Gestione e sviluppo delle risorse territoriali e ambientali in Calabria: l'intervento dell'architetto Pino Macrì

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Il coordinatore provinciale della Lega Pino Macrì
  03 dicembre 2024 18:27

Una interessante oltre che importante discussione si è aperta fra esperti e tecnici di settore sulla adozione del nuovo Progetto di Piano Stralcio di bacino del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale di cui fa parte anche la Calabria. Una materia alquanto delicata nella sua trattazione in quanto legata ai cambiamenti climatici e richiede una maggiore tutela dei territori. Una adeguata e mirata riflessione è stata fatta dall’architetto catanzarese Giuseppe Macrì, Esperto di Politiche dello Sviluppo e gestione delle Risorse Territoriali e Ambientali. Macri è stato già presidente dell’Ordine di Categoria della provincia di Catanzaro. Dalla lettura di quanto scrive l’architetto Macrì si desumono dati e situazioni rilevanti. Pubblichiamo nella stesura originale il documento.

di Giuseppe Macrì

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“Utilizzare il Territorio con rispetto è un obbligo sociale che interessa tutte le comunità con i loro ruoli e le loro sensibilità. Oggi i cambiamenti climatici ci hanno imposto una maggiore attenzione e una maggiore tutela dei territori. Uno sviluppo improprio e incondizionato ci ha portato alla depauperazione delle risorse e all’inquinamento dei Bacini Idrici, senza dimenticare la necessaria realizzazione delle opere di presidio necessarie. E’ chiaro che dobbiamo cambiare atteggiamento rispetto ai cambiamenti climatici, finora non adeguatamente attenzionati. Oggi abbiamo gli strumenti e le competenze per risolvere le criticità che sono state create da lentezze burocratiche o azioni ideologiche che stanno portando all’abbandono dei territori a partire dai paesi interni che rappresentano il nostro tessuto storico-sociale. Le comunità del territorio a partire dalle Amministrazioni comunali, appresa la proposta del nuovo piano di bacino stanno reagendo con moderazione ma non con rassegnazione all’Adozione del Progetto di Piano Stralcio di Bacino, perché l’adozione di un processo prescrittivo adottato fin dal 2001 con il P.A.I. ha portato all’abbandono e alla desertificazione di molti centri urbani con delocalizzazioni che hanno causato depauperamento sociale e nuovo consumo di suolo. Il Piano per l'Assetto Idrogeologico (PAI), approvato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 24 maggio 2001, aveva la finalità di ridurre il rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l'incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni, ma questo processo non ha fatto i conti con i mancati finanziamenti e ritardi inauditi nell’uso delle risorse a causa di una burocrazia aggressiva e miope. Oggi, questo nuovo Progetto di Piano Stralcio di Bacino del Distretto Idrografico (ex P.A.I.) proposto dopo circa 23 anni, anziché individuare soluzioni per superare le criticità dei territori tende a promuovere nuove prescrizioni senza individuare le soluzioni necessarie per limitare la disgregazione sociale e il rischio idraulico. Siamo in una situazione di lentezza burocratica che ritarda gli interventi necessari a mitigare i rischi dei territori e l’incolumità dei cittadini. Per capire meglio cosa è successo in questi anni, domandiamoci: -quanti interventi di mitigazione dei rischi sono stati effettuati nei territori interessati e oggi conclusi? -quanti sono numericamente i tempi previsti per realizzare gli interventi di mitigazione? -quante opere di mitigazione sono state realizzate finora? -quante opere di regimentazione idraulica dei territori e dei centri abitati sono stati conclusi e messi in sicurezza? -quanti bacini di laminazione sono stati creati, per ridurre i tempi di corrivazione a tutela degli abitati interessati da Fiumi e Torrenti? A queste domande dovremmo rispondere con un Piano d’Azione concreto e non con nuove prescrizioni. Per mettere in sicurezza i territori senza creare nuovi dissesti sociali è necessario agire con le opere e non con le prescrizioni ad aeternum. Dobbiamo richiedere dati quantitativi, ovvero quanti interventi sono stati effettuati rispetto alle criticità riscontrate, senza i quali non è possibile procedere con le soluzioni e senza i quali non è possibile progettare le soluzioni. Ad oggi si sta procedendo con nuove prescrizioni senza proporre soluzioni. Il nuovo P.G.R.A. (ex P.A.I.), predisposto dall'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale, con delibera numero 2 del 24 ottobre 2024, approvato, secondo gli articoli 66, 67 e 68 del decreto legislativo n. 152/2006 e sue 2 modifiche e integrazioni, il progetto di Piano stralcio per il distretto idrografico dell'Appennino meridionale per la sistemazione, la riduzione e la gestione del rischio alluvionale - Calabria/Lao (PSdGDAM-RisAl-Cal/L), comprende nuovi livelli di rischio e: - la mappa dei livelli di pericolosità idraulica P3, P2 e P1; - la mappa dei livelli di rischio idraulico R4, R3, R2, R1; - le norme tecniche di attuazione; - la relazione generale. La mappa dei rischi è stata sovrapposta su una “base corografica ovvero topografica” vecchia e non aggiornata, riferita agli anni del P.A.I. 2001 e non al 2024, per cui risulta già imprecisa e non rispondente allo stato dei luoghi, non utilizzabile ai fini del nuovo piano di Bacino Idrografico. Questo Piano, predisposto senza le parti sociali e gli organi deputati per competenza al confronto, desta molte perplessità con una metodologa già vecchia . Bisogna intervenire con opere di mitigazione dei rischi per recuperare le funzioni sociali dei territori senza nuove prescrizioni. I processi prescrittivi hanno portato alla desertificazione dei territori provocando, abbandono delocalizzazioni e nuove aree periurbane da utilizzare senza servizi primari e senza bellezza. “

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