di MARCELLO FURRIOLO
E’ una Pasqua melanconica quella che vive la città.
A memoria mia ho difficoltà a ricordare momenti di uguale cordoglio nella città di Catanzaro degli ultimi anni, paragonabili al coinvolgimento popolare di queste giornate nel ricordo di Michele Traversa. Credo di essere un discreto osservatore, ma soprattutto di conoscere il comune sentire di una città, che per la verità si è tanto impoverita anche nei suoi legami sociali, nei rapporti umani sempre più fuggevoli, volatili, assolutamente precari.
Quando la notizia della scomparsa di Michele Traversa irrompe sui social con tutta la sua carica di emozioni, di ricordi, di immagini sbiadite, di parole accompagnate da una affettuosa pacca sulle spalle e da un sorriso ammiccante, il fiume della nostalgia di un mondo passato, di un politico amico e aperto al colloquio, capace di fare, non solo di annunciare il da farsi, dilaga e travolge i discorsi della gente comune nella mattinata di sole freddo alla vigilia della Domenica delle Palme. “E’ stato un grande Sindaco” si sente rimbalzare nei commenti degli anziani, che passeggiano davanti alle Poste, dove di solito vanno a riscuotere la modesta pensione, ricercando nella mente ricordi che si confondono nella narrativa occasionale, affettuosa, bonaria di un giorno triste per Catanzaro.
Michele, però, è stato tantissime altre cose.
Una cara persona per me e la mia famiglia, legata a lui da forte vicinanza umana, mai condizionata dalle diverse esperienze politiche.
La nostra era una frequentazione adolescenziale, assieme alla sorella Olga sua ombra amorevole e insostituibile e al fido fratello Salvatore. Amicizia cresciuta nelle viuzze della Vallotta e del Carmine, nel cuore antico del centro storico, dove viveva un pezzo di città ricca di fascino e di calore, mentre volgeva alla fine la vecchia civiltà contadina, con i suoi profumi, i suoi colori, le usanze ancora vive, la festa della cuccagna, il rientro al tramonto degli agricoltori dai campi e dagli orti vicini con l’asino carico di legna, olio e vino e tanta verdura appena raccolta. E anche a Catanzaro si affacciava il nuovo mondo della macchina e della televisione.
Michele diede subito un senso alla sua spiccata vocazione di servizio verso i problemi delle persone entrando nel sindacato, nella CISNAL, l’organizzazione del Movimento Sociale, nelle cui file aveva cominciato a militare. Un’ esperienza che ne ha formato il carattere, rendendolo particolarmente predisposto all’ascolto paziente dell’altro e al dovere, comunque, di dare delle risposte. Un tratto che ha contraddistinto l’agire politico e personale di Michele nella sua lunga e prestigiosa militanza di partito e nelle istituzioni.
Ho avuto il privilegio e la grande opportunità di condividere un pezzo dell’esperienza al Consiglio Comunale di Catanzaro dal 1985 al 1990 e in particolare di averlo come gagliardo oppositore in quegli anni da Sindaco. Devo dire che furono anni di straordinaria vivacità e impegno politico e amministrativo.
Ricordo con nostalgia le lunghe discussioni in cui Michele esprimeva, devo dire non sempre con successo, le sue competenze di navigato sindacalista, specie in materia di personale e nell’annuale appuntamento col Bilancio e le diatribe, sempre vivaci, ma cordiali e infarcite di battute spiritose si concludevano con l’immancabile rinvio ai ricorsi al Comitato di Controllo, che per la verità poche volte dava ragione alle tenaci, ma leali rimostranze del Consigliere Comunale della destra estrema. Michele aveva un profondo e rigoroso senso delle istituzioni e ne rispettava la sacralità. Non ebbe mai espressioni men che rispettose nei confronti di chi le rappresentava. Nè ricorreva alla minaccia della denuncia per far valere le proprie idee, come presto divenne l’odiosa prassi di una certa opposizione di sinistra, che tanto danno doveva provocare al futuro della città. Anche se doveva confrontarsi con colleghi del suo stesso partito di notevole spessore come Nando Giardini e, soprattutto l’indimenticato Pino Casale. Mentre si affacciava sulla scena una figura atipica e volitiva come Mimmo Tallini, che doveva ben presto diventare il vero manovratore degli equilibri politico amministrativi di Palazzo Santa Chiara.
Lo stile umano e del fare politico di Michele era di tutt’altro taglio. Amava definirsi “Un moderato, molto moderato, di una Destra più schierata verso il Centro”.
Dopo l’esperienza al Comune di Catanzaro, Michele ha avuto modo di esprimere il meglio delle sue grandi qualità di amministratore capace di trasformare l’ impegno in realizzazioni concrete di opere che non solo dovevano andare in direzione dei reali bisogni del territorio, ma non dovevano mai essere banali o scontate. La sua grande qualità, assai inusuale nei politici soprattutto calabresi, è stata quella di circondarsi di collaboratori giovani professionisti, capaci, di ingegno vivace in grado di tradurre in opere il suo pensiero e l’apprezzamento del bello. E’ così che alla guida dell’Assessorato al Turismo realizzò una delle campagne promozionali più efficaci che abbia prodotto la Regione Calabria. “I treni del Sole”, opportunamente rivestiti e vivacemente colorati hanno attraversato lo stivale, da Milano a Reggio Calabria rappresentando una nuova immagine di una Calabria che si apriva al Mediterraneo. Un successo irripetibile.
Da Presidente della Provincia ha espresso ancora con maggiore incisività il suo amore per questa terra e le sue doti impareggiabili di manager indiscusso delle istituzioni, con un impatto moderno ai problemi e una visione del territorio rivolto al futuro, anche nelle difficoltà pensando sempre in grande. L’ammodernamento della macchina provinciale e l’efficientamento di tutte le opere pubbliche, non solo la realizzazione del Parco della Biodiversità, di cui tutti parlano e che rimane la sua creatura più ammirata e che con coraggio visionario gli fece accantonare anche l’ipotesi di realizzare il campus delle case degli studenti, che forse avrebbe potuto segnare diversamente il rapporto dell’Università con la città. Con un pensiero anche alla sua passione privata, pazientemente condivisa dall’amabile consorte Maria: il collezionismo di soldatini di piombo. Ne possedeva oltre 4.000. Ed ebbe la grande intuizione di realizzare, proprio all’interno del Parco, il MUSMI, Museo Storico Militare, che racchiude oggi centinaia di divise militari d’epoca, armi storiche di grande valore, riproduzioni di illustri personaggi protagonisti di conflitti dal Risorgimento alla Seconda Guerra Mondiale e una spettacolare ricostruzione in miniatura della battaglia di Waterloo.
Un luogo unico di testimonianza storica e culturale, che colloca Catanzaro nel panorama nazionale e internazionale delle strutture museali più originali e ricercate.
Michele Traversa nella sua lunga e illuminata carriera politica e istituzionale ha avuto anche un momento di personale défaillance proprio su quello che gli stava più a cuore: la città di Catanzaro.
Nel maggio 2011 veniva eletto Sindaco, con un suffragio popolare larghissimo, trasversale, al disopra di tutti gli schieramenti partitici. Dopo soli sette mesi nel gennaio 2012, però, rinunciò al tanto desiderato ruolo optando per il seggio a Montecitorio. Uno shock tremendo per la città e per quanti avevano riposto in lui piena fiducia per dare una svolta e bloccare il declino che cominciava a pervadere le aspettative del Capoluogo di regione. Michele Traversa era l’uomo giusto, al posto giusto. Ma nel momento sbagliato. Personalmente ho avuto un notevole risvolto negativo da quella travagliata decisione di Michele e con me il futuro della Fondazione Politeama. Avevamo programmato, assieme all’indimenticato Mario Foglietti, un grande cartellone per la stagione del Teatro e Michele, Presidente della Fondazione e Sindaco, lo aveva pienamente condiviso e approvato, assicurando il necessario finanziamento annuale da parte del Comune.
21 grandi spettacoli in cui spiccava l’ultimo appuntamento del Premio Oscar Ennio Morricone, che concludeva la sua trionfale trilogia a Catanzaro nell’ambito della rassegna “La grande Musica per il Cinema”, Michael Nyman, autore di grandi successi come “Lezioni di Piano” e poi tra gli altri Rocco Papaleo, Renzo Arbore e l’Orchestra italiana, il grande Glauco Mauri, il musical “Dr. Jekill e Mr. Hyde” con Alessandro Benvenuti e Rosalinda Celentano, “Colazione da Tiffany” , Luigi De Filippo con “A che servono questi quattrini” di Eduardo e Peppino De Filippo ed Enrico Rava con “Gershwin & More”…
Purtroppo le dimissioni del Sindaco Traversa, in una situazione politica e amministrativa in cui spesso non alberga la cultura della continuità istituzionale e democratica nel superiore interesse della comunità, provocò notevole disagio con l’ingiustificato dimezzamento dei finanziamenti alla Fondazione, da parte della nuova Amministrazione, i cui effetti si dovevano riscontrare anche in futuro con un notevole ridimensionamento dell’offerta artistica e culturale e delle potenzialità della grande istituzione teatrale catanzarese.
Peccato per la città perché Michele Traversa sarebbe stato sicuramente un Grande Sindaco. Il Sindaco della Rinascita e del cambiamento.
A Michele, però, è da ascrivere ancora un grande capolavoro umano e politico.
Si chiama Wanda Ferro. Una donna speciale, una leader politica intelligente, la prima donna catanzarese a rivestire incarichi di Governo, una delle figure più brillanti di tutto il panorama politico regionale, che Michele ha fatto crescere ed emergere con affetto paterno e la saggezza e la lungimiranza del vero Capo illuminato. Una creatura straordinaria che ha saputo ricambiare tutto questo con lealtà e affetto. E riconoscere con le vibranti e commosse parole che riecheggiano nelle volte solenni della Basilica dell’Immacolata assieme alla commozione sincera dell’ultimo saluto della sua cara Catanzaro.
Marcello Furriolo
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