di FRANCO CIMINO
“C’è solo il Catanzaro!” Sono le parole di un celebrato inno dei nostri tifosi. Quello che tutta Italia ormai conosce. É un canto bello. Di vera sportività. A me piace molto. Lo canticchio mentre scrivo adesso. In queste settimane particolari, di avvicendamenti, partenze, rinunce, pianti e dichiarazioni romantiche, ma anche di sottili polemiche e invisibili durezze, mi viene, però, di dire a voce alta:” c’è un Catanzaro!” Un catanzaro, che è non solo la squadra o l’allenatore, che hanno dato lezioni di calcio a mezzo mondo. Non è solo la tifoseria più appassionata e corretta. Che ha dimostrato il suo grado di educazione in ogni stadio in cui ha sostato vivendo di autentica passione.
Quel “c’è un Catanzaro”, significa la Città e i suoi cittadini tutti, i tifosi anche da casa attenti, innamorati, corretti, sportivi, quali poche volte se ne vedono in giro per l’Europa. Città e cittadini accoglienti e civili. E, perciò, più sereni nella valutazione anche dei fatti che li riguardano direttamente. Significa (come più volte ho detto, incurante dell’opinione dei soliti cattivi di professione, che non sopportano che si dica bene di una persona e la si rispetti anche quando è ricca e potente)la Società. Di autentico valore. Società sana, efficiente, guidata da un presidente pulito, corretto, elegante. Società e presidente caratterizzati da educazione e stile davvero rari. Da tutte le realtà calcistiche e sportive invidiatici.
Per tali motivi ho trovato contraddittorie e un po’ disturbanti le numerose dichiarazioni e le altrettante polemiche da più parti sollevate su una cosa ordinaria, davvero piccola, oggi fatta passare sotto il clamore più scandalistico che si possa immaginare. Riguarda la decisione di Vincenzo Vivarini di lasciare Catanzaro per tentare altre avventure calcistiche, da lui valutate certamente più stimolanti e maggiormente gratificanti, anche sul piano sia sportivo come su quello economico. Perché scandalizzarsi, appellandosi alla morale? Non dimentichiamo che gli sportivi arrivati a quell’età di passaggio pensano alla famiglia, figli in primis( il nostro ha due figlie ancora ragazze) e alla fine dell’attività.
Nello sport e nel mondo del calcio, in particolare, il rischio vale il successo, ma il successo conseguito non vale più il rischio di prima. Vivarini, l’allenatore dei record, quello della quasi promozione storica dei giallorossi, se ritiene, a fronte dei colloqui con la dirigenza, di non ritrovare quelle motivazioni e, sopratutto in futuro, le occasioni che il mercato(questo pur brutto che lo stesso nostro presidente ha ben denunciato in una bella intervista televisiva), oggi gli offre, perché non dovrebbe chiedere di essere lasciato libero di curare queste sue nuove opportunità, probabilmente irripetibili? Perché sarebbe un vigliacco? Perché quel brutto insulto, traditore? Perché lo si accusa di essere un ingannatore? Vivarini, non è la stessa persona che abbiamo acclamato anche per strada? Non è l’allenatore che ha dato l’anima per farci vincere? Non è il tecnico che ha messo sempre al primo posto la squadra?
Se oggi, stimolato dalle tante richieste(purtroppo per questa polemica che ne ha ritardato la scelta, molte sono andate perdute), si è accorto che ha vinto anche lui e che anche il bagaglio realizzato può essere “ ricchezza” umana e sportiva per lui, perché dovrebbe essere chiamato al rispetto del contratto? Un contratto è una stretta di mano, prima che due firme su un foglio. La stessa lealtà e affettuosità che le ha formalizzate, può scioglierle. Con umanità e sportività. E amicizia. Il sentimento, come la signorilità, non è un contratto su un pezzo di carta. È un valore che dura per sempre.
Ricordiamoci chi siamo. “Noi siamo il Catanzaro”. C’è un Catanzaro. Siamo la Città. Siamo questa Società forte. Siamo questo presidente bello, che, va sottolineato, non è De Laurentis, padre e padrone del Napoli, che ha fatto quella brutta fine. E quella pessima figura. E, allora, facciamo come suggerisce la filosofia della vera Napoli. Quella di Totó, Eduardo e Massimo. “Non facimu i rancorusi, simu e Catanzaru, genta bona e intelligente.”Lasciamo andare il nostro allenatore. Ringraziamolo per le sue grandi imprese e per ciò che di grande qui ci lascia.
Auguriamogli grandi fortune. Chi verrà dopo di lui, i calciatori che restavano e quelli che verranno, faranno egualmente bene. Anche senza la fortunosa condizione di” non averci visto arrivare”. Sappiamo che nel prossimo campionato tutte le squadre saranno nostre agguerrire avversarie. Tutte si metteranno sul colle più alto per vederci partire. E noi non ci fermeremo. Noi siamo il Catanzaro. La squadra di Catanzaro.
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