Franco Cimino: “Michele Scarpino, il cattolico, il democratico, il professore colto…”

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Franco Cimino
  15 marzo 2025 20:50

di FRANCO CIMINO

Un importante dolore si aggiunge ad un piccolissimo sciocco dramma, che, tuttavia, quel dolore accentua caricandolo di un sottile senso di colpa. Il dolore, la morte inattesa di Michele Scarpino, Professore e Preside nelle scuole della nostra provincia. E nella sua Sersale. Intellettuale finissimo, scrittore attento, storico molto scrupoloso. Vive a Sersale per sempre. É vissuto a Sersale risultandole stretta per l’ampiezza della sua capacità di pensiero. E per l’alta qualità che il “prodotto” dello stesso, e dal punto di vista letterario e da quello prettamente scientifico, potesse trovare altrove spazi più ampi. Riconoscimenti più importanti. Possibilità di maggiore espansione, con i risultati, non solo di popolarità, più gratificanti. Sersale, il suo paese d’origine e di vita, che all’interno del suo spazio di elaborazione culturale e di profondità d’analisi, lui concepiva come il teatro più grande. La piazza più bella. Palestra. Laboratorio. Aula magna. Tribuna. Dalle quali ha potuto parlare, tra virgolette, al mondo. E portare Sersale, la piccola Sersale, nel mondo. E il mondo a Sersale, la sua città tanto amata e per amore della quale, lui qui è rimasto, amandola e servendola come meglio non si potesse. Come altri, e tanti, non hanno fatto per il proprio paese. Con il rigore del suo carattere, la severità con cui egli portava le persone a riflettere e su quella che usava per sé stesso, si faceva animatore e umile partecipante all’interno delle discussioni. Coerente, fino quasi al fanatismo, rispetto agli ideali, ai principi professati. E alla pedagogia, che ad essi lui applicava in ogni campo del suo agire. Per essere non soltanto leale rispetto ad essi, quale prima espressione dell’etica sociale e personale, ma anche educatore, affinché molti altri allo stesso rigore e alla stessa lealtà si agganciassero per rispetto ai propri principi. Principi e ideali, che ciascuno liberamente deve professare. Soprattutto, rispetto al ruolo che ciascun cittadino, ciascuna persona, deve svolgere all’interno della società. Michele, io l’ho conosciuto così, quando, giovanissimo Delegato provinciale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, lo incontrai per la prima volta nella sezione del partito, la cui allocazione all’inizio della lunga via, e il vecchio palazzo, al primo piano del quale si trovava, me la ricordo bene. La Democrazia Cristiana, partito al quale lui coerentemente apparteneva, per scelta di fede nell’ideale e alla quale non ha mai fatto venire meno il suo sostegno e la sua leale adesione. Restando democristiano per sempre. Anche quando la Democrazia Cristiana, fu da se stessa, oltre che dagli eventi ben noti, fatta scomparire. I giovani erano la passione di Michele, già allora che lui non era per nulla vecchio. Aveva nei loro confronti un atteggiamento magistrale, da insegnante attento, ora non ricordo se in quel tempo lui fosse anche maestro di scuole elementare e o non già docente di lettere alle scuole medie. Ma il suo atteggiamento negli incontri con loro era dialogico, educante. Era di comprensione delle loro ragioni. Di stimolo forte al pensamento, allo studio, all’autonoma riflessione. Il suo pensiero verso di loro si riassumeva nel modo seguente: “Studiare, dovete voi giovani, perché solo studiando voi potrete combattere le vostre battaglie. Tutte. In particolare, quelle per la giustizia, la libertà. Per l’eguaglianza, il progresso. Per la crescita civile e sociale delle vostre popolazioni, a partire da Sersale il vostro paese. Studiare per elaborare un pensiero autonomo. Autonomo rispetto ai condizionamenti feroci delle culture sbagliate e dei poteri sbagliati. Ma non autonomo rispetto alla umiltà che si deve nei confronti del dibattito, delle posizioni altrui. Delle verità, di cui ciascuna persona, ciascun altro pensiero, sono portatori. Studio, preparazione, vi rende più forti anche nel contrastare le posizioni strumentali di chi ritenete sia avversario dei vostri principi, delle vostre verità”. Ecco, quasi testuali le sue parole, quasi geometrici i suoi pensieri. Insomma, andare ad un confronto, preparati non soltanto per far valere, ma per presentare adeguatamente le proprie ragioni. Studio preparazione, impegno, onestà, consentono di aprirsi agli altri e di riconoscere il valore del confronto. E aveva ragione, avendo mutuato, come tutti noi, questo credo dai grandi padri storici della Democrazia, dell’Italia, della Costituzione e del Movimento dei cattolici in Politica. È, questa ancora, la forza della Democrazia Cristiana. La sua capacità cioè di aprirsi agli altri, in quel principio del pluralismo, che è la forza costitutiva del nostro pensiero politico. Ma anche della Carta Costituzionale e di quella fondativa del Partito Popolare e della Democrazia Cristiana da esso partorita. Su questo terreno egli fertilizzava le idee di Aldo Moro, di cui lui era un coerente estimatore e al quale non risparmiava, di certo, critiche e osservazioni. Aggiungeva, Michele, quale sintesi del suo pensiero, il principio della responsabilità. Responsabilità quale valore da perseguire. Mostrare, praticare. Perché è attraverso la responsabilità che la Democrazia attiva tutte le sue migliori energie e il senso del dovere di ciascuno. Michele Scarpino, io l’ho incontrato successivamente quando, da Delegato dei giovani democristiani divenni il Segretario Provinciale del partito. Lavoravo tanto, in lungo e in largo per la Calabria. Questo impegno intenso mi portava spesso a Sersale, dove vi era, anche grazie a lui e a tanti amici che qui non elenco ma che leggendomi si riconosceranno per nome e cognome, un partito attento, dinamico, partecipato. Un partito importante. In Sersale, cittadina importantissima per la sua posizione geografica. E per il ruolo che avrebbe dovuto svolgere del non poco che però già svolgeva all’interno di quel territorio straordinario e fascinoso, che va dal mare di Cropani fino ai monti che da Taverna si allungano su Buturo, carezzando un territorio ricco di risorse. A Sersale, ricordo, vi era un partito comunista forte e un partito socialista fortissimo. Insieme, pur sempre in contrasto tra di loro, impedivano al nostro partito di amministrare il Comune, come per pochi anni avevamo fatto prima con l’indimenticabile sindaco Scalfaro, della cui seconda amministrazione fu il Valente assessore alla cultura. Grande democristiana, Michele, fu uno dei protagonisti della battaglia, che ci rese protagonisti come partito. Lo fu, in particolare, quando nel rapporto col partito comunista di allora inventammo una soluzione politica avanzata per far uscire Sersale dalla crisi politica lungamente in atto. Michele mi aiutò moltissimo col suo carisma e la sua credibilità personale a realizzare questo equilibrio politico “ azzardato”. Che, però, per motivi che mi sfuggono, non di concretò. La sua capacità di apertura politica, la sua intellettualità, la sua moralità, la sua serietà personale, la sua umiltà, rappresentavano le migliori garanzie nei confronti di questa “ impossibile” alleanza per le naturali diffidenze che reciprocamente il mio partito scambiava con il suo storico avversario. Ma egli fu garanzia anche per il rapporto, in vero assai difficile, col il robusto PSI locale. Questa personalità ampia, articolata, coraggiosa e originale, è stato Scarpino Michele, il professore, del quale nei giorni del funerale si è molto parlato, descrivendolo sotto tutti i molteplici aspetti della sua vita personale. Di padre. Di docente. Preside. Scrittore. Di storico. Di uomo di cultura. Tuttavia, è mancato questo racconto appena fatto. Il racconto della sua piccola grande presenza politica. La narrazione della sua personale storia politica. Questa mancanza è dovuto a una mia responsabilità negativa. Sono, infatti, mancato al dovere di porgere il nostro ricordo nel giorno del suo ultimo saluto. Ed ecco qui il piccolo dramma di cui parlavo all’inizio, che ha reso più forte il mio dispiacere per quella scomparsa. Il non aver potuto rendere gli onori che da politico e da democristiano egli ampiamente meritava. Il mio cellulare, da cui quotidianamente attingo le prime notizie del mattino, si è bloccato. Per due intere giornate, “ isolato dal mondo secondo la schiavitù imposta dalla tecnologia(me meschino che insegno la liberazione da essa), sono stato ai piedi di quella scatoletta e davanti al tavolo del tecnico, in attesa che mi venisse restituito “ sblocc(liber)alto. Per questo oggi scrivo di Michele. E ampiamente. Come se gli parlassi. Ne avevo bisogno per il dovere che ho verso la Democrazia Cristiana e i suoi uomini migliori, che io non cesserò mai di celebrare. E per quel senso di gratitudine che nutro per lui, Michele. Per la bellezza della sua persona e per ciò che da lui, come politico, come dirigente, come modesto intellettuale, io ho ricevuto.

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