Franco Cimino: "Oggi a Sellia Marina la festa dell'amore nella Giuditta Levato di Luigi Verrino"

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images Franco Cimino: "Oggi a Sellia Marina la festa dell'amore nella Giuditta Levato di Luigi Verrino"
Franco Cimino
  14 febbraio 2025 14:59

di FRANCO CIMINO

Oggi è festa. Una bella festa. Se sincera in quanti la vogliano onorare nel suo valore profondo. San Valentino. Il santo degli innamorati. Ma chi voglia esser innamorato lo sia o chi fortunato lo è ne goda. Io questo giorno lo vedo, per salvarlo da inganni e ipocrisia, come quello della festa dell’Amore. Un giorno così, forte di una forza travolgente, è come le ciliegie o i cioccolatini buoni, una tira l’altra. Tutto l’anno si fa obbligo di rinnovare l’Amore, come festa. L’Amore forza contagiosa e irresistibile. Luce, che risplende anche nel buio più pesto. Fiore, che spunta dalla roccia più dura. E dal fango. Oggi questa festa per me ha un qualcosa di particolare. Di straordinario. Festa dell’Amore amato e amante. L’Amore dell’Amore di sé. Di sé di chi lo sente, lo conserva. Lo dona. Senza pretesa e condizione alcuna. L’Amore che resta Amore. Si moltiplica e diviene incessantemente. L’Amore che fa il compito dell’Amore. Quello di amare. Il compito dell’Amore è amare. Che è il donarsi totalmente all’altro. Chiunque sia l’altro. La propria amata/o. Un ideale. La famiglia. La Patria. Un luogo. Una storia. Un paese, il tuo. O un altro, che ti appartiene perché è diventato tuo dall’Amore che gli hai dato. Oggi la festa si terrà a Sellia Marina. Alle diciassette. Inizia dalla sala consiliare del Comune e si porterà poi alla nuova piazza antistante. Io ci andrò e da questa mia pagina “ inchiostrata” invito tutti coloro che mi lèggeranno a venirci. La festa dell’Amore della bella piccola città sul mare, è quella del legame tra un “ forestiero” di Zagarise, che ha girato il mondo per tornare, restandovi, nella sua terra, e Sellia Marina la cittadina che di essa l’ha fatto innamorare. Lui è Luigi Verrino, un anziano signore rimasto giovane in ogni forza che la giovinezza rappresenta. E che della saggezza del “vecchio” ne fa ali per far volare chiunque abbia la fortuna di conoscerlo, ricevendone tutto l’Amore dell’universo. A Sellia si celebra stasera l’Amore tra un artista vero e l’arte vera. L’artista la più concreta prova dell’esistenza di Dio. Il dono visibile che Dio di Sè, aggiuntivamente, fa al mondo, per convincere che l’essere umano Gli somiglia davvero per l’intelligenza creativa che gli fa creare opere grandi. Immortali. Tutti gli esseri umani hanno quell’intelligenza, anche se solo pochi ricevono la grandezza divina di realizzare cose impensabili, inimmaginabili, se non quando le vedi concretarsi dalle mani dell’umano creatore. Nell’intelligenza di ogni uomo, c’è però, la più grande capacità artistica unita alla tecnica perfetta, che la mette in atto. È l’Amore. Quella cosa semplice semplice che crea il bene senza fatica e costi. A Sellia Marina, oggi, queste due intelligenze si rappresentano in una stessa persona, Luigi Verrino, l’uomo e l’artista. La Persona che ama. Incondizionatamente. E dona, infinitamente. La Festa dell’Amore è, in questo straordinario quattordici febbraio, l’incontro tra l’artista e l’opera creata, tra il dono che di questa lui ne fa, e Sellia. La Festa dell’Amore, oggi, è nella scultura, che il maestro( ma non chiamatelo così, ché umilmente lui tale non di sente, si intimidisce, e si fa ancora più piccolo davanti ai vostri occhi) ha donato a quella umanità. E, direi, a tutta la Calabria. E alla nostra Catanzaro, che di Sellia teoricamente e moralmente fa parte, e viceversa. L’opera scolpisce, fermandola in tutta la sua sovrumana forza espressiva, una donna in gravidanza avanzata, colpita dal fuoco del fucile di un arrogante padrone di quelle terre che la prima legge di riforma agraria, concedeva all’uso dei contadini. Affinché non fossero più schiavi di uno sfruttamento che li considerava inferiori agli animali, che, come quel giorno, pascolavano pure sulle parti lavorate di quei terreni. Quella donna, assurta a simbolo di ogni lotta di liberazione della Donna e della Persona in lei, si chiama(va)Giuditta Levato, morta uccisa dalla ferocia dei latifondisti(uno solo in quel posto li rappresentava tutti), mentre in primissima fila guidava il corteo di contadini e delle loro famiglie per protestare contro chi negava i diritti acquisiti con la legge “ Gullo”. Una legge che conteneva un principio indelebile: la terra è di chi la lavora e la salva. Di chi ne ha cura e non la rovina. Di chi l’ama e la lascia vivere. E donare tutto l’Amore che la terra possiede. Per la Vita. Per la Libertà. Per la Giustizia. E la Pace. La Festa di oggi è la festa di quest’Amore, dell’arte verso la Vita e la Verità. Non ho gli strumenti tecnici per farne una critica di quelle specialistiche proprie degli addetti ai lavori. E anche se li avessi non li utilizzerei, perché non c’è critica specialistica che possa superare il sentimento, che fuoriesce dagli occhi di chi guarda un’opera d’arte. Che tale davvero si può definire, quando commuove, fa piangere. Quando, al di là delle stesse intenzioni dell’autore, chi legge con il proprio cuore sente quell’opera come propria. E ne costruisce il proprio pensiero su di essa. Insomma, la fa sua. Come sua e di tutti realmente un’opera d’arte diventa per quella ragione su cui insisto. Ed è che chi crea, lo fa per delega dall’Alto. Sa che non è suo ciò che esce dalla sua testa e dalle sue mani. Questo amore speciale si celebra oggi. Quando sarà sollevato il velo che copre la Giuditta Levato di Luigi Verrino, lo stupore sarà travolgente. Si vedrà nella figura di questa donna incinta mentre sta cadendo colpita dai pallettoni sparatele intenzionalmente contro, tutto il dolore del mondo. Della storia del mondo. Tutta la forza della disperazione umana. Tutta quella della ribellione nei confronti dell’ingiustizia e della prepotenza. Tutta la forza della speranza nel mondo nuovo. E quella della fiducia verso l’essere umano. E la sua capacità di costruirlo, il mondo nuovo. Nella imponente scultura di Verrino, che ho avuto la fortuna e l’onore di vedere nelle sue diverse fasi della creazione, c’è tutta l’esplosione del desiderio di Libertà, anima della Democrazia. Libertà piena. Che è liberazione quale atto continuo e inarrestabile, che la muove. Liberazione dai padroni, dai prepotenti, dalle mafie e dal potere ingiusto. Liberazione dai tiranni e dagli oppressori. Dal bisogno e dai sistemi politici che lo produce, lo giustifica, lo legittima. Lo codifica quasi come mezzo necessario alla costruzione della ricchezza ingiusta e immorale. Antidemocratica e antiumana. Nell’opera di Verrino c’è tutta la rivoluzione di cui il mondo ha avuto bisogno e avrebbe dovuto fare. La rivoluzione di Giuditta che non si è realizzata. Ma che è rimasta quale traccia per il cammino verso la Democrazia, ancora incompiuta, che ha fatto il nostro Paese. C’è il dramma ancora irrisolto del Mezzogiorno, ma anche le conquiste, pur contraddittorie, acquisite. C’è la forza della Donna, il suo coraggio, la sua intelligenza, la sua capacità di porsi davvero alla guida dei processi di cambiamento. Nella Giuditta di Verrino c’è la madre. Come per un quadro di Mattia Preti, il tavernese del mondo, il calabrese di Malta, in questa figura di Donna c’è anche la madre, che l’autore ha amato di un amore ancora più grande dell’Amore. E con lei le madri della sua Zagarise e della Calabria tutta. Donne vere, fiere, forti. Inarrendevoli. La Giuditta, che scopriremo stasera, aveva un figlio in grembo, al settimo mese della sua crescita, e due altri bambini a casa. Aveva trentuno anni in quel febbraio del millenovecentoquarantasei. Sapeva, scopriremo anche questo, che il padrone gliel’aveva promessa, conosceva bene la sua ferocia, sapeva che sarebbe potuta andare incontro alla morte, ciononostante è andata a combattere. A mani nude. Io ripeto, non ho competenze per giudicare, ma a cuore dico che questa scultura è una delle cose più belle che io abbia visto. Una meraviglia. Luigi Verrino, ha creato un’opera d’arte. Universale. La sua è anche opera Politica. Un documento della storia. È un messaggio forte. Una voce che grida al mondo “ Pace, nella Libertà e nella Giustizia.” E ancora:” lottate, abbiate coraggio, non fermatevi dinanzi alla paura. Chè nulla è più a portata di mano che la Liberazione dal male. 

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