Bello era Gigi! Anche qui di una bellezza originale. Capelli ricci e allungati per contrastare la precoce calvizie. Colori scuri sulla pelle. Occhi scuri e luminosi. Corpo longilineo e ben definito. E,soprattutto, il sorriso. Quel suo sorriso davvero disarmante. Bello sì, Gigi. Ed elegante, sì, in quei suoi abiti sempre “ perfetti”. Un’eleganza non statica e monotona, ma varia e diversificata tra il vestire classico, rigorosamente giacca e pantaloni, o vestito intero, camicia, cravatta, pochette al taschino. Oppure, sportivo, con quei pantaloni di velluto o di fustagno. E quei maglioni di cachemire di tutti i colori, che indossava sopra una camicia aperta al foulard, che gli cingeva il collo. Uno spettacolo vederlo, sempre attento alla sua persona. Anche qui nella convinzione che aver cura di sé stessi fosse il biglietto da visita nel quale presentare anche il rispetto di sé per confermare il suo rispetto per gli altri. Tutto il resto, cultura, etica, fatica, intelligenza, sarebbe potuto venire anche un millesimo di secondo dopo. Ciao Gigi Talarico. Fai un buon viaggio verso gli amori che ti stanno aspettando. Da me e da tutti coloro che ti hanno conosciuto, un grazie grande quanto la tua bellezza.
 

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