Franco Cimino: "Maledetta guerra, io odio solo te"

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Franco Cimino
  30 marzo 2025 12:07

di FRANCO CIMINO 

Maledetta guerra, che non ti fermi mai e sempre più feroce ti fai! Non ti ferma neppure la paura che possa perderla tu la guerra, che tu sei. Non ti siede un po’ neanche la stanchezza di farti e darti. Da anni, ormai. E per tutti i giorni. E in tutto l’intero giorno, che è sempre notte dalle tue parti. E buio pesto nel cuore di quelle nostre. Maledetta guerra, che non ti arrendi mai. Vuoi vincere tu. Sul nemico che ti inventi sempre. E, invece, perdi. La guerra la perdi. Contro il nemico che è in te. Il nemico di te stessa, che sei. Maledetta guerra, che non ragioni. E fai finta di non capire. Non capire, per esempio, che ti consumerai per assenza di ciò che rappresenta il tuo scopo. Non avrai uomini e donne, giovani e vecchi, da massacrare. E bambini, te li ricordi i bambini? Come son fatti, le loro delicate fattezze, te li ricordi? Non ne troverai neppure uno. A chi sparerai di loro in petto e nella testa, come hai fatto con decine di migliaia, se non ce ne sono più? Città da radere al suolo, con le loro case e scuole e ponti e ferrovie e aeroporti. E chiese e università. E campi sportivi. E ospedali. Che ci starai a fare se tutto questo l’hai già distrutto? E dove farai piovere le tue bombe e gli altri ordigni micidiali, se i campi di grano e quelli dove nascono i fiori e crescono i frutti, li hai arsi tutti? Non ne hai lasciato uno. Uno soltanto, che dico, una piccola zolla con un filo d’erba. Un filo d’erba verde che ne faccia rinascere mille. E, poi, mille. E mille ancora. Vagherai “instupidita” e confusa senza meta. Con in mano solo un odio vacante. Disperata, come sarai, girerai per regioni e paesi e nazioni, in cerca di altri da odiare e assassinare. Di terre da bruciare. Di strutture da demolire.

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Ma è vita, questa, la tua? E che vita è, anche quella che muove dalla tua schifosa essenza, se non vinci mai e non ti fermi mai? Se non produci neppure quel piccolo comodo spazio, che ti faccia riposare. Prendere fiato. Riarmarti ancora. Lo chiami tregua. Sei tu che hai inventato questo gioco, vero? Un po’ ti fermi, un po’ di umanizzi d’ipocrisia e di falsa pietà ti vesti. Per riprenderti il campo con più forza. Neppure questo ti riesce più. Maledetta guerra che non ti arrendi mai! Io ti odio, sì ti odio. Hai sentito bene. Ho giurato a me stesso da bambino che non avrei odiato mai nella mia vita. Ché l’odio, vive e si alimenta quando Amore arretra e si allontana. L’odio, per nulla l’altra faccia eguale e opposta all’Amore. Ché di eguale e contrario a Lui, non ce n’è. Così io la penso. E, però, io ti odio. E per un altro insuperabili motivo. Stai cambiando pure in me l’antico credo nella Pace. Quella vera, la cui parola, dopo un inchino, si scrive con la maiuscola. E si pronuncia a voce alta. La Pace, come assenza di guerre. Distruzione degli arsenali bellici e delle industrie, che le fabbricano. La Pace, cancellazione di conflitti anche periferici. E del rancore e dell’odio, che ovunque li origina. La Pace, quale luogo finale in cui vivano, ferme e senza condizioni, Giustizia e Libertà. Per tutti. Popoli e persone. Persone e Persona. Stati e Nazioni, nelle terre e nei territori che a questi appartengono. Ché le patrie si chiamano così perché sono le terre dei padri. I quali le lasciano sempre ai figli, per generazioni a non finire. E Giustizia, quella vera, nata dal rispetto del principio ineludibile di Eguaglianza. Eguaglianza nell’assunzione dei doveri e nella “ricezione” dei diritti. Dovere di donare agli altri, o favorire che se le producano, le risorse necessarie a vivere degnamente e a costruire ricchezza con le proprie mani. Ricevere il diritto a godere di ogni diritto afferente ai principi di Libertà ed Eguaglianza.

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Questa l’idea, che mi sono formato sugli ideali di Pace, che ho appreso dalle buone letture, dai padri più generosi e buoni. E dalla Politica. Quella vera. La Buona Politica, l’ambito preferito dalla Democrazia per realizzarli e difenderli, quei principi. E trasferirli a tutti, le nuove generazioni in particolare, attraverso le istituzioni e la cultura.

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Maledetta guerra, che mi stai deformando quegli ideali, creandomi un subbuglio di sensi di colpa, quale padre e maestro, che quei principi li ha trasmessi alle proprie figlie e ai ragazzi affidatigli nelle scuole. Maledetta guerra, che mi stai inculcando la ragione pratica, che chiami politica, secondo la quale per difendersi da te, come per la violenza privata, occorre armarsi. Ché non vi sarebbe Pace senza sicurezza. E questa la si ottiene solo attraverso la corsa agli armamenti. Oggi, la chiamate, riarmo di difesa. Nel nostro Continente, “Riarmare l’Europa”. Maledetta guerra, che stai facendo codificare gli antichi detti e locuzioni. La prima, la più nota. Questa:” Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Maledetta tu sia e con te quei pochi miseri brutti uomini, che di te si servono per accrescere potere e ricchezze. E quella insana antrologica voglia di possedere la forza invincibile di decidere della vita e della morte degli esseri umani. E del destino delle terre e dei popoli che le abitano. Scenda sulle loro teste quel grido anatema di Giovanni Paolo Secondo, trentadue anni fa a maggio, nella Valle dei Templi, rivolto ai mafiosi mercanti di morte: “ Convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio.” Io lo faccio mio, in questi dolenti giorni di dura riflessione. Per resistere alla conversione opposta. 

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